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L'autore ha scritto 443 articoli
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Reportage da Casale Monferrato | 29.05.2023 |
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Il 7 giugno la Corte d’Assise di Novara emetterà la sentenza del processo relativo alla morte per mesotelioma pleurico di 392 persone di Casale Monferrato (Alessandria) a causa dell’amianto immesso negli ambienti di lavoro e di vita dalla Eternit. Alla sbarra l'ex proprietario, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, che è accusato di omicidio volontario. In vista di questo importante verdetto, abbiamo raccolto le testimonianze di alcune vittime dell’amianto. Tra loro c’è Daniela, una donna malata ma solare e combattiva, che ci racconta della sua malattia e del suo stato d’animo e che esprime il desiderio di parlare con l’imputato. |
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L'editoriale | 25.05.2023 |
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Un’imposizione minima delle imprese multinazionali che realizzano miliardi di profitti sfruttando i privilegi dei paradisi fiscali come la Svizzera è attesa da anni ed è auspicabile per la giustizia sociale in Svizzera e nel mondo. Ma la cosiddetta “Riforma fiscale Ocse” su cui il popolo elvetico voterà il 18 giugno, non persegue questo obiettivo, contrariamente a quanto tentano di farci credere il Consiglio federale, i partiti borghesi e le associazioni economiche come Economiesuisse e Swiss Holdings. La prevista imposta minima sarebbe anzi causa di maggiore ingiustizia fiscale.
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L'editoriale | 11.05.2023 |
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Prolungare le aperture festive e domenicali dei negozi è un’operazione dannosa per la salute e la qualità di vita delle lavoratrici, dei lavoratori e dei loro familiari, non necessaria per i consumatori, inutile a frenare il fenomeno del turismo degli acquisti oltre frontiera, fortemente penalizzante per i piccoli commerci e, alla fine, per l’intera società. La liberalizzazione giova invece alla grande distribuzione e alla sua progressiva espansione nel mercato della vendita al dettaglio. Sono alcuni dati di fatto che le cittadine e i cittadini ticinesi dovrebbero tenere ben presenti il prossimo 18 giugno, quando saranno chiamati a esprimersi sulla modifica della Legge sull’apertura dei negozi decisa lo scorso anno dal Gran Consiglio e fortemente avversata da un ampio ventaglio di forze sindacali, politiche e della società civile, che, riunite in un comitato unitario, qualche settimana fa hanno lanciato la campagna referendaria. |
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Buone cure | 03.05.2023 |
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Indagare la realtà di una casa per anziani entrandovi fisicamente per un paio di giorni, vestendo i panni delle persone che vi lavorano, operando (per quello che è possibile) al loro fianco e, soprattutto, osservando e ascoltando operatori e degenti. È l’esperienza, piuttosto fuori dalcomune, vissuta da Enrico Borelli, sindacalista membro della direzione nazionale del settore terziario di Unia e co-responsabile del dossier “cure”. Lo abbiamo intervistato. |
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L'editoriale | 27.04.2023 |
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La gente ha sempre meno soldi in tasca e fa sempre più fatica a tirare la fine del mese. Tutto è sempre più caro (la spesa per mangiare, i premi dell’assicurazione malattie, gli affitti), mentre i salari sono stagnanti, nell’accesso all’impiego non sono garantite pari opportunità a uomini e donne e le pensioni, già insufficienti, sono a rischio di ulteriori riduzioni. Non diciamo nulla di nuovo, ma lo ripetiamo e lo ripeteremo, così come faranno le lavoratrici e i lavoratori nelle piazze del 1° maggio che risponderanno all’appello dei sindacati a mobilitarsi per rivendicare “salari migliori, pensioni migliori” e, naturalmente, “parità subito”, come recita lo slogan scelto quest’anno dall’Unione sindacale svizzera (Uss) per la Festa dei lavoratori. Una festa che in Svizzera sarà anche una sorta di “antipasto” dello sciopero femminista del 14 giugno.
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LPP21 | 11.04.2023 |
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«Un affronto alle donne e ai lavoratori», «un attacco frontale alla qualità di vita dei pensionati di oggi e di domani». Questo è la revisione della Legge sulla previdenza professionale LPP21 adottata dal Parlamento, affermano i rappresentanti dell’ampia coalizione sindacale e politica che contro questa riforma ha promosso il referendum (qui si trova il formulario delle firme). Ne parliamo con il presidente dell'Uss Pierre-Yves Maillard. |
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L'editoriale | 06.04.2023 |
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Mancano ancora sei mesi alle elezioni federali e l’attualità politica e i temi che si imporranno durante la campagna elettorale potranno certamente influenzare voti in un senso o nell’altro, ma già ci sono segnali di uno scivolamento a destra dell’elettorato (almeno di quella parte, in costante diminuzione, che si reca alle urne) e dunque di un probabile spostamento dell’asse politico in Parlamento nella medesima direzione. I risultati delle elezioni cantonali tenutesi il 2 aprile a Ginevra, a Lucerna e in Ticino, ultima importante “prova generale” prima delle federali, indicano che l’onda verde e progressista del 2019 si sta sgonfiando: mentre i Verdi perdono terreno e il Partito socialista marcia più o meno sul posto, si assiste ad una chiara avanzata dell’Udc e dei Verdi liberali, partito di centrodestra con il verde solo nel nome che ormai è presente in quasi tutti i parlamenti cantonali. |
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L'editoriale | 22.03.2023 |
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Un attacco frontale alla qualità di vita delle pensionate e dei pensionati, di oggi e di domani. Non si può definire altrimenti la revisione della Legge sulla previdenza professionale (Lpp) appena approvata dalle Camere federali. È l’ennesima controriforma in materia pensionistica partorita da un Parlamento lontano dal paese reale e incapace di dare risposte ai bisogni più urgenti della popolazione, ma sempre e solo attento agli interessi dei poteri finanziari. Una controriforma da combattere senza se e senza ma, dapprima contribuendo alla riuscita del referendum lanciato dai sindacati e successivamente affossandola in votazione popolare.
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L'editoriale | 08.03.2023 |
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Per far fronte a una situazione finanziaria definita “delicata” (nonostante l’ottima salute delle finanze pubbliche elvetiche), il Consiglio federale ha annunciato per i prossimi anni un giro di vite e sta preparando una serie di misure di risparmio. Una di queste prevede tagli alle rendite per le vedove, sulla cui pelle il governo conta di risparmiare un centinaio di milioni di franchi all’anno. Ancora una volta, oltretutto in contemporanea con un aumento del budget dell’esercito di 600 milioni e con politiche fiscali sempre più favorevoli ai grandi operatori economici, si chiamano alla cassa le persone più fragili e in difficoltà. Ma l’aspetto più paradossale è il contesto in cui nasce questa ipotesi di riforma delle rendite di vedovanza, che è quello della necessità di superare una disparità di trattamento tra uomini e donne, oggetto lo scorso ottobre di una condanna della Svizzera da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).
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L'editoriale | 16.02.2023 |
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A 32 anni dal primo storico sciopero femminista che il 14 giugno 1991, nel Paese della pace del lavoro, vide centinaia di migliaia di donne fermarsi e scendere in piazza per affermare i loro diritti e dar vita così alla più grande mobilitazione pubblica dopo lo sciopero generale del 1918 e a quattro anni dalla grandiosa protesta del 2019, è stato necessario indire un nuovo sciopero delle donne, che si terrà il prossimo 14 giugno. |
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Processo Eternit bis | 15.02.2023 |
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«L’imputato Stephan Schmidheiny va dichiarato responsabile di omicidio volontario plurimo e pluriaggravato e condannato alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno, senza attenuanti». Questa la richiesta formulata lo scorso 10 febbraio dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al termine della requisitoria del processo Eternit bis che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise di Novara. Processo in cui il miliardario svizzero deve rispondere per la morte per mesotelioma di 392 persone, uccise dall’amianto che hanno respirato lavorando o vivendo vicino al allo stabilimento Eternit di Casale Monferrato, da lui gestito tra il 1976 e il 1986. |
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L'editoriale | 01.02.2023 |
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«Comunque vada a finire, con questo processo si scrive una pagina di storia, non solo per i cittadini di Casale Monferrato, ma per tutto il mondo». Non possiamo che condividere e rilanciare da queste colonne le parole pronunciate lunedì scorso a Novara dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al processo Eternit che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise e che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio plurimo intenzionale in relazione alla morte di 392 persone uccise dalle polveri di amianto della sua fabbrica (cliccare qui per maggiori dettagli). Un processo difficile e dall’esito tutt’altro che scontato, ma che in ogni caso ha già dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità su una tragedia di portata mondiale e nella quale Schmidheiny e la sua famiglia sono stati attori di primo piano a livello internazionale per oltre cent’anni. E che per decenni ha visto la Svizzera fungere da centrale di comando della potente industria mondiale del cemento-amianto e di tutte le nefandezze che emergono inequivocabili nei tribunali italiani, soprattutto grazie all’eccezionale indagine della Procura di Torino che portò nel 2009 all’apertura del primo maxi-processo per disastro ambientale e successivamente (dopo che nel 2014 la Cassazione annullò per intervenuta prescrizione la condanna di Schmidheiny a 18 anni) all’avvio di altri procedimenti per omicidio tuttora in corso. |
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Eternit | 01.02.2023 |
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NOVARA - «È una strage dovuta all’amianto? In realtà è una strage dovuta all’uomo, che si sarebbe potuta evitare o perlomeno contenere. Una strage il cui responsabile è Stephan Schmidheiny». È con questa, tanto amara quanto chiara considerazione che il pubblico ministero Gianfranco Colace lunedì scorso ha introdotto la sua requisitoria nel processo Eternit bis in corso davanti alla Corte di Assise di Novara, dove il miliardario svizzero è imputato per l’omicidio plurimo aggravato di 392 persone. |
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L'editoriale | 19.01.2023 |
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Uguaglianza di genere, salari e pensioni che consentano di vivere e un mercato del lavoro rispettoso della salute e della qualità di vita delle lavoratrici e dei lavoratori. E dei loro figli e delle loro famiglie. È su questi fronti che si concentreranno le lotte sindacali anche in questo 2023, che sarà inevitabilmente segnato da una ripresa dell’offensiva e delle mobilitazioni in difesa dei salari e del potere d’acquisto e dall’eterna battaglia per la parità, che vivrà il momento più alto il 14 giugno con lo sciopero delle donne, il terzo in Svizzera dopo quelli del 1991 e del 2019. |
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L'editoriale | 15.12.2022 |
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Arrivano le Feste, ma c’è davvero poco da stare allegri. Il 2023 inizierà nel segno della guerra in Europa, quella tra Russia e Ucraina in corso dal 24 febbraio scorso con le sue migliaia di morti sotto le bombe o per il freddo e quella che cova tra Kosovo e Serbia, tra i quali la tensione è tornata altissima proprio negli ultimi giorni, con dichiarazioni di fuoco, accuse reciproche e trasferimenti di reparti armati (altro che le scaramucce tra giocatori sui campi di calcio del mondiale in Qatar). Ma anche facendo astrazione da questo drammatico contesto internazionale e volgendo lo sguardo alla situazione economica e sociale del nostro piccolo paese, pur sempre tra i più ricchi del pianeta, la considerazione d’entrata resta valida. Almeno se pensiamo alle difficoltà oggettive cui sono confrontati molti salariati, molti pensionati, molte donne, molte famiglie e molte persone fragili, a cui la politica non sa (e non vuole) prestare orecchio e tantomeno dare risposte e offrire soluzioni.
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Sabato 26 novembre | 24.11.2022 |
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Aumenti dei salari e delle indennità, più vacanze, pieno riconoscimento del tempo di lavoro e contributi in favore della custodia dei figli. Sono le misure più urgenti e da adottare immediatamente a tutela delle condizioni d’impiego e della salute del personale sanitario, che sabato 26 novembre scenderà in Piazza federale a Berna (cliccare qui per maggiori informazioni ) per lanciare un (ennesimo) grido d’allarme di un settore confrontato con una cronica penuria di personale, che provoca esaurimento, stress, malattie e 300 abbandoni della professione al mese. Di qui anche la necessità di una rapida attuazione dell’iniziativa “per cure infermieristiche forti”, approvata esattamente un anno fa dal 61 per cento del popolo svizzero. Immagini e video della manifestazione saranno diffusi sul canale Instagram di Unia a partire dalle 14:30 |
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L'intervista | 18.11.2022 |
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La presenza socialista in Consiglio federale non ha più senso, perché di fatto il partito è obbligato a proporre persone che hanno ben poco a che vedere con il programma del partito. Questo, in estrema sintesi, il pensiero dell’ex consigliere nazionale ticinese Franco Cavalli, che in un’ampia intervista rilasciata ad area dice la sua anche sulla questione di genere posta dalla dirigenza e dai parlamentari del PS nell’ambito della successione di Simonetta Sommaruga sul cui operato afferma: «È stata meno peggio di quanto temessi». Cavalli interviene anche sulla “telenovela Mirante” che ha tenuto banco in Ticino per mesi: «Sono sorpreso che esponenti importanti dell’ala destra del si siano tanto spesi per una candidatura che a me era parsa improponibile sin dall’inizio» |
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L'editoriale | 17.11.2022 |
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Mentre i salari sono stagnanti da anni, le lavoratrici e i lavoratori devono sborsare sempre di più per fare la spesa al supermercato, per bere un caffè al bar, per mangiare una pizza, per fare un viaggio, per pagare luce, acqua ed elettricità e, se non si hanno alternative al mezzo privato, persino per andare a lavorare. E a questo inesorabile rincaro di beni e servizi (che si stima produca un degrado della situazione finanziaria del 20-30% della popolazione), si aggiunge l’assicurazione malattie, i cui premi nel 2023 raggiungeranno livelli mai visti con costi mensili per una famiglia che supereranno per la prima volta i 1.000 franchi. Risultato: nelle tasche dei salariati ci sono sempre meno soldi per vivere. Di fronte a questa situazione e per evitare che decine di migliaia di persone finiscano in povertà s’impongono adeguate misure di carattere sociale e soprattutto, come da mesi chiede il movimento sindacale, aumenti generali delle remunerazioni. Servono insomma salari corretti: una piena compensazione del rincaro a salvaguardia del potere d’acquisto e aumenti salariali reali. Molte intese sin qui sottoscritte da sindacati e datori di lavoro nell’ambito delle trattative salariali di questi mesi vanno nella giusta direzione, ma la situazione non è dappertutto soddisfacente. |
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L'editoriale | 27.10.2022 |
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La maggioranza borghese del nostro Parlamento non ha tratto alcuna lezione dalla votazione dello scorso 25 settembre sulla riforma AVS 21, che è stata sì accettata ma per il rotto della cuffia (con solo 32.000 voti di scarto) e grazie a una maggioranza svizzero-tedesca e di uomini. Una spaccatura culturale e di genere che dovrebbe indurre la politica a un minimo di prudenza. Invece no: il padronato e i suoi fedeli rappresentanti alle Camere federali tirano dritti per la loro strada infischiandosene dei bisogni reali delle pensionate e dei pensionati di oggi e di domani. È l’unica conclusione che si può trarre da alcune recenti decisioni politiche relative alla questione pensionistica. |
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L'editoriale | 13.10.2022 |
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Giornate lavorative di 12 ore e settimane di 58, flessibilità assoluta, lavoro su chiamata in funzione delle necessità dell’impresa e, di conseguenza, vita privata e familiare pianificata dal padrone e accresciuti rischi per la sicurezza sui cantieri e per la salute degli operai. Sono le minacce attuali e concrete che incombono sugli oltre 90mila lavoratori edili attivi in Svizzera, vittime di un attacco frontale ai loro diritti e alle loro già difficili condizioni di lavoro, sferrato dalla Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) nel quadro dei negoziati per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) dell’edilizia che giunge a scadenza a fine anno. Un contratto che da settant’anni regolamenta i rapporti di lavoro nel settore ma anche un modello, un punto di riferimento per tutti i salariati di questo paese e che ora rischia di saltare per ingordigia padronale. Di qui la rabbia e la determinazione di oltre 20.000 lavoratori edili di tutta la Svizzera che nelle scorse settimane, nell’ambito di votazioni organizzate dal sindacato, si sono detti a larghissima maggioranza pronti a salire sulle barricate in difesa e per il rafforzamento dei loro diritti. E per respingere al mittente le provocazioni degli impresari costruttori. |
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L'editoriale | 29.09.2022 |
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Nello sport come in politica, una sconfitta, anche se di strettissima misura, è una sconfitta. E come tale, a dipendenza delle circostanze in cui è maturata e delle sue conseguenze, fa più o meno male. L’innalzamento da 64 a 65 anni dell’età pensionabile delle donne, deciso domenica scorsa con l’approvazione di misura (50,6% di sì) della Riforma AVS 21, è una sconfitta che fa malissimo. Sia al morale delle donne e degli uomini che hanno a cuore la giustizia sociale sia, e soprattutto, alle vittime primarie: le lavoratrici, in particolare quelle che svolgono i mestieri più precari, più duri e peggior retribuiti, cui toccherà ancora una volta pagare l’intera fattura: la decisione di domenica costerà in media a ogni donna 26.000 franchi.
