Con l’introduzione dal 2016 del pagamento del canone Rai attraverso la bolletta elettrica (precedentemente ammontava annualmente a 113 euro, poi a 100 nel 2016 e 90 dal 2017, a testimonianza che se le tasse le pagano tutti, tutti pagheranno di meno), hanno diritto all’esenzione da questo pagamento gli ultrasettantacinquenni che non superano annualmente un reddito familiare di 6.713 euro (una casistica quindi praticamente inesistente tra gli emigrati italiani residenti in Svizzera) oppure tutti coloro che non possiedono un apparecchio Tv nell’abitazione in Italia per la quale sono titolari di un contratto di fornitura elettrica. Sia gli uni che gli altri devono chiedere l’esenzione dal pagamento del canone all’Agenzia delle Entrate (Ufficio Torino 1, SAT, Casella postale 22, 10121 Torino) inviando un’apposita dichiarazione sostitutiva predisposta dalla stessa Agenzia delle entrate allegandovi la copia di un documento di identità valido. Tale dichiarazione deve essere presentata ogni anno a far data dal 1 luglio ed entro il 31 gennaio dell’anno di riferimento.


Tuttavia per i residenti all’estero sorge subito un primo problema per quanti non è possibile l’invio della dichiarazione per via telematica e debbono farlo attraverso il servizio postale. Infatti, per questo invio è richiesto espressamente dall’Agenzia delle entrate che il plico venga spedito per raccomandata “senza busta” e cioè con un sistema che non sempre gli uffici postali all’estero accettano (per esempio quelli elvetici). Ma questo è niente rispetto al secondo problema che è emerso. Infatti in emigrazione, quantomeno in Svizzera, sono moltissime le famiglie che possiedono un’ abitazione in Italia e tra queste non poche sono quelle che non vi hanno alcun apparecchio Tv e quindi nelle condizioni di richiedere l’esenzione dal pagamento del canone. Tuttavia, molti di coloro che hanno richiesto correttamente all’Agenzia delle Entrate di Torino l’esenzione dal pagamento del canone se lo vedono addebitare ugualmente sulla bolletta elettrica mensile ed inutili sembrano essere anche le successive richieste di rimborso e i ripetuti reclami. Sarebbe quindi auspicabile che quantomeno i parlamentari eletti nella Circoscrizione estero e lo stesso Consiglio generale degli italiani all’estero intervenissero presso le autorità competenti per risolvere questo problema al più presto. Un problema che dimostra, una volta di più, come la burocrazia italiana sia colpevole del malfunzionamento del Paese impedendo che un cittadino possa avvalersi di quello che la legge gli consente.

Pubblicato il 

24.01.18
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