Quasi 140.000 persone soccorse nel Mediterraneo in un anno! Nonostante questa cifra impressionante, nello stesso periodo altre 2.500 persone hanno perso la vita nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa via mare. Nel corso degli ultimi 25 anni, il Mediterraneo ha inghiottito oltre 21.000 migranti.


Mare Nostrum, lanciata un anno fa dall’Italia, è stata sostituita lo scorso 1° novembre con una nuova operazione, denominata Triton e posta sotto la responsabilità di Frontex, l’agenzia di sorveglianza delle frontiere esterne dell’Unione europea.


Il problema è che l’operazione Triton è incentrata sul pattugliamento delle frontiere e sulla lotta ai trafficanti, ricerca e salvataggio non sono più la priorità. Opererà in prossimità delle acque territoriali italiane (30 miglia marittime dalle coste) e non oltre, dove sarebbe ancora più necessaria. Frontex stessa ha dichiarato che l’operazione Triton non ha le risorse per garantire il mandato di Mare Nostrum.


Ciò potrebbe avere conseguenze catastrofiche nel Mediterraneo e causare la morte di migliaia di migranti in fuga da guerre e persecuzioni in Medio Oriente e in Africa. Nel 2013, il 63 per cento delle persone che sono arrivate nel paese illegalmente via mare provenivano dalla Siria, dall’Eritrea, dall’Afghanistan e dalla Somalia, paesi devastati da conflitti e violazioni dei diritti umani su larga scala.


L’Europa ha costruito una fortezza attorno a sé e lascerà morire in mare ancora più donne, uomini e bambini. Così facendo sta aggirando l’obbligo sancito dal diritto del mare di salvare vite in pericolo. Siamo consapevoli che l’operazione Mare Nostrum è costata molto all’Italia, quasi 9 milioni di euro al mese. Negli ultimi anni tuttavia, l’Unione europea ha speso oltre 2 miliardi di euro per sistemi di sorveglianza sofisticati e solo 700 milioni per migliorare la condizione dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati sul suo territorio.


È urgente che i paesi dell’Unione europea e la Svizzera si dimostrino solidali con l’Italia e trovino soluzioni condivise. Le attuali politiche di immigrazione e le pratiche di controllo delle frontiere impediscono ai rifugiati l’accesso alle procedure di asilo in Europa mettendo in pericolo la vita di tutti coloro che si trovano costretti a intraprendere viaggi sempre più pericolosi.


La responsabilità per la morte di coloro che cercano di raggiungere l’Europa è collettiva. Le tragedie umane a cui assistiamo ogni giorno nel Mediterraneo e alle frontiere dell’Europa non sono frutto del caso, e sono evitabili. È giunto il momento di smetterla di anteporre il controllo delle frontiere alla protezione di vite umane.

Pubblicato il 

04.12.14
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