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Lavoro & Giustizia | 15.09.2022 |
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Manca poco più di una settimana all’importante votazione del 25 settembre sulla controversa riforma AVS 21, il terzo tentativo in meno di 20 anni di convincere il popolo a innalzare da 64 a 65 anni l’età pensionabile delle donne. In attesa del verdetto popolare e dopo una campagna referendaria intensa, area ha intervistato la presidente di Unia Vania Alleva.
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L'editoriale | 15.09.2022 |
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I sondaggi in vista della votazione del 25 settembre su AVS 21, pur prevedendone l’accettazione da parte del popolo, indicano che il fronte del no sta crescendo. I giochi insomma non sono fatti e le possibilità di affossare questa iniqua controriforma di regressione sociale, che punisce decine di migliaia di donne e che non risolve alcun problema degli anziani (anzi), restano intatte. Anche perché negli ultimi giorni ci sono state un paio di decisioni politiche scandalose, che inequivocabilmente dimostrano come il Consiglio federale, il fronte borghese e la grande economia, in prima fila a sostegno di AVS 21, se ne infischino dei problemi reali delle pensionate e dei pensionati. E come con i loro argomenti cerchino di gettare fumo negli occhi a tutti noi.
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L'editoriale | 01.09.2022 |
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La riforma dell’Avs (denominata AVS 21) in votazione il prossimo 25 settembre e, in particolare, il previsto innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni, non è “solo” un furto da 10 miliardi a danno delle donne e un insulto alla dignità di lavoratrici che già patiscono enormi discriminazioni retributive sia durante sia dopo la vita attiva, con salari inferiori mediamente del 19 per cento rispetto agli uomini e pensioni più “magre” del 37 per cento. AVS 21 è una minaccia per l’intera società, in particolare per le classi meno agiate, una riforma profondamente anti-sociale, fuori dal corso della storia e non aderente alle condizioni reali del mondo del lavoro.
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L'intervista | 30.06.2022 |
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Tra le 15.000 persone che sabato scorso hanno partecipato alla grande manifestazione dei lavoratori edili a Zurigo, mobilitati nell’ambito dei difficili negoziati per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) che giunge a scadenza a fine anno, c’era anche l’ex rettore dell’Università della Svizzera italiana (Usi) Boas Erez. Una presenza molto apprezzata dai lavoratori provenienti dal Ticino, che Erez ha accompagnato anche durante la trasferta in treno. «Sono qui per capire», dichiara il professor Erez al nostro quindicinale area in un’intervista in cui propone interessanti riflessioni sul valore della mobilitazione, della rappresentanza e della democrazia. Questioni per lui centrali anche nell’ottica di una (possibile) discesa in politica, su cui preannuncia una decisione «entro la fine dell’estate». |
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L'editoriale | 30.06.2022 |
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Sui cantieri si lavora sempre di più, sempre più in fretta e con sempre meno personale. E i lavoratori, nonostante l’ottima congiuntura e gli sforzi straordinari profusi durante la pandemia, non percepiscono aumenti salariali generali da due anni. I padroni, dal canto loro, nell’ambito dei negoziati per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) che a fine anno giunge a scadenza, pretendono ancora più flessibilità e giornate lavorative fino a 10 ore durante i mesi estivi, quelli di maggiore calura. Vorrebbero poter disporre della vita degli operai in funzione del proprio bisogno di profitto. È questo il contesto in cui si sta sviluppando la mobilitazione degli edili di tutta la Svizzera che sabato scorso a Zurigo hanno dato vita a una grande manifestazione da 15.000 persone, una sorta di “antipasto” di un autunno caldo, se gli impresari costruttori non dovessero tornare alla ragione. |
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L'editoriale | 15.06.2022 |
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Vogliamo lavorare meno per vivere meglio e non lavorare di più per ricevere meno. È il messaggio chiaro e inequivocabile risuonato in ogni angolo del paese in occasione della mobilitazione femminista e delle donne di questo martedì 14 giugno, data simbolo della lunga battaglia per la parità e anniversario degli storici scioperi del 1991 e del 2019 e che quest’anno coincide con l’avvio ufficiale della campagna contro la riforma AVS 21 decisa dal Parlamento e in votazione il 25 settembre prossimo. Una riforma ingiusta, antisociale e sessista e una votazione cruciale per le sorti dell’intero sistema pensionistico elvetico. È infatti evidente che un eventuale sì al previsto innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni, spianerebbe la strada a ulteriori prolungamenti della durata della vita lavorativa: fino a 67, 68 o addirittura 70 anni. E per tutti, uomini e donne. La destra ha già progetti in cantiere che vanno proprio in questa direzione. |
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L'editoriale | 02.06.2022 |
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L’Avs è troppo bassa, le rendite del secondo pilastro sono in caduta libera. Nel contempo aumentano i prezzi di tutto e in autunno arriverà una nuova stangata sui premi di cassa malati. Questo significa che in Svizzera i pensionati e soprattutto le pensionate, che già percepiscono rendite di un terzo inferiori a quelle degli uomini, hanno sempre meno soldi per campare. Questi sono i problemi che si vivono nelle case del paese reale ma che il governo rifiuta ostinatamente di riconoscere e risolvere. Non si può interpretare altrimenti il recente rigetto dell’iniziativa sindacale per l’introduzione di una tredicesima mensilità Avs da parte del Consiglio federale, che come unica “soluzione” alla povertà dei vecchi continua a proporre tagli alle loro pensioni. Si pensi a quelli previsti, interamente sulle spalle delle donne, dalla Riforma AVS 21 in votazione il 25 settembre. Pur definendo «comprensibile» la richiesta di una tredicesima Avs e riconoscendo che essa comporterebbe un «miglioramento delle prestazioni», il governo è netto e giunge alla conclusione che «non c’è alcun margine di manovra finanziario». |
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L'editoriale | 19.05.2022 |
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Zurigo sarà probabilmente la prima città svizzera a introdurre una tessera d’identità locale per tutti i residenti che dovrebbe soprattutto facilitare la vita ai migranti sprovvisti di documenti, circa 10.000 persone secondo le stime. È una delle buone notizie che sono uscite dallo scorso fine settimana di votazioni (federali, cantonali e comunali) dal bilancio certamente in chiaroscuro: da un lato l’approvazione della nuova legge sui trapianti che consentirà di salvare vite umane e di quella sul cinema che finalmente introduce qualche obbligo per le multinazionali dell’intrattenimento e che potrebbe fare da apripista all’abolizione di altri privilegi per i giganti dell’internet, ma dall’altro un chiaro sostegno ad uno strumento repressivo dell’immigrazione come Frontex e, in Ticino, l’approvazione di un decreto di austerità voluto dalla destra ultraliberista. Risultati questi ultimi che mettono tra l’altro in luce le difficoltà di mobilitazione della sinistra e delle forze progressiste. |
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L'editoriale | 05.05.2022 |
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L’anno scorso in Svizzera sono morte 72 persone, spesso giovani, in attesa di un trapianto d’organo che avrebbe consentito loro di continuare a vivere. E solo 587 pazienti su 1.434 in lista sono stati trapiantati. Sono dati che ben raccontano come nel nostro paese il numero di donatori sia insufficiente e che giustificano il cambiamento di sistema che sarà sottoposto al popolo svizzero il prossimo 15 maggio: una modifica della Legge sui trapianti che introduce il principio del cosiddetto consenso presunto (ma con la garanzia del coinvolgimento dei familiari), secondo cui chi non intende donare i suoi organi alla propria morte lo deve dichiarare esplicitamente quando è ancora in vita. In pratica si rovescia il modello attualmente in vigore che permette la donazione solo se la persona vi aveva acconsentito in vita con un atto esplicito (tessera di donatore, testamento biologico eccetera) o se lo decidono i congiunti sulla base della sua volontà presunta. |
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L'editoriale | 20.04.2022 |
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Dopo due anni segnati dalle restrizioni imposte dalla pandemia che hanno limitato anche le celebrazioni per la Festa dei lavoratori, questo Primo maggio potremo tornare a occupare in piena normalità le strade e le piazze delle nostre città che in questa giornata sono da 132 anni il simbolo della lotta internazionale del movimento operaio. Ma al di là della gioia per il “ritorno alla normalità” che stiamo vivendo in questo e in tutti gli ambiti della nostra vita, lo faremo in un contesto cupo, segnato dal ritorno della guerra in Europa e dalla grande incertezza e dalle crescenti preoccupazioni che vivono le lavoratrici e i lavoratori. Sempre i primi a pagare, sia per i nefasti mutamenti epocali della società del lavoro che pezzo dopo pezzo toglie loro diritti e tutele e “svalorizza” il loro lavoro, sia per le avversità del tempo presente come la pandemia e la guerra. |
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Processo Eternit bis | 07.04.2022 |
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Il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato ieri, mercoledì 6 aprile, dalla Corte di Assise di Napoli a tre anni e sei mesi di carcere per omicidio colposo in relazione alla morte per amianto di un ex operaio della Eternit di Bagnoli. La pubblica accusa sosteneva la tesi dell’omicidio intenzionale. Per l’ex patron dell’Eternit, si tratta indubbiamente di un bello “sconto di pena”, ritenuto che la Procura di Napoli aveva chiesto una pena di 23 anni e 11 mesi di reclusione, sostenendo la piena consapevolezza dell’imputato. |
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L'editoriale | 07.04.2022 |
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In nome della «sicurezza del nostro paese» e della «libera circolazione dentro l’Europa», dovremmo contribuire con le nostre imposte a finanziare la Fortezza Europa che continua a costruire muri attorno a sé e ad armarsi per “difendersi” con metodi talvolta brutali dai poveracci che per terra o per mare scappano dalla guerra o dalla miseria? La risposta a questa domanda, sia sì sia no, coincide con quella da apporre il prossimo 15 maggio sulla scheda di voto riguardante il “Recepimento del regolamento Ue relativo alla guardia di frontiera e costiera europea”. Cioè l’aumento dei contributi della Svizzera al corpo della guardia di frontiera e costiera europea, meglio conosciuto con l’appellativo Frontex, che ha il compito di assistere gli stati dell’Ue e i quattro (tra cui la Svizzera) associati al cosiddetto “Spazio Schengen” nella sorveglianza e nella protezione delle frontiere esterne. Sono i guardiani della Fortezza Europa. |
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L'editoriale | 23.03.2022 |
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Più tempo per vivere, anziché lavorare sempre più a lungo. Non è solo un semplice slogan e una giusta idea di vita, ma un bisogno dell’essere umano, tanto banale ed elementare quanto misconosciuto in Svizzera, il paese europeo in cui si lavora di più. Un bisogno che è oggetto di due grandi battaglie di società: quella, di strettissima attualità, contro l’aumento dell’età pensionabile e quella per la riduzione del tempo di lavoro, che si è sviluppata lungo tutto il 20esimo Secolo consentendo progressi fino a una trentina di anni fa e che oggi torna in cima all’agenda del sindacato. Ma non solo del sindacato, visto che una durata ragionevole del lavoro è oggi un obiettivo perseguito anche dalle organizzazioni femministe e da importanti movimenti sociali e ambientalisti. Un obiettivo che va di pari passo con quello di una durata ragionevole della vita lavorativa. |
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L'editoriale | 09.03.2022 |
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Sono ormai già oltre 2 milioni le persone costrette a lasciare l’Ucraina per sfuggire alle bombe e alla furia distruttiva dei tank russi. E, a dipendenza dell’evoluzione – assolutamente imprevedibile – del conflitto scatenato dall’invasione del paese da parte di Mosca il 24 febbraio scorso, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane potrebbero salire fino a 5 milioni, stima l’Onu. Siamo di fronte a un esodo di proporzioni bibliche e alla crisi migratoria più rapida mai vista in Europa dopo la Seconda Guerra mondiale. |
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L'editoriale | 17.02.2022 |
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Era il 17 marzo 2020 quando la crisi pandemica investì la Svizzera con tutta la sua forza. Quel giorno entrò in vigore il primo lockdown, che impose la chiusura di quasi tutto (ristoranti, bar, parrucchieri, palestre e la maggior parte dei negozi) e la sospensione delle relazioni sociali. Le nostre città si svuotarono e divennero spettrali. A 23 mesi esatti di distanza, il 17 febbraio 2022, sono decadute per decisione del Consiglio federale praticamente tutte le misure di protezione che ci hanno accompagnati durante questo lungo periodo. È sicuramente un momento liberatorio (per molti, non per tutti) dopo due anni di restrizioni, ma che non deve essere di euforia. Perché i tempi (rapidissimi) e il modo (con una comunicazione a tratti fuorviante) in cui ci si è giunti possono dare l’impressione che la pandemia finisca qui. Ma le cose non stanno così ed è bene saperlo. |
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L'editoriale | 03.02.2022 |
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Misure troppo blande, introdotte quasi sempre tardivamente e revocate prima del dovuto. La strategia seguita dal Consiglio federale negli ultimi 24 mesi di pandemia trova conferma anche nella fase attuale, che tutti indicano come quella della tanto agognata “normalizzazione”. Si va ormai verso una rapida e quasi completa abolizione delle restrizioni, sulle orme del modello del “liberi tutti” decretato pochi giorni fa dalla Danimarca e da qualche altro paese. Le decisioni annunciate mercoledì dal Governo elvetico (immediata abolizione delle quarantene dei contatti e revoca dell’obbligo di telelavoro) e quelle prefigurate per le prossime settimane (cancellazione in blocco o in due fasi delle restanti misure a partire da metà febbraio) lo confermano.
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Il libro | 20.01.2022 |
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Un libro sul 2020, l’anno dello scoppio della pandemia, ma non un libro sulla pandemia. Questo è l’ultimo sforzo editoriale, il settimo della carriera, del fotografo e fotoreporter, ginevrino trapiantato a Lugano, Didier Ruef. 2020 è una sorta di diario dell’anno in immagini, un’opera di 366 scatti rigorosamente in bianco e nero, realizzata con un unico apparecchio e che si è sviluppata di giorno in giorno, dal 1° gennaio al 31 dicembre. Ce la racconta lo stesso Didier Ruef. |
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L'editoriale | 20.01.2022 |
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Con la prima edizione di questo 2022 appena iniziato, area entra nel suo 25esimo anno di pubblicazione: quasi un miracolo editoriale nel panorama della stampa sindacale e di sinistra in lingua italiana in Svizzera. Compatibilmente con i mezzi limitati a disposizione, abbiamo sempre cercato e cercheremo sempre di realizzare un prodotto giornalistico rigoroso e di qualità, che racconti il mondo del lavoro e la società in tutte le loro sfaccettature e in modo che altri non fanno, dando innanzitutto voce alle persone che non ne hanno o a cui di solito viene tolta. Se questo è stato possibile sin qui lo dobbiamo certamente alla fedeltà di voi lettrici e lettori e al nostro editore, il sindacato Unia che da sempre crede e investe importanti risorse in un’informazione libera e indipendente. Ma anche ai cosiddetti “aiuti indiretti ai media” (sotto forma di riduzione delle tariffe postali di spedizione) di cui beneficiamo e di cui continueremo ad avere bisogno nei prossimi anni, a maggior ragione in un contesto, caratterizzato da un continuo aumento dei costi di produzione e di distribuzione e dalla contrazione delle entrate pubblicitarie, in cui è sempre più complicato far quadrare i conti. |
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Diritti violati | 11.01.2022 |
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DPD deve smetterla di violare i diritti sindacali del personale e di punire chi li esercita. È la richiesta contenuta in una petizione promossa dal sindacato Unia all'indomani di un ennesimo atto ostile da parte dell'azienda specializzata nella spedizione di pacchi, che con un meschino stratagemma si è sbarazzata di quattro lavoratori impegnati nel sindacato. Lavoratori che vanno immediatamente reintegrati, recita il titolo della petizione lanciata oggi e che può essere firmata online (cliccare qui). |
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L'editoriale | 15.12.2021 |
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In Svizzera la popolazione anziana non gode della necessaria considerazione e del dovuto rispetto. È l’amara constatazione che ci viene di fare guardando a come la politica sta agendo sul fronte del sistema pensionistico e su quello della pandemia. Due questioni certamente molto diverse tra loro ma che vanno entrambe a incidere sul diritto alla vita delle persone: a una vita dignitosa e in salute. L’allungamento della speranza di vita, reso possibile dagli straordinari progressi della medicina, è una conquista straordinaria ma che viene da un lato usata per far lavorare la gente più a lungo e dall’altro sacrificata sull’altare delle libertà economiche. |
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L'editoriale | 02.12.2021 |
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Con la storica accettazione dell’iniziativa sulle cure infermieristiche con cui per la prima volta si conferisce una garanzia costituzionale alle condizioni di lavoro di una categoria professionale e con la chiara approvazione, come primo paese al mondo, del contestatissimo Certificato Covid, la Svizzera ha scritto domenica scorsa una bella pagina di democrazia. Le cittadine e i cittadini hanno dato prova di responsabilità, maturità, lungimiranza ed equilibrio. E ora si aspettano lo stesso dalle autorità chiamate a tradurre in pratica la valorizzazione del personale sanitario da una parte e a decidere misure di lotta alla pandemia rispettose anzitutto del diritto alla salute delle persone dall’altra. Due questioni in sé distinte ma che le circostanze del momento tengono spesso insieme. |
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L'editoriale | 18.11.2021 |
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Fino a quando la Svizzera potrà permettersi la sua proverbiale “prudenza” nell’affrontare la nuova ondata pandemica che come un ciclone sta investendo l’Europa e inducendo i governi dei paesi vicini ad adottare nuove drastiche misure per cercare di contenere il dilagare di nuove infezioni? Non per molto se vogliamo evitare un nuovo inverno da incubo per gli ospedali, per l’economia e per l’intera società. In tutto il continente il quadro epidemiologico è in continuo peggioramento, in termini di infezioni, di ricoveri e di decessi, da ormai un paio di mesi: la situazione è considerata dall’Oms «molto preoccupante» in una decina di paesi. E in diversi hanno già introdotto (e altri lo stanno per fare) pesanti restrizioni di varia natura: il confinamento dei non vaccinati (possibilità di uscire di casa solo per attività essenziali come fare la spesa o andare dal medico) è già realtà in Austria, in diversi Länder tedeschi l’accesso a bar e ristoranti è consentito solo agli immunizzati e in Italia si sta discutendo una soluzione simile, la Francia ha chiuso le frontiere ai no-vax mentre l’Olanda è già in lockdown: chiusura alle 20 di bar e ristoranti, alle 18 dei negozi non essenziali ed eventi sportivi a porte chiuse.
