Ticino

Decreto d’abbandono. Si conclude così l’inchiesta per falsità in documenti sui contratti con paghe fittizie inviate alle autorità cantonali del Ministero pubblico ticinese, titolare la procuratrice Francesca Lanz. Unia sta valutando il ricorso. Se le sentenze non si discutono, restano molti gli interrogativi aperti sull’agire di Adecco. Un nostro approfondimento ne sviscera qualcuno.

Incominciamo col contestualizzare i fatti. Siamo nel 2006. Gli accordi sulla libera circolazione iniziano a condizionare il mercato del lavoro ticinese. In particolare, si osserva una forte impennata dell’impiego di lavoratori frontalieri assunti da agenzie interinali con paghe molto basse. Nell’autunno del 2006, area scriveva: «Nel mese di luglio di quest'anno, il 28,5 per cento dei 153 lavoratori frontalieri assunti tramite agenzie interinali aveva un salario orario lordo inferiore ai 14 franchi all’ora, che corrisponde a circa 2.500 lordi mensili. Il 54 per cento percepiva una paga oraria compresa tra i 14 e i 18 franchi, per un totale di circa 3.250 franchi mensili. Solo il restante 17,5 per cento aveva un salario superiore ai 18 franchi lordi. Da rilevare che questi ultimi sono operai impiegati in settori quali edilizia e affini dove esistono dei contratti collettivi che fissano i salari minimi ai quali anche le agenzie di collocamento sono obbligate ad attenersi». (area n. 39, 2006, «Interinali sotto vigilanza»)


Il fenomeno, o meglio la piaga, non era passato inosservato alle autorità competenti e ai partner sociali. L’Associazione industrie ticinesi (Aiti), la Camera di commercio e sindacati avevano siglato un accordo su base volontaria (gentlemen’s agreement) affinché gli interinali percepissero lo stesso salario d’entrata dei fissi nelle industrie ticinesi. Scopo dell’operazione, evitare il dumping salariale attraverso l’impiego di interinali. Le autorità invece, tramite la Commissione Tripartita avevano deciso di sorvegliare il fenomeno da vicino. All’interno della Tripartita si era costituito il gruppo di lavoro specifico “Agenzie di collocamento”, che dava mandato ai vari uffici statali di vigilare sul fenomeno nell’ambito delle rispettive competenze. In particolare, si controllavano i salari degli interinali, dichiarati nei contratti allegati all’ufficio migrazione per il rilascio dei permessi.


L’attività di verifica e controllo mensile dei salari degli interinali annunciati al momento dei permessi è durata cinque anni, dal 2006 al 2011. L’anno successivo è entrato in vigore il Ccl degli interinali, decretato di obbligatorietà generale, e le verifiche delle condizioni di lavoro sono state assunte dalla Commissione paritetica.


I doppi contratti
Dai dati in nostro possesso, Adecco ha iniziato a presentare due contratti con due paghe dal 2006. Anno in cui entrarono in vigore il gentlemen’s agreement e i relativi controlli. Al neo-assunto veniva sottoposto un contratto da esibire all’autorità cantonale per il rilascio del permesso di lavoro indicante una paga maggiorata del 20% rispetto allo stipendio realmente versato, sottoscritto in un secondo tempo in un altro contratto.
Sette casi di doppi contratti sono venuti alla luce poiché i lavoratori ingaggiati da Adecco, tutelati da Unia, si sono visti riconoscere le differenze salariali tra le due paghe. L’ultimo caso accertato risale a fine 2009. Ma, notizia di questi giorni, Unia ha avviato una nuova vertenza contro Adecco per il rimborso della differenza salariale di due contratti datati 2010 e 2011.
L’esistenza di questi doppi contratti è stata confermata dalla pretura di Lugano e dal Tribunale d’Appello, che hanno condannato Adecco in via definitiva a versare la differenza salariale (area, n. 14, 2014).


Domande senza risposta
Dalle due sentenze è poi sfociata l’inchiesta penale per falsità in documenti contro Adecco promossa dal Ministero pubblico, la cui titolare è la procuratrice Francesca Lanz.
Una domanda su tutte s’impone: la pratica dei doppi contratti da parte di Adecco era sistematica o erano casi isolati?
A questa domanda l’inchiesta non risponde. Non è stata posta ai diretti responsabili né è stata verificata. Interrogato sui 7 contratti specifici prodotti da Unia, il direttore della filiale dell’agenzia di lavoro temporaneo distingue le due paghe tra una “virtuale” e l’altra “reale”. Nel contratto inviato alle autorità cantonali dove figurava lo stipendio più elevato, a detta del direttore di Adecco la paga «indica il valore del candidato valutato da noi consulenti di Adecco».
Cioè, una paga virtuale perché potenziale. Una paga virtuale scritta però nero su bianco in un documento inviato alle autorità ufficiali. Mentre la paga inferiore del contratto d’incarico, quella realmente versata al lavoratore, a detta di Adecco corrisponde «alla retribuzione concordata con la ditta cliente».
Una distinzione contrattuale non contemplata nella Legge federale sul collocamento. L’unico contratto legale è quello di lavoro, così definito dall’articolo 19 della Legge sul collocamento e dalla relativa ordinanza.
Sebbene non appaia conforme alla legge, la pratica dei due contratti a due paghe si direbbe fosse prassi corrente ad Adecco. Lo confermerebbe anche il verbale della dipendente, interrogata come persona informata dei fatti. Nelle deposizioni contenute nel decreto d’abbandono, sia il direttore, sia la dipendente descrivono la prassi dei due contratti diversi senza mai accennare a un’eccezionalità dei sette casi specifici. Una consuetudine, insomma.
In quanti casi e per quanti anni Adecco ha tenuto un simile comportamento? Allo stadio attuale, non lo sappiamo. La procuratrice Lanz non l’ha chiesto al direttore di Adecco. Nella documentazione non c’è traccia della domanda.
Non sappiamo neppure se il responsabile dell’agenzia fosse cosciente di inviare all’autorità documentazione contenente informazioni inveritiere, cioè di compiere un potenziale reato. Anche questa domanda non è stata posta.
Una verifica incrociata fra le paghe indicate nelle domande di permesso degli interinali assunti da Adecco e le buste paga realmente versate a quei lavoratori, avrebbe forse dato un’idea della dimensione della condotta “virtuale” di Adecco. La Procura non l’ha ritenuta opportuna. Nell’inchiesta la Procura si limita ad appurare quanto già si sapeva, ossia quei sette casi già riconosciuti “spontaneamente” da Adecco col saldo delle differenze salariali o accertati dai tribunali civili con la condanna al pagamento dell’agenzia interinale. Se esistano altri casi, la Procura non lo ha verificato.


