Blocher e il cancro degli altri

Sembrava una mozione come tante, quella della giovane consigliera nazionale Udc Jasmin Hutter. Da archiviare senza troppi complimenti. Hutter, lo scorso mese di marzo, chiedeva infatti che fosse abolito l’obbligo di dotare le macchine da cantiere di un filtro contro le polveri fini. Si tratta di un obbligo introdotto nel 2002 per prevenire in generale un ulteriore carico ambientale dovuto alla combustione e in particolare malattie e tumori alle vie respiratorie degli operai edili. Hutter in tutta la vicenda ha un interesse particolare: suo padre è titolare della Hutter Baumaschinen Ag, una delle più grosse ditte che in Svizzera commerciano macchinari edili, e lei è responsabile del marketing nella ditta di famiglia. A sostegno della sua mozione hanno però firmato 64 deputati Udc e radicali. E il Consiglio federale, che ha emanato l’obbligo con una direttiva sulla “Protezione dell’aria sui cantieri” e che dunque è competente per la sua abrogazione, s’è spaccato. Christoph Blocher infatti, che dirige un dipartimento non competente in materia, ha sottoposto al governo un suo rapporto in cui raccomanda di accettare la mozione per ragioni economiche: e questo in pieno contrasto con il Dipartimento competente, quello di Moritz Leuenberger. A fianco di Blocher s’è schierato subito esplicitamente Pascal Couchepin. Con lui Blocher calcola di avere al suo fianco anche gli altri due componenti della maggioranza di destra del governo, Samuel Schmid e Hans Rudolf Merz. Il cinismo della destra parlamentare e di governo, pronta a calpestare la salute dei lavoratori per ipotetici vantaggi economici, è stato denunciato due settimane fa dai nostri colleghi del quindicinale “work”, e da allora nella Svizzera tedesca la stampa se n’è occupata a più riprese. Ora però il consigliere nazionale socialista e oncologo ticinese Franco Cavalli ha lanciato la controffensiva. Dapprima con una lettera aperta a Blocher. Poi con un appello firmato da tutti i medici eletti in Consiglio nazionale (fra cui l’Udc Dunant che aveva sottoscritto la mozione Hutter!) e da numerosi altri loro colleghi in cui ci si oppone «chiaramente all’abrogazione dell’obbligo di dotare le macchine da cantiere con dei filtri per le polveri fini». Non solo: anche la Conferenza dei direttori cantonali delle costruzioni, della pianificazione e dell’ambiente ha scritto al governo raccomandandogli di respingere la mozione Hutter. Ora le pressioni cominciano a dare qualche risultato: il Consiglio federale, che avrebbe dovuto trattare la mozione Hutter nella seduta di questa settimana, ha deciso di rinviare ogni discussione per raccogliere più informazioni sull’argomento. Dovrebbe riparlarne fra sette giorni. Forse anche per la nostra destra c’è un limite all’indecenza. Forse. Jasmin Hutter con la sua mozione chiede al Consiglio federale di sospendere l’obbligo di adottare filtri contro le polveri fini prodotte dalla combustione del diesel sui macchinari da cantiere utilizzati per lavori a cielo aperto fino a quando l’Unione europea non applicherà delle norme simili. L’obbligo per i lavori in galleria in Svizzera è effettivo dal 2002. Per i lavori a cielo aperto invece il Consiglio federale ha adottato una direttiva nel 2002 che mira a far dotare di questi filtri le macchine diesel con una potenza superiore ai 18 Kw, demandandone però l’applicazione ai cantoni. E ogni cantone ha agito un po’ a modo suo, trovando soluzioni che potessero andar bene anche agli imprenditori locali. Nel canton Zurigo ad esempio l’obbligo sarà effettivo per tutti dal 2005. Dettaglio importante: è dal 1987 che le ricerche dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno dimostrato la necessità di questi filtri per prevenire le malattie polmonari, in particolare il cancro. A sostegno della sua mozione Hutter afferma che lavorando a cielo aperto e senza continuità non si raggiungerebbero le temperature necessarie al buon funzionamento dei filtri. In secondo luogo sarebbe troppo caro adeguarsi alle direttive, un filtro per una macchina di 60 mila franchi costerebbe 12 mila franchi: «per le piccole e medie imprese si tratta di investimenti obbligatori ingiustificabili» (forse che un cancro si giustifica di più?). Inoltre non vi sarebbero filtri davvero funzionanti disponibili sul mercato svizzero, per questo bisognerebbe aspettare l’Ue e adeguarsi alle sue norme (toh, un’Udc che tifa Europa!). Infine i cantoni non sarebbero in grado di far rispettare le norme della direttiva “Protezione dell’aria sui cantieri”. Di tutt’altro avviso è la Conferenza dei direttori cantonali delle costruzioni, della pianificazione e dell’ambiente. Che non ha dubbi: «se la mozione venisse accolta, questo avrebbe gravissime conseguenze sull’applicazione dell’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico», si legge in una lettera scritta il 13 settembre a Moritz Leuenberger e pubblicata nell’edizione di oggi del quindicinale “work”. Per questo la Conferenza, con un solo astenuto, raccomanda di respingere la proposta di Hutter. A sostegno delle loro tesi i responsabili dell’ambiente cantonali elencano quattro argomenti. 1) La maggior parte dei cantoni ha adeguato i suoi piani di risanamento dell’aria alla direttiva del 2002, e su molti cantieri (praticamente tutti i più grossi) queste norme vengono già applicate. 2) L’impiego di filtri per il diesel ha già dato buona prova di sé da anni, gli inconvenienti denunciati dalla mozione Hutter non sono dimostrati. Inoltre le norme sono così elastiche da venire incontro a tutte le esigenze particolari (soluzioni diverse a dipendenza delle dimensioni della macchina, tempi concessi per l’adeguamento, …). 