Grande Fratello

I coniugi Müller sono in commissariato per denunciare il furto di una bicicletta. “Tranquilla, signora, sappiamo chi è stato”. Il poliziotto accende il computer e il monitor si scompone in mille finestre. Immagini registrate da telefoni cellulari e televisori, da computer, videogiochi e dalle telecamere di sorveglianza che circondano la casa. Allibiti, i Müller si vedono scorrere davanti la loro vita privata. Lei scatta un selfie osé davanti allo specchio, il figlio si mette le dita nel naso, la famiglia guarda la tv. Sullo schermo appare il ladro, è incappucciato e irriconoscibile. Intanto il signor Müller è solo in camera da letto. Si è vestito da femmina e gioca a fare la ballerina. “Spenga immediatamente!”, urla la moglie. “Tranquilla, signora, sappiamo chi è stato” è uno di sette spot realizzati dall’organizzazione non governativa Digitale Gesellschaft per spiegare qual è il problema con il Grande Fratello che arriva a grandi falcate nella Confederazione. Video agrodolci disponibili sul sito dell’organizzazione (www.digitale-gesellschaft.ch) e realizzati a titolo gratuito da professionisti del cinema.


Il 25 settembre andiamo alle urne e potrebbe essere l’ultima opportunità per difenderci dallo Stato ficcanaso. Si vota la Legge sulle attività informative (LAIn), approvata come un sol uomo dal Parlamento. La normativa amplia le competenze del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic). I James Bond svizzeri potranno portare armi e sorvegliare con video e fotocamere, droni e satelliti ogni luogo pubblico. Sarà loro consentito di passare al setaccio Internet, grazie alla controversa “esplorazione dei segnali via cavo”. Il Sic potrà svolgere ricerche per “parole chiave” in ogni comunicazione che passi per reti straniere. Una beffa, dato che ogni segnale digitale che attraversa il paese è connesso alle reti planetarie. L’idea è parente del programma Tempora, gestito da Regno Unito e Stati Uniti e reso pubblico da Edward Snowden. Magra consolazione: l’attività dovrà essere autorizzata da Tribunale amministrativo federale, Delegazione Sicurezza del Consiglio federale e il capo del Dipartimento federale della Difesa.

 

Anche il governo ha realizzato un video per la votazione, un’animazione che vede protagoniste figure incappucciate con mitra alla mano.


La pagina del Governo sul referendum LAIn distingue fra minacce per la sicurezza nazionale ed estremismo violento nostrano, che “si colloca molto vicino ai movimenti politico-ideologici, ciò che rende necessaria maggiore cautela nel caso di ingerenza nei diritti e nelle libertà personali”. Eppure: “Quando l'estremismo violento si trasforma in terrorismo, è opportuna una sorveglianza mediante misure soggette ad autorizzazione”. Distinzione sottile e rischiosa, fra terrorismo e legittima dissidenza. Le attività del Sic sono d’altronde escluse dal campo di applicazione della Legge sulla Trasparenza. Eccezione inquietante, giustificata con un’argomentazione singolare: poiché ogni richiesta in base alla LTras “dopo attenta analisi” è stata finora rifiutata, tanto vale prevedere che il Sic non sottostia alla Legge.

 

La normativa spiona vuole consentire al Sic di perquisire di nascosto case e automobili senza doverlo rivelare al proprietario, neanche a procedura conclusa. La segretezza delle misure di sorveglianza è un Leitmotiv della LAIn: gli operatori di telefonia mobile e i provider di servizi Internet, come ogni organizzazione che gestisca telecamere di sorveglianza o tratti dati personali, sarà obbligata a collaborare e tenuta al silenzio. Per un cittadino sarà impossibile difendersi, visto che non avrà neanche il diritto di sapere se e perché le sue comunicazioni siano state passate al setaccio. LAIn prevede altre novità che lasciano a bocca aperta. I nostri spioni potranno pagare informatori (denaro esentasse, precisa la legge) e, senza dover passare per una procedura giudiziaria, avranno facoltà di mettere al bando organizzazioni ed attività considerate pericolose per la sicurezza dello Stato. La legge completa le disposizioni della Lscpt, la Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni: la raccolta di firme per abrogarla è fallita per un soffio. Grazie alla Lscpt, ormai parte del nostro ordinamento, i servizi segreti possono sorvegliare corrispondenza postale, telefoni e comunicazioni via Internet presenti e passate, utilizzare “cavalli di Troia” GovWare, programmi che sorvegliano l’attività di un computer e trasmettono i dati ad una centrale di controllo. Hanno una base legale ormai gli Imsi Catchers, i dispositivi per l’intercettazione della telefonia mobile. Fra le novità introdotte dalla LAIn, invece, disturba la collaborazione con l’estero: la legge autorizza i servizi a inviare informazioni a colleghi stranieri e molti ci vedono la violazione del principio di neutralità.

 

Preoccupazione suscitano anche le conseguenze sul segreto professionale. Medici e avvocati, preti e giornalisti: nessuno potrà dirsi al sicuro, a meno di utilizzare mezzi di comunicazione sicuri, come le email criptate.


Amnesty Svizzera raccomanda di votare no al referendum: “La sorveglianza di massa è in conflitto con i diritti fondamentali definiti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo”. L’ong sottolinea come spesso tali violazioni della privacy siano giustificate con esigenze di sicurezza nazionale, ma “non esiste prova che maggiore sorveglianza significhi maggiore sicurezza”. Ogni commissione di inchiesta che se ne sia occupata non è riuscita a rintracciare neanche un caso, a livello mondiale, in cui la sorveglianza pervasiva abbia prevenuto un attacco terroristico. Critici sulla LAIn anche gli addetti ai lavori. Finora la Svizzera era nella top ten dei paesi garantisti in materia di diritti digitali, fattore di prestigio e di successo commerciale per i fornitori elvetici di servizi Internet. La festa sta per finire, a meno che il 25 settembre vinca il no.

Pubblicato il 

08.09.16
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