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L'editoriale | 08.11.2021 |
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A tre settimane dalla votazione, l’iniziativa “per cure infermieristiche forti” ha il vento in poppa: secondo i sondaggi, gode di un consenso che sfiora l’80 per cento, i contrari sono solo il 15 per cento e gli indecisi il 7. E il pronostico – sostengono gli esperti – non ha quasi possibilità di essere smentito alle urne. È una situazione più unica che rara per un’iniziativa popolare, oltretutto di marca sindacale, e che sul fondo si spiega facilmente: la popolazione svizzera è pienamente cosciente del problema della carenza di personale nel nostro sistema sanitario, della necessità di valorizzarne le professioni e di migliorare le condizioni d’impiego e di lavoro. In piena sintonia con le 5.000 assistenti di cura, segretarie di studio medico, laboratoriste, amministrativi, addetti alle pulizie, operatrici e operatori sanitari, levatrici e naturalmente infermiere e infermieri che sabato scorso erano in piazza a Berna per ribadire le loro rivendicazioni.
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L'editoriale | 21.10.2021 |
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Come in altri paesi europei, anche in Svizzera il Certificato Covid, obbligatorio dal 13 settembre scorso negli spazi interni di bar, ristoranti e strutture sportive, culturali e del tempo libero, è da settimane al centro di proteste di piazza in varie città. Al grido di “libertà, libertà”, presunti “amici della Costituzione” che rivendicano il diritto di infettarsi e di infettare e politici che cavalcano il malcontento e le paure della gente ne chiedono l’abolizione. A differenza di tutto il resto d’Europa e del mondo, le svizzere e gli svizzeri hanno però il privilegio di potersi esprimere sulle sorti di questo strumento che attesta l’avvenuta vaccinazione contro il Covid, la guarigione o la negatività al tampone e che ci consente, anche in una situazione pandemica e sanitaria tutt’altro che tranquilla, di viaggiare e di vivere normalmente la nostra quotidianità. L’occasione è data il prossimo 28 novembre, quando il popolo si esprimerà (per la seconda volta nel giro di 6 mesi) sulla cosiddetta Legge Covid-19, la base legale dei provvedimenti del Consiglio federale per far fronte alla pandemia e limitare i danni economici. |
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L'editoriale | 07.10.2021 |
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Mentre sul fronte della lotta alla pandemia si assiste a un’evoluzione positiva circa l’incidenza del virus, i ricoveri e i decessi e gli sforzi sono ora concentrati per migliorare un tasso di vaccinazione ancora insufficiente per evitare una ripresa delle infezioni con l’arrivo della stagione fredda, la situazione è sempre più preoccupante sul fronte del servizio sanitario, confrontato con una crescente penuria di personale e con condizioni di lavoro insostenibili. È un problema che esiste (e viene denunciato) da anni e che la pandemia ha ulteriormente aggravato e reso ancora più evidente. Evidente come l’urgenza d’intervenire con misure adeguate, perché in gioco c’è la qualità delle cure in Svizzera. |
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L'editoriale | 23.09.2021 |
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Nella ricca Svizzera i pensionati godono di rendite sufficienti per pagare i costi fissi mensili come l’affitto, l’assicurazione malattie o le imposte e magari per concedersi qualche hobby, attività del tempo libero oppure una vacanza? Certamente no e la situazione si sta facendo, ormai da anni, sempre più precaria. L’Avs non basta per vivere e le rendite della previdenza professionale (il cosiddetto 2° pilastro) sono in caduta libera: si pensi che una persona che andrà in pensione nel 2025 percepirà il 20 per cento in meno di una che ci è andata nel 2010, con il medesimo capitale. A pagare il prezzo più elevato sono le donne, le cui pensioni sono di oltre un terzo inferiori a quelle degli uomini: una su tre deve accontentarsi di meno di 2.000 franchi al mese e in generale con il pensionamento vedono accentuarsi le discriminazioni già vissute durante la vita professionale con retribuzioni del 20 per cento inferiori rispetto a quelle degli uomini che svolgono lo stesso identico lavoro. |
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L'editoriale | 09.09.2021 |
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Con un ritardo di un paio di mesi rispetto ai nostro vicini e alla maggior parte dei paesi europei e dopo aver incomprensibilmente tergiversato per settimane, il Consiglio federale ha finalmente deciso l’estensione dell’obbligo del certificato Covid, una misura che in questa fase della pandemia può contribuire a rallentare la diffusione del virus, a ridurre le ospedalizzazioni e la pressione sui reparti di cure intensive, che in diversi cantoni sono (nuovamente) prossimi al collasso. E magari anche a salvare qualche vita umana, un “dettaglio” che troppo spesso passa in secondo piano: come se i malati, i guariti che hanno subito danni permanenti e i morti fossero solo numeri. Da lunedì 13 settembre solo le persone vaccinate, guarite dal Covid negli ultimi sei mesi o negative a un test effettuato nelle ultime 48 ore potranno accedere a bar, ristoranti, palestre, piscine coperte, musei, zoo, casinò, sale da biliardo e a manifestazioni al chiuso con più di 50 persone. Il certificato Covid sarà insomma obbligatorio in quasi tutti gli ambiti della vita pubblica. E le inosservanze potrebbero costare caro: multe di 100 franchi per l’avventore di un ristorante non munito di pass e fino a 10.000 per l’oste. Giusto così. Alternative non ce ne sono. E si è già aspettato fin troppo. |
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L'editoriale | 26.08.2021 |
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Sul fronte della pandemia la situazione è critica e assai preoccupante anche in Svizzera. E il rischio di un ulteriore aggravamento, complici i rientri dalle ferie, lo spettro della variante Delta attualmente in circolazione e lo stallo che si registra con le vaccinazioni, è concreto. Una quarta ondata è alle porte e urgono contromisure, affermano da settimane gli esperti della task force scientifica della Confederazione. Ma soltanto l’altro ieri è giunta una prima, peraltro timidissima, reazione del Consiglio federale, che ha iniziato a ipotizzare un’estensione dell’obbligo del certificato Covid negli spazi interni di bar, ristoranti e strutture sportive, culturali e del tempo libero. |
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Amianto | 24.06.2021 |
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Si è aperto a Novara il 9 giugno scorso il nuovo processo per i morti dell’Eternit contro l’ex patron e miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario. Un’accusa in relazione alla morte per mesotelioma (il tipico cancro da amianto che colpisce soprattutto la pleura e più raramente il peritoneo) di 392 persone, 62 lavoratori e 330 semplici cittadini, del Monferrato Casalese, vittime delle polveri di amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dallo stabilimento di Casale Monferrato. Si tratta di una tappa cruciale della lunghissima ed estenuante rincorsa di una qualche forma di giustizia per le vittime. Il nostro reportage da Novara, con interviste e testimonianze. |
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Processo Eternit | 24.06.2021 |
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Trentamila euro per ogni cittadino morto e ventimila in media per ogni operaio. Sono i risarcimenti che l’imputato del processo Eternit Stephan Schmidheiny offre ai parenti delle vittime dell'amianto perché si tolgano dai processi, perché cioè rinuncino a costituirsi parte civile. Bruno Pesce (Associazione delle vittime) spiega le origini di questa “offerta unilaterale”: una provocazione dell'imputato. |
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L'editoriale | 23.06.2021 |
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Per tutelare i diritti nel mondo del lavoro, in particolare quello alla salute, le buone leggi e le campagne di prevenzione non bastano. Se un operaio muore, si ferisce o si ammala gravemente svolgendo la sua attività professionale non è quasi mai una “fatalità” (come si abusa dire) e dunque, sempre, in ogni singolo caso, andrebbero accertate le responsabilità ed eventualmente sanzionati i colpevoli in modo proporzionale al danno arrecato. Nella realtà le cose non vanno quasi mai così: sulla criminalità d’impresa si indaga poco e quando lo si fa la macchina della giustizia spesso si inceppa a causa di una giurisprudenza e di leggi che tendenzialmente favoriscono l’impunità. È una piaga diffusa a livello internazionale e un problema che investe quasi tutte le democrazie. Ci sono però lodevoli eccezioni, come i processi che si stanno celebrando in Italia per i morti causati dall’amianto delle fabbriche di Eternit e che vedono come imputato eccellente il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny.
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L'editoriale | 08.06.2021 |
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La concessione di poteri esorbitanti alle autorità di polizia è uno dei punti più problematici della “Legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo” (Mpt) in votazione il 13 giugno. Una legge liberticida e che mina principi fondamentali dello stato di diritto, perché conferisce alla polizia la facoltà di limitare i diritti di libertà degli individui a titolo preventivo, a sua discrezione, semplicemente sulla base di un sospetto e senza alcun mandato di un’autorità giudiziaria o politica. È l’anticamera di uno Stato di polizia. Ogni intervento «sarebbe proporzionato al caso in questione», tenta di rassicurare il Consiglio federale, ma in realtà è più che legittimo temere un’esplosione degli abusi. Per farsi un’idea di cosa possa significare un eccesso di potere nelle mani della polizia e come le leggi e le garanzie costituzionali possano essere facilmente calpestate, basta guardare allo spettacolo indegno che in queste settimane sta offrendo la città di Lugano nell’affrontare la questione dell’autogestione, che, come altrove in Svizzera, anche in Ticino, da oltre vent’anni, è una realtà sociale, politica e culturale ben radicata. |
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Sindacato | 03.06.2021 |
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Sarà un congresso anomalo quello che il sindacato Unia celebrerà questi 4 e 5 giugno, perché, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, deve tenersi in gran parte online e in modo decentralizzato. Ma, seppur azzoppato nella forma, questo congresso rappresenta un passaggio centrale per l’organizzazione, perché ne deve definire la strategia organizzativa per i prossimi anni e perché deve avviare un importante processo di riforma. |
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L'editoriale | 27.05.2021 |
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C’è un mondo reale in cui le pensionate e i pensionati fanno sempre più fatica, anche nella ricca Svizzera, a tirare la fine del mese. E c’è una politica che dovrebbe dare delle risposte, ma che, come se operasse da un pianeta lontano, sa solo proporre tagli alle rendite e misure di risparmio sulle spalle delle donne, cioè della categoria che già soffre per le discriminazioni di genere insite nel sistema pensionistico elvetico e che si traducono con (mediamente) un terzo di rendita di vecchiaia in meno rispetto agli uomini. Ma c’è anche un movimento sindacale che sa offrire un’altra prospettiva: quella di assicurare una vecchiaia dignitosa a tutte e tutti. L’iniziativa popolare per una tredicesima mensilità Avs depositata oggi alla Cancelleria federale corredata di 140.000 firme (e che dunque sarà sottoposta a votazione), va proprio in questa direzione, perché propone un rafforzamento di quella che in Svizzera è l’assicurazione sociale per eccellenza. |
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L'editoriale | 12.05.2021 |
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Nonostante le aperture delle terrazze dei ristoranti, dei centri fitness e dei cinema del 19 aprile, nonostante i numerosi assembramenti (illegali) di migliaia di persone cui assistiamo da settimane e nonostante un diffuso rilassamento nella popolazione che sempre meno si attiene alle misure di protezione contro il coronavirus, l’andamento della pandemia in Svizzera è positivo: i casi giornalieri di nuove infezioni sono in diminuzione, le ospedalizzazioni si riducono sensibilmente e i decessi pure. Parallelamente la campagna di vaccinazione avanza a ritmo spedito. Tutto questo consentirà a breve un ulteriore allentamento delle misure restrittive (in particolare l’apertura anche degli spazi interni di bar e ristoranti) e dunque la riconquista di pezzi di libertà. Eppure c’è chi si lamenta per presunti errori di valutazione degli esperti e pretende di riaprire tutto e subito. A farlo non sono solo i cosiddetti “negazionisti” che manifestano nelle piazze e inondano i social media con le loro teorie astruse. Ma anche politici e rappresentanti dell’economia, che, evidentemente, alla tutela della salute dei cittadini antepongono interessi elettoralistici e il profitto. |
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Giornata internazionale | 12.05.2021 |
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In occasione dell’odierna Giornata internazionale delle cure infermieristiche si tengono in tutta la Svizzera azioni di sensibilizzazione da parte del personale del settore organizzato sindacalmente e a livello associativo. «Un anno dopo gli applausi non è cambiato nulla», scrive Unia in una nota stampa in cui si ribadiscono le rivendicazioni: una maggiore protezione della salute delle lavoratrici e dei lavoratori, più investimenti per il personale e aumenti salariali, un sistema di finanziamento delle cure basato su principi di solidarietà e che consenta di garantire buone condizioni di lavoro e buone cure, la messa in pratica dell’iniziativa popolare “per cure infermieristiche forti”, che mira a garantire la formazione di un numero sufficiente di personale, migliori condizioni di lavoro e migliori cure. Della situazione nel settore abbiamo parlato con Enrico Borelli della direzione nazionale del settore terziario di Unia e co-responsabile del dossier “cure”. |
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Giustizia & Società | 29.04.2021 |
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Disoccupazione e sottoccupazione crescono, gli impieghi precari proliferano, il rispetto delle norme legali in materia di salari e condizioni di lavoro viene meno e a pagarne il prezzo più elevato sono le persone fragili, in termini sia economici sia di salute. Sono gli effetti deleteri di 14 mesi di pandemia e soprattutto del mancato ascolto del celebre appello che udiamo sin dal marzo 2020 “Nessuno va lasciato indietro”. La situazione è «preoccupante anche per i mesi a venire», denuncia l’Unione sindacale svizzera (Uss), formulando tutta una serie di rivendicazioni tese a ricomporre la frattura sociale: a partire da quella di un salario minimo legale di 22 franchi l’ora. |
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L'editoriale | 29.04.2021 |
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Quello che celebriamo quest’anno non è un Primo Maggio tutto virtuale con strade e piazze deserte come è stato quello del 2020, ma non sarà nemmeno una “normale” Festa dei lavoratori, perché in questi luoghi, da 131 anni simbolo della lotta internazionale del movimento operaio, si potranno tenere soltanto delle piccole azioni con pochi partecipanti, supportate da iniziative nella realtà digitale. La situazione pandemica e le necessarie misure sanitarie non consentono di fare di più. Ancora una volta, le salariate e i salariati, in Svizzera come altrove, non possono incontrarsi per lottare uniti, per diffondere le loro ragioni, per vivere appieno lo spirito di questa giornata. Bisogna allora sfruttare ogni occasione alternativa che è stata pensata per sopperire alle circostanze, perché del Primo Maggio c’è quest’anno più bisogno che mai.