3) «La maggior parte delle imprese di costruzione si sta adeguando alla direttiva “Protezione dell’aria sui cantieri” e si è già organizzata di conseguenza. Queste ditte previdenti verrebbero “punite” dall’adozione della mozione Hutter, ciò che avrebbe conseguenze negative nell’applicazione anche di altre norme». 4) Le conseguenze sulla salute: per la Conferenza dei direttori cantonali dell’ambiente «la concentrazione di diverse sostanze inquinanti nell’aria supera regolarmente i valori limite: l’obbligo del filtro per le particelle fini dà un importante contributo per evitare danni alla salute». Ma la mozione della giovane deputata Udc sangallese non ha fatto felici neppure gli altri grossi rivenditori di macchine edili, diretti concorrenti della ditta di casa, la Hutter Baumaschinen Ag. Quattro di loro infatti, come rivela ancora “work”, hanno deciso di denunciare la consigliera nazionale per concorrenza sleale. Essi sostengono di essere perfettamente in grado di dotare i loro macchinari edili dei filtri richiesti dalla direttiva del Consiglio federale. Con la sua mozione Hutter metterebbe in cattiva luce tutto il settore. Due sono le ipotesi che si possono fare a questo punto: da un lato si dice che la Hutter Baumaschinen Ag non si sarebbe adeguata in tempo alle nuove norme, così che per recuperare il ritardo rispetto alla concorrenza sarebbe stata necessaria la mozione della giovane consigliera nazionale. Dall’altro si può supporre un’astuta quanto spregiudicata operazione di marketing nei confronti delle imprese edili, che a suo tempo furono in maggioranza ferocemente contrarie all’introduzione dell’obbligo dei filtri. Se non stupisce più che una consigliera nazionale faccia in primo luogo gli interessi della ditta di famiglia, resta da capire che cosa possa spingere Christoph Blocher a sostenere in Consiglio federale che «in un momento in cui è urgentemente necessaria la crescita economica l’obiettivo della mozione è sensato». E che cosa possa spingere Couchepin a ritenere a sua volta sensato far morire di cancro degli operai per contribuire al rilancio dell’economia. Perché di questo in ultima analisi si tratta: secondo il dottor Karl Klingler, specialista in malattie polmonari, l’abrogazione dell’obbligo del filtro «causerebbe entro il 2020 fino a 1’300 morti». 90 morti all’anno. L’oncologo ticinese e consigliere nazionale socialista Franco Cavalli è stato il primo a denunciare pubblicamente, con una lettera aperta, l’appoggio dato in governo dal consigliere federale Udc Christoph Blocher alla mozione della sua collega di partito Jasmin Hutter. Una lettera dai toni forti: «signor Blocher, ha già accompagnato una persona malata di cancro ai polmoni, ne ha già vissuto da vicino la morte? Chi muore di cancro ai polmoni, ha una morte molto dura». Con una provocazione: «venga a visitare il reparto di oncologia all’Ospedale di Bellinzona». Franco Cavalli, il consigliere federale Blocher era a Bellinzona la scorsa settimana. Ha raccolto il suo invito? No, Blocher finora alla mia lettera non ha reagito in nessun modo. Il Consiglio federale però ha reagito, nel senso che ha rinviato la decisione per rivalutare tutta la questione. Ne discuterà ancora la settimana prossima. Qual è l’effetto delle polveri fini prodotte dai motori diesel sull’organismo di chi vi è esposto come un operaio edile? Oggi sappiamo che tutte le particelle metalliche che vengono inalate, che siano piombo, ferro, argento o altro, sono dannose perché provocano una reazione della mucosa polmonare. Si tratta di una reazione che, a seconda del tipo di metallo, può essere più o meno grave: il più pericoloso da questo punto di vista è l’ormai arcinoto amianto, ma anche gli altri metalli sono certamente pericolosi perché provocano una stimolazione continua della mucosa polmonare. E ogni stimolazione continua, oltre a causare una bronchite, una polmonite o altri disturbi più o meno banali, può col tempo favorire la probabilità che si sviluppino dei tumori. Quindi a dipendenza delle quantità di polveri prodotte dalla combustione del diesel inalate si può avere un effetto paragonabile a quello dell’amianto? Sostanzialmente sì. Queste polveri sono pericolose con qualsiasi quantità o è necessaria una forte esposizione perché si sviluppi un tumore? Sicuramente è una questione di quantità. Quale sia la quantità pericolosa però nessuno lo sa. Quello che si sa è che è pericoloso il principio e che il pericolo cresce con il crescere dell’esposizione. Quale sia il minimo però non è stato accertato, anche perché ogni organismo reagisce a modo suo. Come si spiega l’atteggiamento di Blocher? Penso che giochino diversi fattori. C’è un po’ di cinismo, c’è molta ignoranza, c’è una prevenzione ideologica verso tutto ciò che ha a che fare con l’ecologia e la protezione dell’ambiente, c’è la volontà di profilarsi come il più grande amico dell’economia e c’è un’avversione viscerale a Moritz Leuenberger e a tutto ciò che viene dal suo Dipartimento. Stavolta però ha sbagliato i calcoli: Blocher pensava che sarebbe stata una cosa marginale di cui nessuno si sarebbe accorto. Invece in Svizzera tedesca la cosa ha destato clamore. E ora non sarà così facile per lui avere dalla sua nemmeno la maggioranza di destra del governo.

Pubblicato il

24.09.2004 02:00
Gianfranco Helbling
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