Con l’elezione del presidente della repubblica, per la prima volta nella sua storia, è ancora la Tunisia, dove è nata la Primavera araba, a indicare la strada della Rivoluzione possibile. Anche se non priva di ostacoli.


La campagna elettorale si sta scaldando in vista del ballottaggio tra Beji Caid Essebsi e Moncef Marzouki, risultati rispettivamente primo e secondo alle elezioni del 23 novembre. I ricorsi presentati da Marzouki sono stati respinti e questo potrebbe accelerare il processo. Nonostante le elezioni (parlamentari il 26 ottobre e presidenziali) non siano indenni da retaggi di tribalismo e regionalismo, i tunisini hanno dimostrato la loro maturità politica a soli quattro anni dalla fine della dittatura. E a soli tre anni dalla vittoria degli islamisti di Ennahdha i tunisini hanno scelto un partito laico, Nidaa Tounes (appello alla Tunisia, di centro).


In vista del ballottaggio, che avverrà entro dicembre, si sta consumando lo scontro tra due modelli di società: uno laico e l’altro islamista. Il presidente uscente Marzouki, già militante per i diritti umani, dopo la collaborazione di governo con Ennahdha non solo ha ridotto il suo partito (Congresso per la repubblica) a soli 4 deputati, ma si è anche spostato verso il partito religioso. Non avendo una base sociale, il voto su cui ha potuto e potrà contare è infatti quello islamista, anche se Ennahdha, che non ha presentato un candidato presidente, non si è pronunciata ufficialmente, lo hanno fatto molti dei suoi leader. E soprattutto per l’ex presidente di transizione (esperienza fallimentare) si è impegnata la Lega per la protezione della rivoluzione, la milizia armata islamista.

 

Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa Tounes, che ha vinto il primo turno (39,46%) con sei punti di vantaggio sul rivale (33,43), gode dell’appoggio dei sostenitori di un progetto laico che hanno votato il suo partito, l’unico in grado di sconfiggere Ennahdha. Contro di lui, oltre al problema dell’età (88 anni) vi sono le accuse di essere legato al passato regime. Essebsi è stato ministro degli Esteri di Bourghiba, ha presieduto l’Assemblea parlamentare all’inizio degli anni 90 ed è poi stato il primo premier di transizione della rivoluzione (febbraio-dicembre 2011).

 

Le accuse rivolte al suo partito è di avere all’interno esponenti del vecchio regime e quindi di volerlo riportare al potere. Essebsi si rifà più a Bourghiba che a Ben Ali e non nega tale presenza in Nidaa Tounes insieme a esponenti di sinistra e a democratici. Proprio tra i partiti della sinistra l’aspirante presidente cerca appoggio, a partire dal Fronte popolare di Hamma Hammami, che ha ottenuto il 7,82% alle presidenziali e che ha incontrato Essebsi ma non si sbilancia. Un pacchetto di voti (superiore al 5 per cento ciascuno) è nelle mani dei due candidati-milionari Mohamed Hachmi Hamdi (più vicino a Marzouki) e Slim Riahi, che probabilmente cederanno al miglior offerente.

Pubblicato il 

04.12.14

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