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L'editoriale | 15.04.2021 |
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Gli indicatori sullo stato della pandemia in Svizzera non consentirebbero alcun allentamento delle misure contro il coronavirus, ma lunedì 19 aprile bar, caffetterie e ristoranti potranno riaprire ai clienti le loro terrazze. La decisione, presa mercoledì dal Consiglio federale unitamente ad altri allentamenti per manifestazioni e attività sportive, rappresenta sicuramente una boccata d’ossigeno per tutti dopo 120 giorni di chiusura forzata e, oggettivamente, appare sensata. Ma è un atto che genererà anche rabbia e confusione e che ancora una volta dà la misura dell’approssimazione con cui Berna (e anche i Cantoni) hanno gestito e stanno gestendo la situazione.
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Giustizia | 01.04.2021 |
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L’inchiesta penale per la morte per esposizione all’amianto di alcuni ex operai delle Officine Ffs di Bellinzona sta per essere archiviata con un decreto d’abbandono. La notizia, confermataci dal Ministero pubblico ticinese, non può che lasciare l’amaro in bocca tra i familiari delle vittime, che ancora una volta si vedono sbarrare la strada della Giustizia. Ma c’è anche uno sviluppo positivo da registrare: nell’ambito di una causa civile di risarcimento contro le Ffs avanzata dai familiari di Bruno Bertini, morto di mesotelioma pleurico dopo 30 anni di esposizione alla polvere Killer durante la sua attività di riparatore e verificatore di treni, alcuni testimoni diretti di quella tragedia avranno, per la prima volta, la possibilità di testimoniare davanti a un giudice. |
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L'editoriale | 01.04.2021 |
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Testati negativi al coronavirus o vaccinati e talvolta con la mascherina. Sarà probabilmente solo a queste condizioni che nei prossimi mesi potremo tornare a viaggiare, ad assistere a un concerto, a goderci una partita di pallone dentro uno stadio o a frequentare cenoni, ambienti della vita notturna e dello svago. Allo stato attuale delle cose, a breve possiamo solo sperare di riconquistare questa sorta di “libertà vigilata”, che è comunque una boccata d’ossigeno sia per gli individui sia per le attività economiche più colpite da ormai un anno di pandemia, di restrizioni e di chiusure. La nuova strategia dei test gratuiti e di massa avviata dal Consiglio federale il 15 marzo e i test auto-diagnostici in arrivo il 7 aprile, oltre a favorire l’individuazione dei casi e dunque frenare la propagazione del virus, dovrebbero aiutarci a stare un po’ più insieme in sicurezza e a concederci una moderata libertà. “Prima di una cena, di una visita ai parenti o di una riunione, fatevi testare”, ripete il ministro della sanità Alain Berset. Un’indicazione che sarebbe valida anche per i turisti che in queste settimane di vacanze pasquali si riversano nelle località più sensibili, come per esempio il piccolo Ticino. C’è però un problema: a tutt’oggi ottenere un appuntamento in farmacia per un test in assenza di sintomi è un’impresa. |
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L'editoriale | 17.03.2021 |
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La Svizzera è confrontata con una realtà sociale drammatica, che vede le donne fortemente discriminate in tutte le fasi della loro vita: da lavoratrici perché percepiscono salari nettamente inferiori rispetto a quelli degli uomini; e da pensionate perché le loro rendite sono del 30 per cento più basse. In un contesto di questo tipo è semplicemente inconcepibile l’idea di attuare una riforma pensionistica che aggravi ulteriormente la loro condizione. Eppure è quello che sta capitando con la revisione dell’Avs (la cosiddetta AVS 21) attualmente in discussione alle Camere federali, dove proprio l’altro giorno è iniziato, nel peggiore dei modi, l’iter parlamentare. Indifferente alla volontà popolare più volte espressa (l’ultima volta nel 2017) e alle mobilitazioni degli scorsi anni (si pensi al grandioso sciopero femminista del 14 giugno 2019), sordo a ogni appello alla ragionevolezza e denotando scarso rispetto, oltre che poca lungimiranza, il Consiglio degli Stati, trascinato dalla sua maggioranza borghese, ha deciso un taglio netto delle pensioni delle donne di almeno 1.200 franchi all’anno. |
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Il caso | 04.03.2021 |
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Non solo metodi dispotici nei confronti dei lavoratori, ma persino un quadro di Mussolini appeso in bella vista nell’ufficio di un dirigente della DPD presso il centro logistico ticinese di Giubiasco. Un quadro che era lì da anni e che mercoledì mattina è stato rimosso per ordine della direzione nazionale della della DPD (Svizzera) Sa, la più grande impresa privata di spedizione del paese, che, in seguito ad un’inchiesta di Unia, è da alcune settimane nell’occhio del ciclone per le scandalose condizioni di lavoro e di sfruttamento a cui sono costretti i circa 800 addetti alla distribuzione. |
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L'editoriale | 04.03.2021 |
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l 22 marzo deve essere il giorno della fine del lockdown. E chissenefrega dell’evoluzione della pandemia, delle varianti del virus, della terza ondata, delle raccomandazioni degli esperti, dei quasi 10.000 morti negli ultimi 12 mesi e di quelli che verranno. È con tutta evidenza un ragionamento di questa bassezza ad aver spinto l’altro giorno una maggioranza del Consiglio nazionale ad approvare una “dichiarazione urgente” perché il governo acceleri con le riaperture di bar, ristoranti, centri fitness e istituzioni culturali e abolisca immediatamente la regola di 5 persone al massimo negli spazi chiusi. Non è una decisione vincolante per il Consiglio federale ma estremamente pericolosa e irresponsabile, sia per la delicatezza della situazione pandemica sia per il clima d’insofferenza che si respira nel paese. |
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Eguaglianza | 11.02.2021 |
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«Lo sapeva che ancora oggi le donne ricevono un terzo in meno di rendita di vecchiaia rispetto agli uomini? Sono le donne ad assumersi gran parte del lavoro di accudimento, di cura e assistenza, ma questo lavoro non viene praticamente preso in considerazione nel calcolo delle rendite. Pur lavorando una vita intera, spesso le donne arrivano alla pensione con rendite insufficienti. È vergognoso!». Si apre così, con un interrogativo sarcastico, con un’amara constatazione e con parole di rabbia, l’Appello urgente che centinaia di migliaia di donne e di uomini stanno trasmettendo in questi giorni ai 46 Consiglieri agli Stati, affacendati con la riforma dell’AVS, nell’ambito del progetto cosiddetto Avs 21.
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L'editoriale | 11.02.2021 |
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Per le donne di questo paese il 2021 si apre nel peggiore dei modi. E non solo perché sono le prime a essere colpite dagli effetti nefasti sul mondo del lavoro e sulla vita familiare di una pandemia che non accenna ad allentare la morsa. Nell’anno del cinquantesimo anniversario della (faticosissima) conquista del diritto di voto (era il 7 febbraio 1971) e sempre in attesa che si realizzi la promessa politica, risalente alla medesima epoca, che anche le donne possano vivere della loro pensione durante la vecchiaia, ecco un ennesimo grave affronto: un progetto di riforma dell’AVS tutta a spese delle donne e che va esattamente nella direzione opposta: verso uno smantellamento dei diritti e una riduzione delle rendite. Ma c’è anche una buona notizia: un appello sindacale urgente, lanciato all’indomani di un’ennesima provocazione da parte di una politica sempre più lontana dal paese reale, ha raccolto in una settimana oltre 300mila sottoscrizioni. È la prima volta che in Svizzera si ottengono tante firme in così poco tempo. È un segnale forte verso il Parlamento che deve prendere le decisioni e un segnale incoraggiante in vista delle prossime inevitabili battaglie su questo terreno. (si veda articolo L'Avs va rafforzata, non smantellata)
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L'editoriale | 21.01.2021 |
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La pandemia di coronavirus colpisce duramente soprattutto le persone anziane, per la loro fragilità fisica ma anche per non essere protette a sufficienza dalle blande e sempre tardive misure a difesa della salute pubblica sin qui adottate da Cantoni e Confederazione: tant’è che ci è voluta la cosiddetta “variante inglese” del virus per convincere il Consiglio federale a decretare finalmente l’obbligo di home office e le attuali chiusure di ristoranti e commerci, che gli esperti e la logica suggerivano già sin dall’autunno. A pagare un prezzo maggiorato per le scelte scellerate dei governi sono anche le persone povere o che vivono in condizioni socioeconomiche precarie. A rivelarlo è un interessante studio scientifico degli ospedali universitari di Ginevra e del Politecnico di Losanna.
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Lavoro & Salute | 21.12.2020 |
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Il sindacato Unia chiede una via d’uscita solidale dalla crisi sociale e sanitaria e lancia un appello alla politica e alle autorità ad agire finalmente «con decisione», prendendo «immediatamente tutte le misure necessarie al contenimento della pandemia» e facendo in modo «che non siano i lavoratori e le persone socialmente svantaggiate a pagare il conto della crisi», si legge in una presa di posizione del Comitato centrale in cui si formulano sette rivendicazioni. In attesa delle prossime decisioni del Consiglio federale, che dovrebbero giungere in concomitanza con l’uscita di questo giornale, area ha sentito la presidente nazionale di Unia Vania Alleva. |
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L'editoriale | 17.12.2020 |
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Anno 2020, anno del coronavirus. La Svizzera attende fino al 6 luglio per introdurre l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici, fino al 19 ottobre per estenderlo a stazioni, aeroporti e ai luoghi chiusi accessibili al pubblico, addirittura fino al 29 ottobre per imporlo anche all’esterno (ma solo laddove non possono essere mantenute le distanze, in pratica a discrezione del singolo). Anche la chiusura totale delle discoteche viene decretata solo il 29 ottobre, così come la chiusura alle 23 di bar e ristoranti per i quali una nuova stretta è arrivata il 12 dicembre. In mezzo a tutto questo, il 1° ottobre viene abrogato il divieto nazionale per grandi manifestazioni e si aprono gli stadi di calcio e di hockey. È un elenco di date e decisioni che ben racconta la disastrosa gestione della seconda ondata della pandemia da parte del Consiglio federale e che spiega la drammatica situazione epidemiologica, economica e anche sociale in cui ci troviamo oggi, condannati a vivere il Natale e le festività di fine anno sull’orlo del precipizio e in attesa di restrizioni e misure drastiche e dolorose per tutti. |
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L'editoriale | 03.12.2020 |
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«Grande preoccupazione per il pranzo di Natale... preoccupatevi di non farlo in ospedale o magari di non farli mai più i pranzi». È un post su facebook scritto pochi giorni fa dall’infermiera dell’ospedale di Cremona, divenuta il marzo scorso simbolo dello spirito di sacrificio dei sanitari al fronte della lotta al Covid con una fotografia che la ritrae addormentata sulla scrivania stremata alla fine di un turno di lavoro. Sono parole dure, brutali e che le sono costate feroci critiche e insulti. Ma sono parole di verità e necessarie in queste settimane di folli dibattiti su come trascorrere le festività natalizie e di iniziative commerciali fuori luogo in una fase di piena pandemia. Non è tempo di aperitivi, di cenoni, di mercatini, di settimane bianche o di shopping sfrenato. Eppure ci si ostina a non capirlo. |
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Lavoro e salute | 19.11.2020 |
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Piani di protezione insufficienti, autorità federali e cantonali troppo passive e gravi lacune nell’ambito dei controlli sui luoghi di lavoro per quanto attiene al rispetto delle misure di tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori. È in queste condizioni che la Svizzera sta gestendo la seconda violenta ondata della pandemia di coronavirus. Una perizia dimostra come gli ispettorati del lavoro siano sottodotati e non in grado di effettuare i controlli dovuti: dati e analisi. |
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L'editoriale | 19.11.2020 |
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Come già era successo durante la prima ondata della pandemia, appare evidente che i rischi di contagio da coronavirus cui vanno incontro le lavoratrici e i lavoratori svolgendo la loro attività professionale e i conseguenti danni alla loro salute vengono sistematicamente sottaciuti, minimizzati e ignorati. È una diretta conseguenza della strategia scelta dal Consiglio federale, che consiste nel mettere davanti a tutto, costi quello che costi, il funzionamento della macchina produttiva e la salvaguardia dei profitti delle grandi imprese. Una strategia confermata ancora mercoledì: sordo agli appelli di autorevoli economisti e ignorando le raccomandazioni della stessa task force della Confederazione in favore di misure più restrittive per contenere la diffusione della pandemia (chiusura di bar e ristoranti, centri del tempo libero eccetera), il Governo ha deciso di “aspettare” (ancora) una nuova valutazione della situazione degli esperti il prossimo fine settimana.
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L'editoriale | 05.11.2020 |
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Da un lato una situazione sanitaria sempre più preoccupante, lavoratrici e lavoratori che operano sui fronti più caldi esausti e delusi, interi rami economici (si pensi alla ristorazione o alla cultura) prossimi al collasso e i cittadini viepiù preoccupati, disorientati e insofferenti. Dall’altro lato le autorità politiche che, tenute ben strette al guinzaglio dal potere economico, navigano a vista, con confusione, improvvisazione e ritardo. È così che la Svizzera sta affrontando la seconda violentissima e inattesa (complici queste medesime ragioni) ondata di contagi da coronavirus, con cui dovremo fare i conti ancora a lungo. Almeno fino all’altro capo dell’inverno. Il Consiglio federale sta dando prova di immobilismo su tutti i fronti. |
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L'editoriale | 22.10.2020 |
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Siamo a cinque minuti dalla mezzanotte ma ci viene servita la colazione. È una metafora che rende l’idea della lentezza con cui il Consiglio federale sta affrontando la nuova ondata di contagi da coronavirus che sta investendo la Svizzera, la quale, con un’incidenza media di quasi 400 casi ogni 100.000 abitanti e punte fino a 900 in alcuni cantoni, ha oggi una delle peggiori situazioni dell’intero continente. Eppure, Berna continua a dormire e a lasciare che siano i Cantoni a sbrogliarsela. |
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Tasse e frontalieri | 15.10.2020 |
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Il nuovo accordo tra Svizzera e Italia sul regime fiscale per i frontalieri non è ancora cosa fatta: «È troppo presto per cantare vittoria», afferma il segretario regionale di Unia Ticino e Moesa Giangiorgio Gargantini, che areaonline ha interpellato per fare il punto alla situazione dopo la notizia di una raggiunta “pre-intesa” tra i governi dei due paesi e le voci su una possibile firma dell’Accordo già entro la fine di quest’anno. Domani tra l’altro il ministro delle finanze Ueli Maurer sarà a Bellinzona per illustrare i dettagli al Consiglio di Stato ticinese. |
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L'editoriale | 08.10.2020 |
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Nel quadro di un pacchetto di votazioni in cui hanno tendenzialmente prevalso le ragioni del fronte progressista, il 27 settembre scorso le cittadine e i cittadini svizzeri hanno affossato l’idea di una “Swissexit” contenuta nell’ennesima iniziativa isolazionista e neoliberista dell’Udc, che mirava a rompere la via bilaterale nelle relazioni con l’Unione europea e, soprattutto, a fare piazza pulita delle già fragili norme di protezione dei salari e dei lavoratori previste dal diritto elvetico. Il tentativo di cancellare diritti e legalizzare il dumping salariale mascherandosi dietro la presunta necessità di limitare l’immigrazione è fallito: la maggioranza della popolazione, anche grazie al lavoro svolto dal movimento sindacale, ha capito l’inganno e ha rifiutato il modello di una libera circolazione senza regole. Una decisione che da un lato dovrà essere determinante per ogni ulteriore sviluppo delle relazioni con l’Ue e che dall’altro apre spazi al fronte sindacale e di sinistra per alzare l’asticella delle rivendicazioni.
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Amianto | 24.09.2020 |
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Stephan Schmidheiny «era ben consapevole della pericolosità dell’amianto» ma, «in nome della sola produttività commerciale e del profitto, decise di scaricare i costi umani e ambientali» connessi al suo utilizzo «sulle popolazioni e sui territori dei comuni che ospitavano gli stabilimenti» Eternit. È uno dei passaggi centrali della sentenza di condanna del miliardario svizzero a 4 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato, pronunciata nel maggio 2019 dal Tribunale di Torino ma le cui motivazioni sono state depositate solo alcune settimane fa.