Altrettanto interessante sarebbe stato sapere se il fenomeno fosse diffuso tra le agenzie. L’invio di paghe inveritiere all’autorità era pratica comune di altre agenzie interinali o sistematica nella sola Adecco? Allo stadio attuale, non è dato di saperlo, perché nessuna verifica è stata condotta.  
Eppure, conoscere l’ampiezza e la durata dell’invio di paghe fittizie all’Ufficio permessi sarebbe stato utile anche all’autorità cantonale. Per 5 anni, su mandato della Commissione Tripartita, il Cantone ha impiegato risorse di personale per monitorare mese per mese i salari dei lavoratori interinali per vedere se c’era dumping nel temporaneo. Un lavoro inutile se gran parte dei dati erano truccati.
«La qualità dell’attività di monitoraggio s’inquina se i dati non sono reali», commenta Stefano Rizzi, direttore della Divisione economia, all'epoca non in carica. «Non possiamo che esprimere disappunto su queste pratiche, anche se francamente dubito fossero molto diffuse in quanto all’epoca non erano previsti salari minimi obbligatori al contrario di oggi. Da notare poi che è possibile sanzionare il mancato rispetto dei salari minimi previsti da un contratto normale di lavoro (Cnl) solo dal 2013. Attualmente è in vigore a livello federale un Ccl di forza obbligatoria che nel Canton Ticino, al fine di tutelare al 100% i lavoratori interinali, è stato affiancato da due Cnl: uno per le piccole agenzie e l’altro per tutti i settori esclusi dal Ccl nazionale».


Cercando il movente
Resta però una domanda: perché Adecco compilava contratti con paghe fasulle destinate all’ufficio dei permessi, visto che con gli accordi sulla libera circolazione non si può negare un permesso per paghe basse in assenza di ccl obbligatori? Anche a questa domanda l’inchiesta non risponde.
La nostra indagine giornalistica prova quindi a individuare un movente plausibile. E lo trova in quell’accordo “fra gentiluomini” tra industrie, sindacati e agenzie interinali di non creare dumping salariale nelle industrie impiegando temporanei.
L’attività di controllo del Cantone avrebbe smascherato il mancato rispetto di quell’accordo da parte dell’agenzia interinale. Per questo truccare i dati sarebbe stato conveniente.
Da documentazione in nostro possesso, si osserva una singolare coincidenza ricorrente nel tempo. Tra il 2006 e 2009, Adecco ha fornito 9 lavoratori temporanei all’industria dove è stata accertata la differenza salariale. In otto permessi, la paga oraria indicata, quella virtuale, superava i 17 franchi. Un’agenzia interinale concorrente ha collocato nello stesso periodo 3 lavoratori nella medesima industria. Il salario orario indicato da questa agenzia per ottenere i permessi di lavoro corrispondeva a 14 franchi. Casualità, è la medesima paga versata da Adecco ai suoi interinali in quell’azienda.


Ricorso o pietra sul passato
Ora, se l’eventuale ricorso di Unia contro la decisione della Procura non riaprirà l’inchiesta, non sarà possibile far luce sui numerosi interrogativi rimasti aperti. Il decreto d’abbandono emesso dalla Procura potrebbe equivalere al classico “mettiamo una pietra sopra il passato” e guardiamo al futuro. Non dimenticando il presente.
L’evoluzione delle paghe indicate nei permessi di lavoro è un indizio importante per la Commissione Tripartita nella sua azione di contrasto al dumping salariale. Grazie a quel primo indizio, sono stati avviati dei controlli approfonditi, sfociati nei contratti normali di lavoro emanati dal governo cantonale.
Oggi, col decreto d’abbandono, il messaggio alle aziende è semplice: inviare all’autorità cantonale dei dati fasulli, vedi paghe virtuali maggiorate del 20%, non è illegale. Non è propriamente un bel segnale per il mondo del lavoro cantonale.

Pubblicato il 

20.05.15