“Miracolo salariale”. Così la Neue Zürcher Zeitung (Nzz) ha definito il sensibile aumento delle retribuzioni di cui oggi beneficiano le lavoratrici e i lavoratori in Ungheria: il salario minimo legale per le persone senza una formazione è infatti stato aumentato del 15 per cento. E l’Ungheria non è sola.
Gli anni della crisi finanziaria sono stati disastrosi per i salari. Il numero degli impieghi a bassa retribuzione è esploso sotto la pressione di milioni di disoccupati. La fetta della torta dell’economia spettante ai salari si è assottigliata mentre quella per il reddito del capitale è cresciuta.


È stata la Commissione dell’Unione europea (Ue) sotto la guida dell’ex presidente José Manuel Barroso a promuovere questa cosiddetta riduzione del costo del lavoro. I sindacati hanno lottato contro questa deriva ma sovente invano. Si è così giunti alla situazione che in diversi paesi nel 2016 i salari erano più bassi di otto anni prima.
E anche i minimi salariali previsti per legge hanno subito una stagnazione o, su ordine della Commissione Ue, sono stati congelati o addirittura diminuiti, come nel caso della Grecia.
Ma questa era è finita. Alcuni governi si sono finalmente accorti che la crescita ha inizio nel portamonete della grande massa.


In Romania e Bulgaria i governanti hanno deciso per il 2017 aumenti dei minimi salariali legali rispettivamente del 14 e del 19 per cento. Ovviamente rispetto a un livello di partenza molto basso. Ma anche in Portogallo e in Gran Bretagna vi sono stati aumenti del 5 e del 7 per cento.
La Commissione Ue sotto l’attuale presidenza di Jean-Claude Juncker è più ben disposta della precedente sul fronte degli aumenti salariali, ma anch’essa non ha rinunciato ad ammonire nuovamente il Portogallo e a vietare alla Grecia degli aumenti.
Quando i salari minimi legali aumentano, anche i datori di lavoro devono darsi una mossa. Se i sindacati sanno esercitare la giusta pressione, l’intera struttura dei salari si muoverà come una fisarmonica. In Ungheria oggi il salario medio è del 13 per cento più alto rispetto a un anno fa, il che significa, tolto un 2 per cento di rincaro, un 11 per cento reale in più nel portamonete.

Pubblicato il 

06.07.17

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