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L'editoriale | 24.09.2020 |
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Sono contrari a ogni misura restrittiva e a ogni limitazione della libertà individuale, all’obbligo della mascherina e ai vaccini, alcuni negano addirittura l’esistenza del coronavirus e considerano i morti che questo ha provocato e sta provocando nel mondo un fatto trascurabile. È più o meno questo il profilo degli “scettici” e dei complottisti che da sempre affollano le piattaforme sociali ma che da qualche settimana, anche in Svizzera, portano le loro deliranti tesi pure in piazza, assumendo oltretutto comportamenti sempre più aggressivi, provocatori e irrispettosi delle persone più fragili. Erano solo alcune centinaia i partecipanti alle due manifestazioni che hanno avuto luogo a Zurigo nelle scorse settimane, ma si tratta di un fenomeno da non sottovalutare. Anche perché, nonostante il numero crescente dei contagi in diversi cantoni, l’insofferenza è destinata ad aumentare con il protrarsi della pandemia e con l’allontanarsi del ritorno alla normalità. Una “normalità” che non rivivremo prima della primavera 2022, calcolano i virologi più autorevoli a livello internazionale. |
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L'editoriale | 10.09.2020 |
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La libertà sindacale è un diritto fondamentale esplicitamente riconosciuto, oltre che dalle leggi internazionali, dalla Costituzione federale, al pari della libertà d’opinione, economica, di associazione, di stampa eccetera. Da essa deriva tra l’altro il diritto del sindacato di accedere ai luoghi di lavoro, cioè laddove sorgono e si possono risolvere i conflitti, nonché intercettare e combattere gli abusi compiuti a danno dei salariati. Può sembrare una banalità ed esagerato riaffermare questo elementare concetto nell’articolo di fondo di un giornale sindacale. Ma, ahinoi, non lo è. Perché nel 2020 vi sono ancora dei padroni e delle organizzazioni che li rappresentano che proprio non si rassegnano all’idea. Un esempio paradigmatico ce lo ha fornito alcuni giorni fa la sezione Ticino della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) con una delirante presa di posizione, in risposta alle reazioni di sdegno e di condanna per la vile aggressione, da parte di un impresario (membro della Ssic), di un funzionario sindacale di Unia mentre svolgeva regolarmente il suo lavoro su un cantiere della Valle Maggia.
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L'editoriale | 31.08.2020 |
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Quella che stiamo vivendo è una fine estate carica di incertezze: per la situazione sanitaria come per quella economica. E nella popolazione, complice la mancanza di risposte convincenti e adeguate alle circostanze, si fanno largo sentimenti di paura, di preoccupazione, di smarrimento. E anche di crescente insofferenza. Sul fronte della pandemia, al di là della crescita del numero dei contagi a cui assistiamo da alcune settimane e dei timori che ciò può suscitare, stanno emergendo tutti i limiti della regionalizzazione (decisa in giugno dal Consiglio federale) della responsabilità nel fronteggiare la situazione: i Cantoni si muovono in ordine sparso e adottano a volte decisioni incomprensibili (si pensi a Zurigo: obbligo della mascherina nei negozi, ma non negli aeroporti, nelle stazioni e nei centri commerciali sotterranei annessi). E mentre a livello regionale si introducono restrizioni e divieti, la Confederazione cosa fa? decide di aprire gli stadi: così dal 1° ottobre al St. Jakob Park di Basilea, per esempio, potranno confluire fino a 25mila persone.
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Salute e affari | 26.06.2020 |
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Perché un prodotto sospettato di essere dannoso per la salute, ritirato dal mercato americano, dovrebbe continuare a essere venduto in altri paesi? È la domanda centrale che diverse organizzazioni italiane e francesi attive sul fronte della difesa della salute hanno posto nelle scorse settimane, attraverso degli appelli, ai rispettivi ministri della sanità, in relazione alla problematica del talco contaminato da amianto. Una problematica nota da decenni e tornata prepotentemente di attualità alcune settimane fa. |
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L'editoriale | 26.06.2020 |
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Una crisi economica senza precedenti, esplosione della disoccupazione e del ricorso all’aiuto sociale, decine di migliaia di posti di lavoro a rischio, salari sempre più sotto pressione. Quella che sta uscendo, perlomeno ce lo auguriamo, dalla fase di pandemia è una Svizzera in grande difficoltà e tutte le previsioni ci dicono che in autunno andrà peggio. È dunque un contesto difficile quello in cui, subito dopo l’estate, si terrà la votazione popolare sull’iniziativa dell’Udc detta “per la limitazione”, un appuntamento politico cruciale per l’avvenire della Svizzera. E non solo per quello che concerne le sue relazioni economiche con l’Unione europea e la regolamentazione dell’afflusso di manodopera estera. Perché la vera posta in gioco il 27 settembre sono i diritti di tutte le salariate e di tutti i salariati che lavorano in questo paese, che siano immigrati, frontalieri, lavoratori distaccati, residenti o cittadini svizzeri. |
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L'editoriale | 03.06.2020 |
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Negli ultimi mesi abbiamo imparato a leggere la situazione epidemiologica e sanitaria legata al coronavirus attraverso dei grafici a curve. Curve che oggi, fortunatamente, vediamo quasi piatte, perché i numeri dei nuovi contagi, dei ricoverati e dei morti si avvicinano ormai allo zero. Ma vi sono altre curve che si stanno invece impennando. Sono quelle che si riferiscono ai senza lavoro, ai sotto-occupati, ai poveri. Curve che mitigano drasticamente la gioia dataci da questa fase di ritorno alla vita, perché preannunciano, anche per la ricca Svizzera, un futuro a tinte fosche, se non saranno adottate incisive misure in difesa dell’occupazione e dei salari. I dati e le previsioni ci dicono che per le lavoratrici e per i lavoratori la situazione, anche in questo nuovo contesto di ripresa delle attività economiche, rimane tesissima e che molti problemi devono ancora essere risolti. Soprattutto per le categorie più fragili (giovani, donne, lavoratori anziani, immigrati) e peggio retribuite, che dalla crisi del coronavirus escono ulteriormente e fortemente indebolite |
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L'intervista | 22.05.2020 |
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Dopo due mesi di parziale lockdown, la Svizzera è ripartita quasi completamente. In attesa di conoscere gli effetti sull’evoluzione della pandemia delle riaperture scattate lo scorso 11 maggio (che si inizieranno a vedere verso fine mese), area ha stilato una sorta di bilancio di questo periodo molto speciale con il dottor Franco Cavalli, oncologo, ricercatore e attento osservatore della società. |
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L'editoriale | 22.05.2020 |
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La Svizzera si sta risvegliando: le riaperture di negozi, bar, ristoranti, palestre scattate lo scorso 11 maggio hanno riacceso la voglia di “normalità” della gente dopo due mesi di semi-quarantena. Ma, come era prevedibile, la fretta del Consiglio federale e i suoi cedimenti di fronte alle pretese del padronato per una rapida ripresa delle attività economiche sta producendo false certezze e comportamenti scriteriati, soprattutto negli ambiti del commercio, della gastronomia e dei trasporti. Con tutto quello che ciò può comportare per la salute della popolazione, in particolare delle lavoratrici e dei lavoratori al fronte, che non si trovano al supermercato, dietro il bancone di un bar o alla guida di un bus per piacere ma per il bisogno di sfamare una famiglia. E a pagare il prezzo più alto, come in tutti gli ambiti di questa crisi, sono le classi sociali più fragili e le donne in particolare: l’osservazione della realtà e le previsioni economiche per i prossimi mesi lo confermano. |
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L'editoriale | 07.05.2020 |
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È una partita ad alto rischio quella che ci stiamo giocando e che dall’11 maggio con la ripresa delle scuole e di molte attività economiche (segnatamente di bar, ristoranti e negozi) entra in una fase ancora più delicata e incerta. Medici, virologi ed epidemiologi suggerivano maggiore prudenza e gradualità in modo da poter meglio controllare l’evoluzione dei contagi da coronavirus e dunque contenere il più possibile il numero di infettati, di malati e di morti. Il Consiglio federale ha invece inserito il turbo seguendo i diktat degli ambienti economici e delle più potenti organizzazioni padronali. Nel disegnare il percorso del ritorno a una (nuova) normalità ci si sta invece dimenticando, a livello politico come nella società civile, di alcune categorie di cittadini. Cittadini i cui interessi sono scarsamente considerati o per i quali la “fase 2” e il ripristino dei diritti di libertà continuano a essere un miraggio. |
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Festa dei lavoratori | 30.04.2020 |
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Per la prima volta dopo 130 anni la Festa dei lavoratori in questo 2020 non può essere celebrata come d’abitudine con cortei, comizi e concerti. L’epidemia del Coronavirus costringe a un radicale cambiamento di programma e all’abbandono temporaneo delle strade e delle piazze. La Festa, seppur in maniera virtuale, comunque si celebrerà. In tutta la Svizzera sono state organizzate iniziative di vario genere, che si potranno gustare attraverso vari canali internet. Una panoramica degli eventi in programma in Ticino, in Svizzera e in Italia e i link per collegarsi. |
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Emergenza Coronavirus | 23.04.2020 |
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«Se si fosse preso atto dei dati medici in gran parte conosciuti già a fine febbraio e se si fosse stati capaci di separare ideologia, politica e medicina, oggi la Svizzera si troverebbe molto probabilmente in una situazione migliore: non saremmo il secondo paese con il più alto numero di positivi al Covid-19 e avremmo un numero significativamente più basso» di morti. Inoltre, «con ogni probabilità, non avremmo un “lockdown” parziale della nostra economia e nemmeno la discussione su come uscirne». Ad affermarlo è il cardiochirurgo zurighese e profondo conoscitore della realtà asiatica Paul Robert Vogt. |
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28 aprile | 27.04.2020 |
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Il 28 aprile è la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e della memoria delle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che quest’anno assume un significato molto particolare. In quest’epoca di pandemia, vi sono infatti nel mondo centinaia di milioni di lavoratori confrontati ad un nuovo tipo di rischio sconosciuto fino a pochi mesi fa. E le persone che hanno subìto esposizione all’amianto (bandito in Svizzera esattamente 30 anni fa, leggi un nostro servizio) rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile per rapporto al Covid-19. |
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L'editoriale | 23.04.2020 |
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Quali luoghi di lavoro e in che misura rappresentano una fonte di contagio del Covid-19? Cosa sappiamo dell’attività professionale svolta dagli oltre 28mila positivi e dai 1.500 morti sin qui registrati in Svizzera? Tra le persone che nelle ultime settimane di parziale lockdown hanno lavorato nei supermercati, nelle aziende di trasporto, nella logistica, nella sicurezza pubblica e privata o in altri ambiti, quante si può ritenere abbiano contratto il virus svolgendo l’attività professionale? Nessuna idea, rispondono le autorità federali. «In Svizzera non si raccolgono dati di questo tipo», è stato spiegato in una delle recenti conferenze stampa degli esperti della Confederazione. Eppure sarebbe utile avere qualcuna di queste risposte, soprattutto in vista della ripresa delle attività economiche che nelle prossime settimane rimetterà in circolazione decine di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. |
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L'editoriale | 09.04.2020 |
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Dopo quasi un mese di vita sospesa, tutte e tutti noi abbiamo una gran voglia di tornare ad una “normalità”, che già sappiamo non sarà la “normalità” cui eravamo abituati. Perché con il coronavirus dovremo imparare a convivere ancora a lungo. Ora ci troviamo in un momento in cui s’intravede il superamento della fase più acuta dell’emergenza sanitaria ed è giusto pensare e programmare il domani. Ma dobbiamo essere consapevoli che questo non ci consente di non guardare all’oggi, che è ancora molto complicato. Di qui la necessità di agire con estrema prudenza e gradualità. Non bruciando le tappe, come vorrebbero i più incompetenti e incoscienti attori politici ed economici di questo paese. È alla recente esperienza della Cina e di altri paesi che dobbiamo guardare e sono le donne e gli uomini di scienza che dobbiamo ascoltare. Tutti ci dicono che una ripresa prematura delle attività economiche è pericolosa e che dove è avvenuta si è dovuto richiudere. |
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Il commento | 27.03.2020 |
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Oltre a dover affrontare l’emergenza sanitaria causata da una diffusione rapida, estesa e grave del coronavirus e a piangere il più alto numero di morti di tutto il paese, il cantone Ticino nell’ultima settimana ha dovuto sprecare energie per difendersi da inqualificabili attacchi provenienti da Oltralpe e per giustificare le misure restrittive adottate allo scopo di frenare la crescita dei contagi e dei decessi. La decisione del Consiglio di Stato, caldeggiata da medici ed epidemiologi e sostenuta da datori di lavoro e sindacati, di chiudere tutti i cantieri e tutte le attività produttive non essenziali ha mandato su tutte le furie i vertici nazionali delle organizzazioni padronali. Evidentemente più interessati a riaffermare il primato dell’economia su tutto, costi quello che costi, anche per la salute dei lavoratori e della popolazione tutta. |
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Misure contro il Covid-19 | 26.03.2020 |
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Da giorni Unia chiede al Consiglio federale di fermare i lavori in tutte le imprese attive in ambiti non essenziali, come è il caso da sabato scorso in Ticino. E tutta L’Unione sindacale svizzera chiede di consentire perlomeno ai Cantoni di adottare «misure di lotta contro la pandemia più incisive» di quelle in vigore a livello federale, in particolare per quanto concerne la protezione della salute sui posti di lavoro. area ha fatto il punto della situazione con la presidente di Unia Vania Alleva. |
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L'editoriale | 26.03.2020 |
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Oltre a dover affrontare l’emergenza sanitaria causata da una diffusione rapida, estesa e grave del coronavirus e a piangere il più alto numero di morti di tutto il paese, il cantone Ticino deve da giorni sprecare energie per difendersi da inqualificabili attacchi provenienti da Oltralpe e per giustificare le misure restrittive adottate allo scopo di frenare la crescita dei contagi e dei decessi. La decisione del Consiglio di Stato, caldeggiata da medici ed epidemiologi e sostenuta da datori di lavoro e sindacati, di chiudere tutti i cantieri e tutte le attività produttive non essenziali ha mandato su tutte le furie i vertici nazionali delle organizzazioni padronali. Evidentemente più interessati a riaffermare il primato dell’economia su tutto, costi quello che costi, anche per la salute dei lavoratori e della popolazione tutta. |
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A 30 anni dal divieto | 27.04.2020 |
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I sindacati svizzeri sulla tragedia dell’amianto sono intervenuti con ritardo, ma la loro azione è stata determinante per accelerare il processo che ha portato alla messa al bando, il 1° marzo 1990. È l’analisi contenuta in un interessante documento pubblicato dal sindacato Unia a trent’anni esatti da quella svolta, «tutt’altro che scontata» per il paese dove aveva sede la Eternit AG, gigante mondiale dei prodotti in cemento-amianto. Una svolta che ci racconta Vasco Pedrina, che fu responsabile della campagna sindacale per la proibizione. |
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L'editoriale | 13.03.2020 |
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Per molte lavoratrici e per molti lavoratori la crisi del coronavirus non produce solo preoccupazione e disorientamento per i rischi legati alla salute e per il repentino cambiamento delle abitudini di vita cui tutti noi siamo e saremo costretti per cercare di rallentare la diffusione dell’infezione e scongiurare un collasso del sistema sanitario. Perché in questa tragica situazione ci sono anche dei datori di lavoro che ne approfittano per precarizzare ulteriormente le condizioni d’impiego e che tentano di scaricare interamente sui salariati i costi economici dell’epidemia. Perché in questa tragica situazione ci sono anche dei datori di lavoro che ne approfittano per precarizzare ulteriormente le condizioni d’impiego e che tentano di scaricare interamente sui salariati i costi economici dell’epidemia. Tagli salariali, vacanze forzate, soggiorno obbligatorio, congedo non pagato coatto, licenziamenti abusivi: nelle pagine interne del giornale riferiamo di alcune iniziative e comportamenti padronali assai discutibili che in Ticino da alcuni giorni si registrano con sempre maggiore frequenza e che verosimilmente vedremo presto anche altrove.
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L'editoriale | 13.02.2020 |
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Un bel segnale di tolleranza, di rispetto della dignità umana e di apertura mentale che lascia ben sperare per la sorte dei diritti in questo paese, ma al tempo stesso soltanto una vittoria di tappa nella lotta contro le discriminazioni. Così può essere letto il sì massiccio (63,1%) delle cittadine e dei cittadini all’iscrizione dell’omofobia nel Codice penale svizzero, che sarà dunque considerata un reato (come è già il caso in alcuni altri paesi europei, quali Francia, Austria, Danimarca e Paesi Bassi), punibile con una pena detentiva sino a tre anni. La modifica di legge votata lo scorso 9 febbraio estende l’applicazione della cosiddetta “norma anti-razzismo” in vigore dal 1995, che sanziona chiunque discrimina o discredita pubblicamente una persona o un gruppo per ragioni di razza, etnia o religione, oppure incita pubblicamente all’odio nei loro confronti: dal prossimo 1° luglio essa varrà anche per atti che ledono la dignità di uno o più soggetti in relazione al loro orientamento sessuale. Con questo tipo di legislazione, la Svizzera si dimostra un paese progredito e capace di riconoscere i cambiamenti sociali. |
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Eternit bis | 30.01.2020 |
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Omicidio volontario plurimo aggravato. Questo il reato per cui, a partire dal 27 novembre 2020 davanti alla Corte d’Assise di Novara, sarà giudicato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, in relazione a 392 casi di lavoratori e cittadini di Casale Monferrato morti a causa dell’amianto lavorato nella sede locale della multinazionale Eternit, sotto il suo diretto controllo tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal giudice dell’udienza preliminare (gup) di Vercelli Fabrizio Filice lo scorso 24 gennaio, nello stesso giorno in cui deflagravano alcune sue dichiarazioni shock. |
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L'editoriale | 30.01.2020 |
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Un processo «illegittimo», una «persecuzione», una «tortura di Stato». Il signor Stephan Schmidheiny, fresco di un nuovo rinvio a giudizio per omicidio volontario in Italia, cerca di difendersi giocando la carta del vittimismo: dentro il processo tramite i suoi legali e all’esterno con dichiarazioni e auto-interviste a giornali compiacenti. È un gioco che gli riesce facile in Svizzera, dove sulla vicenda dell’Eternit e in particolare sui guai giudiziari dell’illustre concittadino la maggioranza dei media si fa acriticamente portavoce dell’imputato o, nella migliore delle ipotesi, tace. Non è un caso che il nuovo annunciato processo per i morti d’amianto di Casale Monferrato in cui Schmidheiny dovrà rispondere di un reato gravissimo, abbia trovato pochissimo spazio sulla stampa elvetica o sia stato bollato come l’ennesimo capitolo di una “farsa”, come la prova dell’accanimento giudiziario contro questo povero industriale svizzero che avrebbe fatto di tutto per proteggere operai e popolazione dall’amianto (con cui lui faceva profitti) e che sarebbe stato un “pioniere” dell’abbandono dell’uso della fibra mortale. |
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L'editoriale | 16.01.2020 |
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Negare, disinformare, depistare, screditare. Sono i pilastri della strategia difensiva dell’ex padrone dell’Eternit Stephan Schmidheiny, imputato davanti a quattro tribunali italiani per la strage (più di 3.000 morti) causata dall’amianto delle sue fabbriche, che ritroviamo in una sua recente, delirante ma al tempo stesso interessante intervista. Un’intervista, rilasciata (non certo casualmente) a poche settimane dall’inizio di un nuovo importante processo per i morti di Casale Monferrato, attraverso la quale cerca di farsi passare di fronte all’opinione pubblica elvetica (soprattutto della Svizzera tedesca) come vittima di un cieco accanimento giudiziario, come un «perseguitato» da magistrati e giudici di un Paese «fallito». |
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Eternit bis | 16.01.2020 |
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«Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno. Ritengo che alla fine il mio comportamento sarà giudicato correttamente e un giorno verrò assolto». È con questi sentimenti che Stephan Schmidheiny affronta il nuovo processo per la strage dell’Eternit in Italia apertosi il 14 gennaio davanti al giudice dell’udienza preliminare (Gup) di Vercelli, chiamato a decidere sulla richiesta di un suo rinvio a giudizio per l’omicidio volontario di 392 persone. |
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Eternit bis | 17.12.2019 |
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«Il 14 gennaio 2020 riprende finalmente il cammino per dare giustizia alle migliaia di vittime dell’Eternit». Con queste parole l’Associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto (Afeva) di Casale Monferrato esprime le proprie aspettative in vista dell’imminente apertura di un nuovo grande capitolo del processo Eternit bis, che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny come responsabile delle morti di lavoratori e cittadini causate dagli stabilimenti italiani della multinazionale del cemento-amianto, di cui è stato padrone e massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Un capitolo che si scrive a Vercelli, dove il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica, che come imputazione a carico di Schmidheiny indica l’omicidio volontario. |
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L'editoriale | 17.12.2019 |
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In Svizzera il 2019 sarà ricordato per due mobilitazioni eccezionali: quella dei giovani per il clima sviluppatasi nel contesto internazionale e quella delle donne, protagoniste dello storico sciopero femminista del 14 giugno che ha visto oltre mezzo milione di persone scendere nelle piazze per rivendicare più salario, più tempo e più rispetto. L’affermazione dei Verdi e la designazione di un numero record di donne in Parlamento nelle elezioni nazionali del 20 ottobre ne sono state la logica conseguenza. La bocciatura della candidata ecologista Regula Rytz e la conferma dell’imbarazzante Ignazio Cassis nell’ambito dell’elezione del Consiglio federale lo scorso 11 dicembre dicono invece che non si sono voluti cogliere i segnali provenienti dal paese. |
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Svizzera | 04.12.2019 |
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All’età di 8 anni, Marcel Jann si trasferisce con la sua famiglia a Niederurnen (Glarona) andando a vivere in una casa situata nelle immediate vicinanze dello stabilimento della Eternit, la fabbrica della morte e “cuore” della multinazionale del cemento-amianto, dove suo padre lavora come contabile. La società Eternit Ag è anche proprietaria dell’abitazione affittata dagli Jann. Involontariamente e inconsapevolmente, Marcel subisce per anni l’esposizione alle polveri disperse anche nell’ambiente circostante da questo tipo di attività industriale. Morirà a 53 anni. |
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L'editoriale | 04.12.2019 |
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«Voglio dare un volto al mesotelioma. Ne va della mia dignità, della mia famiglia e delle future vittime dell’amianto. Deve essere chiarito chi sono i responsabili». Sono le parole pronunciate nel 2006, ormai alla vigilia della morte, da Marcel Jann, maestro di scuola elementare ucciso a 53 anni dalle polveri di amianto che aveva respirato da bambino vivendo a pochi passi dalla tristemente nota Eternit di Niederurnen. Parole pronunciate a stento, col poco fiato che gli rimaneva. Ma ci teneva a farlo, sapendo che non avrebbe mai visto l’esito delle cause giudiziarie. Era molto arrabbiato e ferito: pretendeva le scuse degli Schmidheiny, che non sono però mai arrivate (Stephan fece sapere tramite avvocati di non avere nulla da rimproverarsi); «per decenni con l’amianto si sono fatti tanti soldi. Ma oggi per le tante sofferenze nessuno è responsabile», commentava con amarezza. Parole profetiche se pensiamo alla scandalosa sentenza pronunciata qualche settimana fa dal Tribunale federale (articolo correlato) proprio sul suo caso: prescritto! L’azione legale contro la società è giunta tardivamente. |
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L'editoriale | 21.11.2019 |
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Nel ballottaggio di domenica scorsa per l’assegnazione dei due seggi al Consiglio degli Stati, i ticinesi, per la prima volta nella storia, hanno eletto una donna, hanno premiato la sinistra e hanno promosso un rappresentante dell’Udc. Nel contempo hanno mandato a casa, dopo vent’anni, un tenore della politica federale come il capogruppo del Ppd Filippo Lombardi e hanno sfilato al Plr una poltrona che deteneva ininterrottamente dal 1893. Questo “terremoto politico” che ha fatto e sta facendo rumore in tutto il paese si spiega sicuramente per molteplici ragioni, ma appare piuttosto evidente che l’elezione di Marina Carobbio e di Marco Chiesa, due persone totalmente agli antipodi, sia anche spia del profondo malessere che vive questo cantone, soprattutto per i gravi problemi che investono il mercato del lavoro e intaccano la qualità di vita dei ticinesi, che dopo anni di mancate risposte da parte della politica federale hanno intravisto nei due eletti capacità di ascolto e speranze di cambiamento.
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L'editoriale | 07.11.2019 |
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Viene venduta come una “misura di politica familiare”, di “promozione e di sostegno della famiglia” e pertanto può dare l’impressione di essere una buona cosa, una giusta risposta ai bisogni della maggioranza della popolazione, ma non è affatto così. Parliamo della recente modifica della Legge federale sull’imposizione diretta, che in apparenza introduce un trattamento fiscale di favore per i genitori con figli minorenni o in formazione, ma che in realtà rappresenta solo un regalo alle famiglie più ricche del Paese, quelle con un reddito annuale dai 150.000 franchi in su. Per tutte le altre poco o nulla. Anzi, l’onere di pagare il prezzo per i 350 milioni di franchi che verrebbero a mancare nelle casse dello Stato.
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L'editoriale | 24.10.2019 |
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Le elezioni federali di domenica scorsa hanno dato uno storico e per la Svizzera inusuale scossone agli equilibri politici in Consiglio nazionale, dominato nella legislatura passata da una maggioranza di destra Udc-Plr: la nuova Camera del popolo è nettamente più ecologista, più femminile, più giovane, un po’ più di sinistra e più progressista e aperta su questioni di politica sociale. È indubbiamente un segnale incoraggiante e che dà la misura dell’efficacia delle grandi mobilitazioni di quest’anno delle donne e dei giovani per il clima, ma è ancora tutto da vedere come i nuovi rapporti di forza si tradurranno in decisioni politiche concrete.
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L'editoriale | 10.10.2019 |
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Disinformazione, mancanza di trasparenza e totale insensibilità nei confronti dei lavoratori e dei cittadini alle prese con la malattia o con uno stato di ansietà permanente. La situazione di incertezza e di angoscia che stanno vivendo in queste settimane i dipendenti e gli ex dipendenti delle Officine Ffs di Bellinzona e di altre realtà industriali ticinesi che in passato sono stati esposti all’amianto, non rappresenta purtroppo nulla di nuovo per la Svizzera. Un paese che storicamente ha avuto un ruolo centrale nella diffusione nel mondo di questo minerale killer (da qui è partita l’espansione della multinazionale Eternit e qui è nato il primo cartello mondiale dei produttori di cemento amianto) ma che al contempo ha sempre fatto “fatica” a fare i conti con questa tragedia, a tutti i livelli. |
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L'editoriale | 25.09.2019 |
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“Una buona notizia”, “un annuncio incoraggiante”, “la strada imboccata è quella giusta”. Sono i commenti positivi e in parte autocelebrativi seguiti alla pubblicazione, martedì 24 settembre, dei premi dell’assicurazione malattie per il 2020, che mediamente a livello svizzero subiranno un moderato aumento dello 0,2 per cento (il più contenuto dall’entrata in vigore della LaMal), come peraltro avevano già anticipato tempo fa alcuni assicuratori particolarmente attenti al marketing.
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Sindacato | 25.09.2019 |
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In vista del Congresso regionale ordinario di Unia Ticino e Moesa del prossimo 26 ottobre, chiamato tra l’altro ad eleggere un nuovo Segretario regionale al posto di Enrico Borelli (che dal 2020 assumerà la co-conduzione della Regione di Zurigo e Sciaffusa), la competente commissione elettorale interna (prevista dagli Statuti di Unia) propone quale candidato il collega Giangiorgio Gargantini, attualmente cosegretario della Sezione Sottoceneri e responsabile del settore terziario. |
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L'editoriale | 12.09.2019 |
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Oggi in Svizzera un papà ha appena il tempo di assistere alla nascita del proprio figlio o della propria figlia e subito dopo deve rientrare al lavoro. Non sarà più così con la decisione delle Camere federali che ha sancito l’introduzione di un congedo paternità di 2 settimane. Una decisione non certo rivoluzionaria e da considerarsi solo come l’avvio di un processo virtuoso, ma al tempo stesso storica.
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L'editoriale | 30.08.2019 |
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Uno schiaffo alle donne e alle fasce meno abbienti della nostra società. Questo è la nuova riforma dell’Avs proposta dal Consiglio federale. Si fa per dire “nuova”, perché la ricetta (annunciata già in luglio e contenuta nel messaggio licenziato pochi giorni fa) è sempre la stessa da ormai vent’anni: innalzamento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne e aumento dell’Iva, la tassa anti-sociale per eccellenza. Di nuove idee non si vede nemmeno l’ombra. |
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L'editoriale | 26.06.2019 |
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In questi giorni di canicola si moltiplicano, giustamente, gli avvisi e le raccomandazioni delle autorità alla popolazione sui comportamenti da adottare a tutela della propria salute. Da parte nostra, ci preme però spostare l’attenzione su due aspetti particolari: da un lato i gravi pericoli (forse un po’ sottovalutati) che corrono i lavoratori dell’edilizia e dall’altro il cinismo che stanno dimostrando le medesime autorità (in Ticino) che emettono i consigli. |
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Eternit bis di Torino | 04.06.2019 |
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Il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 4 anni di carcere dal Tribunale di Torino, che lo ha riconosciuto colpevole di omicidio colposo per la morte da esposizione all’amianto di un ex operaio dello stabilimento Eternit di Cavagnolo (da lui controllato tra la metà degli anni Settanta e il 1982, anno della chiusura) e di una cittadina che abitava nelle vicinanze. Si tratta della prima sentenza pronunciata nell’ambito dei quattro processi “Eternit bis” che si stanno celebrando in Italia. |
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Intervista | 21.05.2019 |
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Dal 1° gennaio 2020, a conclusione del suo mandato in Ticino, Enrico Borelli assumerà la carica di co-segretario regionale di Unia Zurigo e Sciaffusa andando ad affiancare Lorenz Keller. L’elezione è avvenuta sabato scorso da parte dei delegati sindacali riuniti in assemblea a Winterthur. Borelli prenderà il posto di René Lappert, prossimo alla pensione. area lo ha intervistato. |
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L'editoriale | 21.05.2019 |
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Il 65 per cento di cittadini votanti che domenica scorsa ha approvato la riforma fiscale Rffa ha fatto un regalo miliardario ai padroni delle grandi aziende, a un 1 per cento di super ricchi. Tenuto conto che la maggioranza della popolazione rischia oltretutto di pagarne un prezzo elevato in seguito ai tagli al servizio pubblico cui Cantoni e Comuni ricorreranno per compensare i mancati introiti fiscali, può nascere il sospetto di tendenze autolesioniste dell’elettorato elvetico. In realtà, a far pendere la bilancia in favore del “sì” è stato sicuramente il previsto finanziamento supplementare in favore dell’Avs di 2 miliardi all’anno, che il Parlamento ha abilmente inserito nella medesima legge come contropartita ai privilegi concessi a pochi. |
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L'editoriale | 09.05.2019 |
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Troppo “vecchi” per avere opportunità nel mercato del lavoro, ma troppo giovani per andare in pensione. Dunque maltrattati, umiliati, messi ai margini. È la condizione vissuta in Svizzera da un numero crescente di persone che hanno la sfortuna di ritrovarsi disoccupate in età avanzata: le statistiche considerano quelli dai 55 anni in su, ma il problema colpisce in parte anche soggetti più giovani. Per queste persone, la ricerca di un impiego è una sorta di lungo percorso a ostacoli che sempre più sovente termina con una domanda di assistenza sociale. La problematica va deteriorandosi da diversi anni ed è giustamente oggetto di confronto tra le autorità e le parti sociali (proprio pochi giorni fa riunite per la quinta volta in una “Conferenza nazionale” sul tema), ma le soluzioni tardano. Eppure ve ne sarebbero. |
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Ginevra | 09.05.2019 |
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Gli interessi economici di pochi paesi (Russia in testa) che ancora fanno affari con l’amianto continuano a tenere in ostaggio la comunità internazionale, ostacolando ogni tentativo di limitare il commercio e la diffusione di questo pericoloso minerale e dunque mettendo gravemente in pericolo la salute di milioni di persone, in particolare nei paesi asiatici dove esso viene ancora usato su larga scala. L’ultimo atto di questo scandalo si è consumato mercoledì 8 maggio a Ginevra nell’ambito della nona Conferenza delle parti della Convenzione di Rotterdam |
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L'editoriale | 17.04.2019 |
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La riforma fiscale in votazione il prossimo 19 maggio abolisce veramente i privilegi sin qui concessi alle multinazionali? Rappresenta davvero un progresso dal punto di vista della giustizia fiscale? E il previsto finanziamento supplementare per l’Avs ci metterà forse al riparo da nuovi tentativi di smantellarne le prestazioni e innalzare l’età di pensionamento? Non bisogna essere esperti fiscalisti e scienziati della politica per poter tranquillamente rispondere con un triplice no a queste domande. La Riforma sulla fiscalità e sul finanziamento dell’Avs (Rffa, come è stata battezzata) può apparire complicata, ma in realtà è abbastanza semplice. Il suo scopo principale è quello di salvaguardare la Svizzera come paradiso fiscale per le multinazionali e i loro azionisti. |
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Francia | 17.04.2019 |
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Dalla Francia giunge notizia di una storica vittoria giudiziaria delle vittime dell’amianto. In una sentenza dello scorso 5 aprile la Corte di cassazione ha infatti stabilito che tutti i lavoratori (non malati) che hanno subito un’esposizione possono domandare un indennizzo al datore di lavoro per il cosiddetto “danno da ansietà”. |
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L'editoriale | 03.04.2019 |
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Mentre a livello nazionale, guardando alle elezioni di ottobre, ci si interroga sulla crisi dell’Udc e sulla tenuta di quell’onda verde che in queste ultime settimane ha fatto la fortuna dei partiti ecologisti nei Cantoni di Zurigo, Lucerna e Basilea Campagna, in Ticino si conclude finalmente una campagna elettorale poverissima di contenuti, consumatasi perlopiù nei bar del cantone a suon di aperitivi. Si attende però con un certo interesse il responso delle urne del 7 aprile in particolare per sapere se il Partito socialista riuscirà a fermare la sua caduta libera e a salvare il seggio in Governo, ma anche se la diffusa preoccupazione per i cambiamenti climatici registratasi tra gli elettori della Svizzera tedesca avrà effetti anche sul voto ticinese. |
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Sanità e giustizia sociale | 21.03.2019 |
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L’avvicinarsi delle elezioni federali di ottobre e la paura di pagarne un prezzo in termini di consensi hanno dissuaso la maggioranza di destra del Parlamento dall’aumentare drasticamente la franchigia minima della cassa malati da 300 a 500 franchi, ma non ha (in un primo tempo) impedito l’adozione da parte delle due Camere di una misura fortemente antisociale e ugualmente punitiva nei confronti delle persone malate e degli anziani, imposta dalla potente lobby degli assicuratori malattia che notoriamente detiene ampi poteri nel legislativo elvetico: un meccanismo perverso che prevede l’adeguamento automatico delle franchigie all’evoluzione dei costi della salute e che porterebbe già con l’entrata in vigore della relativa modifica della Legge sull’assicurazione malattie (LaMal), ad un primo aumento di 50 franchi. |
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L'editoriale | 26.02.2019 |
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Chi scrive appartiene a una generazione che ha visto finire in carcere tante persone perbene, non perché avessero fatto dei torti a qualcuno ma semplicemente per non essersela sentita di spendere del tempo della propria gioventù per imparare a usare le armi e a fare la guerra. A giudicare la loro coscienza e a condannarli erano dei giudici militari, che un po’ applicavano la legge e un po’ la usavano come arma di lotta ideologica e strumento per glorificare l’inutile esercito svizzero: l’arbitrio era la regola, nelle aule giudiziarie si respirava un’aria d’inquisizione, gli obiettori venivano spesso e volentieri umiliati e scherniti, il diritto alla difesa era solo teorico e chi ne faceva uso doveva fare i conti con un aggravio di pena. Il nostro pensiero corre a questa epoca nera apprendendo del progetto del Consiglio federale volto a inasprire le condizioni per accedere al servizio civile. |
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La testimonianza | 14.02.2019 |
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Uno sciopero che ha coinvolto non solo il mondo del lavoro tradizionale ma tutte le sfere della vita, perché le donne sono vittime di discriminazioni e soprusi ovunque. A raccontare così la storica mobilitazione femminista andata in scena in tutta la Spagna l’8 marzo 2018 è Clara Alonso Jiménez della “Comisión 8M” di Madrid, ospite lo scorso 26 gennaio a Lugano del tradizionale seminario dei militanti organizzato da Unia Ticino, quest’anno interamente dedicato allo sciopero delle donne che avrà luogo in Svizzera il 14 giugno prossimo. |
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L'editoriale | 14.02.2019 |
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Orari di lavoro senza limiti e fuori controllo. È questo l’obiettivo che le forze politiche borghesi e il padronato vorrebbero realizzare attraverso una duplice revisione della Legge sul lavoro in discussione a livello parlamentare e che si potrebbe concretizzare nei prossimi mesi. Si tratta di un attacco frontale alla protezione della salute e ai salari del 40 per cento delle lavoratrici e dei lavoratori, circa 1,4 milioni di persone. Un attacco di una brutalità che non si vedeva da anni e organizzato in modo estremamente subdolo, perché si cerca di nasconderne la gravità e l’impatto reale sui salariati giocando con le parole. |
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Svizzera | 30.01.2019 |
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Meno di trent’anni dopo averlo messo al bando (nel 1990), la Svizzera si appresta ad allentare per la prima volta il divieto dell’amianto. Lo fa attraverso una modifica legislativa che introduce la possibilità in determinate circostanze di immettere sul mercato e di utilizzare oggetti in pietra naturale o artificiale contenenti il pericoloso minerale per riparare e restaurare parti di edifici o manufatti realizzati con serpentinite, una roccia che agli occhi del profano appare molto simile al marmo ma che può contenere fibre di asbesto. |
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Processo Eternit bis | 30.01.2019 |
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Il miliardario svizzero ed ultimo padrone in vita dell’Eternit Stephan Schmidheiny è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare (gup) di Napoli con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale in relazione alla morte di sei operai che lavoravano nello stabilimento di Bagnoli e due loro famigliari, tutti uccisi dal cancro provocato dall’esposizione all’amianto. |
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L'editoriale | 30.01.2019 |
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Se non vi sarà un inaspettato dietrofront del Consiglio federale, dal 1° giugno il divieto di importare e lavorare amianto in Svizzera verrà allentato. Questo per soddisfare gli appetiti di una lobby, che ha preteso e ottenuto un adeguamento normativo che introduce una nuova eccezione quando in gioco vi sono «ragioni estetiche»: si tratta in particolare di consentire il restauro di parti di edifici o monumenti costruiti con una roccia particolare (la serpentinite) che può contenere dell’amianto (servizio allegato). Invece di pensare all’eliminazione di tali manufatti, come la logica suggerirebbe, ci si adopera per la loro conservazione, cioè per il mantenimento di un’innegabile fonte di pericolo per i lavoratori e la popolazione. Il tutto con la “benedizione” della Suva: semplicemente vergognoso! |
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Fondo vittime amianto | 17.01.2019 |
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Dal 1° luglio 2017 è operativo in Svizzera il Fondo di risarcimento per le vittime dell’amianto (http://fondo-efa.ch), ma finora all’omonima fondazione che lo gestisce sono giunte appena un centinaio di domande: troppo poche se si tiene conto della potenziale cerchia di beneficiari. E insufficiente è anche il contributo finanziario al Fondo sin qui fornito dall’industria e dall’economia, che il Consiglio di fondazione chiama dunque pubblicamente alla cassa a margine della presentazione di un primo bilancio di attività. Un bilancio da cui emergono tuttavia anche aspetti positivi e indicazioni interessanti.
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L'editoriale | 17.01.2019 |
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Se un lavoratore, per paura di perdere il posto, si fa fregare dal datore di lavoro accettando una discriminazione salariale, sono affari suoi e non ha alcun diritto di protestare. È questo in buona sostanza il significato della decisione presa nei giorni scorsi dal Tribunale federale, chiamato ad esprimersi sulle richieste di rimborso di due frontalieri che avevano sottoscritto una modifica contrattuale che prevedeva il pagamento dei loro salari in euro. Un trucchetto, cui diverse imprese hanno fatto ricorso negli anni passati approfittando del rafforzamento del franco sull’euro, che per il lavoratore significa percepire una retribuzione inferiore solo per il fatto di abitare al di là della frontiera.
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Eternit bis | 20.12.2018 |
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Stephan Schmidheiny va condannato a 7 anni di carcere per omicidio colposo aggravato. È la richiesta formulata dal pubblico ministero di Torino Gianfranco Colace nell’ambito del cosiddetto processo “Eternit bis” che si sta celebrando davanti al tribunale del capoluogo piemontese e che dovrebbe giungere a sentenza nel giro di qualche mese. Un processocui sono tra l’altro emerse nuove prove a carico dell’imputato. |
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L'editoriale | 20.12.2018 |
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Mentre in Italia è imputato in ben quattro processi per reati gravissimi (commessi quando era alla testa della multinazionale elvetica del cemento-amianto Eternit) che hanno causato e stanno tuttora causando la morte di migliaia di persone, in Svizzera Stephan Schmidheiny continua a beneficiare di un’incessante opera di disinformazione e di stravolgimento della realtà orchestrata dai suoi fedelissimi, con la complicità di quasi tutti gli organi d’informazione. L’onorificenza attribuitagli da una fondazione che si definisce promotrice di «giustizia, libertà e responsabilità» di cui riferiamo nell'articolo correlato è solo l’ultima dimostrazione di come questo paese faccia fatica a riconoscere le evidenti responsabilità di questo imprenditore senza scrupoli e della sua famiglia, che per cent’anni ha fatto affari con l’amianto e, nel nome del profitto, mandato a morte lavoratori e cittadini in ogni angolo del mondo. |
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L'editoriale | 05.12.2018 |
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La netta bocciatura popolare lo scorso 25 novembre dell’iniziativa cosiddetta “per l’autodeterminazione” promossa dall’Udc ha fatto tirare un generale sospiro di sollievo. È un segnale forte per i diritti umani, una decisione che evita alla Svizzera di diventare un partner poco credibile sul piano internazionale e di vedersi sbarrato l’accesso al mercato e agli investimenti, sono stati i commenti più ricorrenti. Ma il naufragio della proposta che mirava ad affermare la supremazia del diritto elvetico su quello internazionale è soprattutto una buona notizia per le lavoratrici e i lavoratori di questo paese, che potranno continuare a beneficiare delle tutele iscritte nelle convenzioni internazionali: si pensi alla protezione dai licenziamenti abusivi o alla libertà sindacale, terreni su cui la legislazione svizzera non è ancora sufficientemente sviluppata. Detto questo, ci pare però azzardato interpretare la bocciatura di questa iniziativa come il segnale di un declino dell’Udc, la quale nelle elezioni del prossimo anno potrebbe addirittura approfittarne. |
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L'intervista | 05.12.2018 |
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Vicinanza alla popolazione, coesione sociale, plurilinguismo, multiculturalità e naturalmente più partecipazione delle donne alla vita istituzionale e maggiore riconoscimento nella società. È all‘insegna di questi valori (i suoi da sempre) che Marina Carobbio intende affrontare il suo anno da presidente del Consiglio nazionale (e dell‘Assemblea federale), carica a cui è stata eletta lo scorso 26 novembre (con 154 voti su 172 schede valide). area l'ha intervistata. |
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L'editoriale | 22.11.2018 |
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Una cassa malati unica, pubblica e finanziata con premi proporzionali al reddito. La proposta non è nuova e il popolo svizzero l’ha già respinta in più occasioni. Ma è in questa direzione che bisogna insistere se si vuole ridare una dimensione sociale all’assicurazione malattia e garantire a tutti l’accesso a cure di qualità, sempre più a rischio con il sistema attuale. Un sistema in contraddizione con il suo stesso scopo, retto dagli interessi privati di assicuratori che speculano e si arricchiscono alle spalle della maggioranza della popolazione. La spesa per i premi, aumentati del 160 per cento dal 1996 a oggi (per una famiglia in media da 173 a 447 franchi!), ha ormai raggiunto livelli insopportabili per i salariati, che anno dopo anno vedono il loro potere d’acquisto erodersi a causa dell’assicurazione malattia.
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L'editoriale | 08.11.2018 |
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Difesa della democrazia diretta, rafforzamento della sovranità svizzera e della libertà di decidere autonomamente senza alcuna ingerenza da parte dei cattivi “giudici stranieri”. È con slogan di questo tipo, cioè con affermazioni false e ingannevoli, che l’Udc cerca di conquistare consenso attorno alla sua iniziativa popolare detta “per l’autodeterminazione” in votazione il prossimo 25 novembre. Un’iniziativa che per onestà andrebbe definita “per l’autodistruzione”, perché una sua accettazione produrrebbe un indebolimento generalizzato dei nostri diritti fondamentali di cittadini e di lavoratori e minerebbe la nostra democrazia. |
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Il reportage | 18.10.2018 |
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Siamo a Cerdanyola del Vallès, cittadina di quasi 60.000 abitanti alla periferia della capitale catalana, nota per ospitare la sede principale della Uab (l’Università autonoma di Barcellona) con i suoi oltre 30.000 studenti, ma anche e soprattutto per la presenza del più grande stabilimento di tutta la Spagna della multinazionale del cemento-amianto Uralita, che qui ha operato tra il 1910 e il 1997 seminando dolore e morti e provocando un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili. Non è un caso che inizi proprio in questa località, con un ricevimento istituzionale, il primo Incontro internazionale delle vittime dell’amianto che si è celebrato in Catalogna dal 4 al 6 ottobre e che ha visto la partecipazione di un centinaio di delegati di numerosi paesi. |
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L'editoriale | 18.10.2018 |
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Vent’anni non rappresentano un traguardo storico, ma nemmeno scontato viste le difficoltà con cui sono confrontati i giornali tradizionali, che devono fare i conti da un lato con gli alti costi di distribuzione e la contrazione del mercato pubblicitario e dall’altro con la “concorrenza” dell’informazione online e dei social media. area non sfugge a queste difficoltà, ma può guardare al futuro con serenità: se saprà tenere fede alla sua missione di contribuire alla conoscenza e alla consapevolezza delle lavoratrici e dei lavoratori e dunque alla loro capacità di resistere agli incessanti attacchi ai diritti e alla dignità, per questo giornalismo ci sarà sempre spazio.
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L'editoriale | 27.09.2018 |
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Mentre nel paese cresce l’insofferenza verso le ingiustizie sociali, nel Palazzo continua a regnare l’indifferenza, quasi il disprezzo di fronte alle rivendicazioni della popolazione. Succede così che alle oltre 20.000 persone scese in piazza sabato per reclamare la realizzazione della parità salariale tra uomini e donne e la fine di ogni discriminazione, il parlamento risponde con una presa in giro, con una provocazione. Questa è la “leggina” sulla parità dei sessi partorita dal Consiglio nazionale poche ore dopo l’imponente manifestazione (come se ne vedono poche in Svizzera). Una “leggina” che di fatto continua a demandare al mercato e alla buona volontà dei padroni la realizzazione di un principio che è rimasto sulla carta per 37 anni. Né controlli né sanzioni, ma solo qualche timida misura che dovrebbe favorire un «cambiamento di mentalità» nel paese, ha stabilito la maggioranza di destra, spingendosi addirittura a prevedere una durata limitata a 12 anni delle nuove disposizioni. E già questo la dice lunga sulla reale volontà politica predominante: come si fa del resto a cancellare delle norme ancor prima di applicarle e verificarne l’efficacia? |
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L'editoriale | 12.09.2018 |
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Il lavoratore che ha il coraggio di denunciare soprusi e reati commessi dal suo datore di lavoro non è una “spia del sindacato” ed ha il diritto a non essere identificato, così come alla protezione della sua sfera privata. Sono considerazioni importanti quelle contenute nella recente decisione del Consiglio svizzero della stampa, che bacchetta pesantemente il Corriere del Ticino per aver pubblicato nell’ottobre 2017 nomi e dettagli attinenti alla vita privata dei due dipendenti della tristemente nota società di sicurezza Argo 1 che avevano reso testimonianza davanti alla giustizia, accusandoli per questo di aver agito come “infiltrati” di Unia. Una falsità! «Mancato rispetto della verità», conferma l’organo di vigilanza sull’etica dei mass media, secondo cui il quotidiano ticinese è anche venuto meno al dovere di ascolto in caso di addebiti gravi delle persone coinvolte ed ha violato la direttiva sulla menzione dei nomi. |
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L'editoriale | 30.08.2018 |
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Un pugno nello stomaco a tutti i lavoratori di questo paese che vivono sulla loro pelle un costante inasprimento delle condizioni d’impiego e di lavoro, una crescente pressione sui salari, la sostituzione della manodopera residente con lavoratori esteri sottopagati e il dilagare dello sfruttamento. Non può essere definito altrimenti il disegno dei due consiglieri federali liberali radicali Johann Schneider-Ammann e Ignazio Cassis di smantellare quelle poche misure di protezione dei diritti dei salariati, di cui la Svizzera si è dotata una ventina d’anni fa per attutire gli effetti “collaterali” dell’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea (Ue), in particolare per contrastare il dumping salariale. Un disegno che ha preso forma nel bel mezzo dell’estate, ma che non è frutto di un colpo di calore, bensì di una volontà precisa di imprimere una nuova accelerata di stampo ultraliberista nel nostro (già povero) diritto del lavoro. E questo in totale sintonia con i desiderata della borghesia elvetica più dura “alla Martullo-Blocher” e dei vertici dell’Ue, adepti di un liberismo sfrenato e selvaggio. “Via i contratti collettivi”, “via i controlli”, “via le sanzioni” sono le loro parole d’ordine.
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La mobilitazione | 27.06.2018 |
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La pensione a 60 anni è un diritto irrinunciabile per i lavoratori dell’edilizia. Lo hanno detto in modo forte e chiaro gli oltre 18.000 che sabato scorso hanno dato vita per le vie di Zurigo a un’imponente manifestazione, indetta dai sindacati per respingere gli attacchi e le provocazioni della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic), la quale vorrebbe innalzare l’età pensionabile a 62 anni e ridurre le rendite, nonché smantellare il Contratto nazionale mantello (Cnm) che giunge a scadenza a fine anno. Cioè l’esatto contrario di ciò che avrebbe bisogno chi fa questo mestiere, tra i più duri e i più pericolosi. Di qui la rabbia e l’indignazione dei lavoratori. |
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L'editoriale | 14.06.2018 |
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Per le vittime del lavoro la Giustizia è spesso, troppo spesso, soltanto un miraggio. Anche quando appare evidente la responsabilità di terzi, si tende a ridurre l’evento a una “tragica fatalità” e quasi mai viene individuato un colpevole. Non perché questo non ci sia mai, ma essenzialmente per l’inadeguatezza dei mezzi di contrasto ai crimini che si consumano sui luoghi di lavoro. A livello di legge, di tribunali, di magistrati e di polizia. Un esempio paradigmatico è l’assoluzione pronunciata nei giorni scorsi dalla Corte di appello e di revisione penale ticinese nei confronti degli imputati al processo per l’incidente avvenuto sul cantiere della galleria Alptransit di Sigirino nel 2010, che è costato la vita a Pietro Mirabelli, operaio italiano 54enne sposato con tre figli, morto ammazzato sotto una placca di quattro quintali di roccia staccatasi dalla montagna che un collega stava perforando. Affermando in sostanza che la morte se l’è cercata da solo, il giudice ha inferto un nuovo durissimo colpo ai suoi famigliari e suscitato incredulità e perplessità tra le persone che ben conoscono il contesto in cui quel dramma si è consumato. Troppo facile “condannare” la vittima che non può più difendersi, che non può più fornire la sua versione dei fatti, verrebbe da dire.
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Svizzera | 30.05.2018 |
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Per ogni franco d’imposte perso dalle casse dello Stato a causa degli sgravi alle imprese, un franco di finanziamento supplementare per l’Avs. Sono i termini del “compromesso” in discussione settimana prossima al Consiglio degli Stati nel quadro dell’esame del cosiddetto Progetto fiscale 17 (PF 17). Approvato all’unanimità, e un po’ a sorpresa, dalla Commissione dell’economia e dei tributi (Cet), esso mira a creare consenso politico attorno alla riforma della fiscalità, prima nel Parlamento e poi (in caso di referendum) nel popolo. Ma all’interno della sinistra e del movimento sindacale si è già creato un fronte di contrari, che giudica «inaccettabile» questo genere di intese: «Con l’Avs non si può mercanteggiare», si afferma. |
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L'editoriale | 30.05.2018 |
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Consapevole che nella popolazione i regali fiscali alle imprese e ai suoi azionisti non sono visti di buon occhio, per imporli, la politica sembra disporre di un’unica arma: quella del ricatto. È successo in Ticino con la riforma approvata di misura nella votazione del 29 aprile scorso (sgravi per ricchi e aziende in cambio di alcune misure di carattere sociale) e si sta ripetendo a livello federale con il cosiddetto Progetto fiscale 17 (PF 17), un’operazione che sottrae dalle casse di Confederazione, Comuni e Cantoni più di due miliardi di franchi all’anno e che alla fine (come la storia insegna) finirebbe per provocare tagli alla spesa pubblica, cioè ai servizi e alla socialità. Una pillola amara insomma, che si vorrebbe far digerire ai cittadini con una «compensazione sociale» di altrettanti miliardi in favore dell’Avs per aggiustarne i conti. Questo è infatti il «compromesso» attualmente in discussione in Parlamento e che ha buone probabilità di passare. Il suo significato è chiaro: per garantire nei prossimi anni la pensione ai nostri vecchi è necessario concedere regali fiscali alla parte più ricca del paese. Un ricatto bello e buono. |
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Sicurezza e lavoro | 16.05.2018 |
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Dopo aver rivestito funzioni dirigenziali per quasi mezzo secolo, il 72enne Thomas Schmidheiny ha partecipato lo scorso 8 maggio per l’ultima volta in veste di membro del consiglio di amministrazione all’assemblea generale della sua Lafarge-Holcim, il più grande gruppo mondiale del cemento (con 100.000 dipendenti in 90 paesi), frutto della fusione nel 2015 della francese Lafarge con la svizzera Holcim, che lui ereditò dal padre Max a metà degli anni Settanta. Pur restando il più grosso azionista, con una partecipazione dell’11,4 per cento, con le sue dimissioni finisce l’era della dinastia Schmidheiny, tra le più influenti famiglie d’industriali svizzere dell’ultimo secolo. Un’era fatta più di ombre che di luci, segnata in particolare dalle decine di migliaia di morti causati in giro per il mondo dall’Eternit, l’altro pezzo dell’impero di famiglia ereditato dal più celebre fratello Stephan. |
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L'editoriale | 16.05.2018 |
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Le recenti dimissioni di Thomas Schmidheiny dal consiglio di amministrazione del colosso mondiale del cemento Lafarge-Holcim (di cui rimane però uno dei principali azionisti) hanno dato l’occasione a certa stampa per celebrare la sua famiglia, la più potente e discussa dinastia industriale svizzera del Ventesimo secolo, nota nel mondo soprattutto per l’attività con l’amianto. E per la scia di morte e di devastazione ambientale che questa si è lasciata dietro. Un dettaglio secondo il quotidiano zurighese Blick, che definisce l’uscita di scena (si fa per dire) dell’ultimo Schmidheiny dopo quasi 150 anni di attività industriale come “la fine di un’incredibile storia di successo”. Siamo alla falsificazione della storia! |
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La testimonianza | 03.05.2018 |
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Bernardino Zanella, 81 anni, frate dell’ordine dei Servi di Maria, è una figura centrale nella storia delle lotte operaie in difesa della salute sviluppatesi a partire dalla metà degli anni Settanta dentro la Eternit di Casale Monferrato (Alessandria), la città-martire dove l’amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita della fabbrica maledetta ha causato migliaia di morti e dove ancora oggi si contano una cinquantina di decessi e di nuove diagnosi di mesotelioma pleurico all’anno. Una città che in occasione della Giornata mondiale delle vittime del 28 aprile scorso ha potuto riabbracciare questo prete-operaio che mancava da quarant’anni ma di cui tutti hanno già sentito parlare.
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L'editoriale | 19.04.2018 |
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Non è una semplice provocazione, non è la solita sparata a esclusivo uso e consumo della stampa domenicale la “proposta shock” formulata nei giorni scorsi dalla direttrice della cassa malati Css di innalzare la franchigia minima dell’assicurazione malattie dagli attuali 300 franchi annuali a 5.000 o addirittura a 10.000 franchi, misura che a suo dire dovrebbe contribuire a ridurre i sempre più insopportabili premi. Quella di colpevolizzare chi ha la sfortuna di ammalarsi è una tendenza già in atto ormai da anni, ma che di questi tempi sta subendo una pericolosa accelerata. L’uscita della rappresentante del primo gruppo assicurativo del paese (con oltre 1,2 milioni di assicurati) non è dunque casuale, ma s’inserisce in questo preciso disegno teso a “responsabilizzare” l’individuo (dicono i suoi fautori), cioè a scaricare sempre maggiori costi sui malati e a indurre gli assicurati a “scommettere” sulla loro salute. Il che, in concreto, significa limitare il libero accesso alle cure mediche di base a un numero crescente di persone e spingersi così verso una medicina a due velocità: una di qualità superiore per i ricchi e una di qualità inferiore per i poveri. |
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L'editoriale | 29.03.2018 |
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Un po’ di elemosina, un po’ di disinformazione e qualche gioco di equilibrismo ai limiti della legalità e della democrazia. Sono gli strumenti più in voga per cercare di far digerire ai cittadini delle grandi fregature nell’ambito delle politiche fiscali: succede in Ticino con la revisione della legge tributaria in votazione il 29 aprile, e succede nella Berna federale per cercare di far rientrare dalla finestra i regali alle grandi aziende che il popolo svizzero ha rifiutato solo un anno fa. “Esemplare” è quanto sta andando in scena in Ticino: il tentativo, attraverso dichiarazioni dal tono ricattatorio e “spiegazioni ufficiali” non oggettive da parte del Consiglio di Stato, di trarre in inganno il cittadino su quella che è la vera posta in gioco. A dire del governo, il popolo non sarebbe chiamato a decidere solo sui soliti regali fiscali ai ricchi e alle grandi aziende, ma anche su misure di «sostegno concreto» alle famiglie che favorirebbero «un’ottima conciliabilità tra impegni familiari e attività lavorativa», si legge nell’opuscolo “informativo” destinato alla popolazione, in riferimento al pacchetto di misure in ambito sociale che il Gran Consiglio ha sì approvato insieme all’intervento fiscale, ma in modo formalmente disgiunto. Da un punto di vista giuridico questo significa che oggetto della votazione non è una riforma “fiscale e sociale”, ma una riforma “fiscale” e basta. |
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Società | 15.03.2018 |
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Se si è testimoni di un controllo di polizia che si sospetta essere motivato da ragioni razziste, è lecitov intervenire? La logica (e pure le leggi) dicono di sì, ma il Tribunale penale di Basilea Città afferma il contrario: lo scorso 6 marzo ha infatti condannato a una multa di 400 franchi un uomo che, trovatosi in questa situazione, è andato a chiedere conto a due agenti che senza alcun motivo controllavano un uomo di colore. L’accusa: impedimento di atti dell’autorità. «Si tratta di una condanna contraria al diritto federale e internazionale», commenta il suo legale, annunciando ricorso al Tribunale d’appello.
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L'editoriale | 15.03.2018 |
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In Svizzera i controlli di polizia a sfondo razzista sono un problema molto più diffuso di quanto comunemente si pensi. Ricerche e inchieste condotte negli ultimi anni confermano che le persone di colore, i migranti, i musulmani, i richiedenti l’asilo, i sans-papier, i nomadi, le lavoratrici e i lavoratori del sesso hanno molta più probabilità di essere fermati per strada senza alcuna ragione evidente, semplicemente per il loro aspetto. Tutto questo è ovviamente contrario alle nostre leggi e al diritto internazionale, ma succede. E le vittime hanno pochissime chance di ottenere giustizia, perché i tribunali tendono a giustificare sempre l’agire delle forze dell’ordine (anche laddove la discriminazione è evidente) o perlomeno a non sanzionarlo. Si chiama razzismo istituzionale. Paradigmatico è il caso del testimone di una scena di questo tipo consumatasi nel 2017 a Basilea che ha avuto il coraggio di intervenire per chiedere spiegazioni ma che alla fine si è ritrovato condannato per aver impedito un atto (illegale) dell’autorità. |
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L'editoriale | 01.03.2018 |
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“Nel 2017 le imprese svizzere hanno esportato materiale bellico in 64 paesi per un totale di 446,8 milioni di franchi, che in confronto al 2016 corrisponde a un aumento dell’8 per cento e a una quota dello 0,15 per cento delle esportazioni complessive di merci dell’economia svizzera”. La notizia, pubblicata negli scorsi giorni, fornisce dati apparentemente poco significativi, dietro i quali si nasconde però un problema: la Svizzera continua a esportare armi verso paesi in guerra e che violano in modo grave e sistematico i diritti umani. E in futuro questo genere di affari potrebbe avvenire con ancora più facilità, vista l’intenzione del Consiglio federale di allentare ulteriormente le condizioni per autorizzare le esportazioni. Non devono ingannare nemmeno i volumi all’apparenza piccoli, visto che la Confederazione si piazza pur sempre al 14esimo rango tra i più grandi esportatori di armi al mondo, come indica l’Istituto di ricerche sulla pace di Stoccolma. |
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Lavoro e dignità | 01.03.2018 |
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Perdere il posto dopo i 55 anni significa sempre più spesso uscire definitivamente dal mondo del lavoro ed entrare nella spirale dell’aiuto sociale, anche per le persone qualificate. Come emerge da un documento della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Csias) presentato pochi giorni fa, i dati sono piuttosto allarmanti. Anche se il nostro parlamento sembra non accorgersene (o non volersene accorgere). La Csias formula invece una proposta: modificare la Legge sulla disoccupazione in modo che per gli ultra 55enni disoccupati non si esaurisca mai il diritto alle indennità.
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L'editoriale | 08.02.2018 |
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“Una regolamentazione nazionale del finanziamento dei partiti e delle campagne di voto non è conciliabile con la specificità del sistema politico svizzero”. Con questa considerazione parecchio creativa, il Consiglio federale spiega la decisione di respingere l’iniziativa popolare per una regolamentazione nazionale che garantisca trasparenza sulle finanze dei partiti e dei comitati di votazione, nonché sull’origine e sull’ammontare delle donazioni più ingenti. Come se i cittadini non avessero il diritto di conoscere i legami d’interesse della politica, come se non ci fosse bisogno di un po’ di trasparenza in un’epoca di crescente sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni, come se l’astensionismo non fosse un problema, come se il processo di formazione delle opinioni fosse un aspetto secondario in un sistema fondato sulla democrazia diretta. |
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L'editoriale | 24.01.2018 |
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L’iniziativa “No Billag” è talmente assurda, anti-svizzera, anti-storica, anti-democratica e autolesionista, che i suoi fautori, in vista della votazione del 4 marzo prossimo, devono ricorrere alla menzogna sistematica e ad argomentazioni ridicole per difenderne i contenuti. Contenuti che sono peraltro molto chiari e che non lasciano spazio a interpretazioni: No Billag prevede, oltre all’abolizione del canone radiotelevisivo, il divieto di qualsiasi forma di finanziamento pubblico di emittenti pubbliche e private a partire dal 1° gennaio 2019, che si tradurrebbe nella chiusura immediata della Ssr e di moltissime radio e tv private. Uno scenario semplicemente catastrofico, che renderebbe la Svizzera un paese povero, sia per i danni economici (in gioco vi sono 13.000 posti di lavoro e le sorti di centinaia di aziende private che collaborano con la Ssr), sia per i danni culturali e sociali che ne deriverebbero. |
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L'editoriale | 19.12.2017 |
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Confermando lo spacchettamento in quattro tronconi del processo Eternit bis a carico dell’ex re dell’amianto Stephan Schmidheiny, i giudici della Corte di Cassazione hanno indubbiamente inferto un ennesimo duro colpo al morale dei famigliari delle vittime, la cui fiducia nella giustizia, dopo sette anni di udienze, condanne, proscioglimenti, annullamenti e ricorsi bocciati, ormai vacilla. Ancora una volta, si ricomincia tutto da capo in quattro diversi tribunali, in un contesto pieno di incognite su cui incombe lo spettro della prescrizione del reato per molte delle vittime innocenti, morte ammazzate dall’amianto utilizzato nel nome del profitto e in pieno disprezzo della salute dei lavoratori e dei cittadini. |
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Processo Eternit bis | 19.12.2017 |
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Si spalancano le porte di quattro tribunali per il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato del procedimento Eternit bis, riguardante la morte di 258 persone ammazzate dall’amianto delle sue fabbriche Eternit in Italia. Non vi sarà dunque alcun maxiprocesso, come auspicava la Procura di Torino che indaga sulla vicenda da oltre quindici anni e che ora dovrà dunque condividere questo lavoro con gli uffici giudiziari di Vercelli, Reggio Emilia e Napoli: si occuperanno ciascuno dei singoli casi di decesso avvenuti nel proprio territorio di competenza. |
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L'editoriale | 30.11.2017 |
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Quando si sa che una sostanza “probabilmente” provoca il cancro, è giusto consentirne un utilizzo su larga scala in attesa di certezze scientifiche sulla sua nocività? Qualsiasi persona di buon senso risponderebbe evidentemente di no. Le autorità (europee e svizzere), che avrebbero innanzitutto il dovere di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente, dicono invece di sì. È assurdo, ma è così che vanno le cose. Soprattutto quando sono in gioco interessi economici miliardari. La recente decisione dell’Unione europea (ne parliamo a pagina 9) di prorogare di cinque anni l'autorizzazione per l’utilizzo del glifosato, il principio attivo presente nella maggior parte degli erbicidi sospettato di essere cancerogeno, è un esempio concreto di questa logica perversa. Anziché far prevalere il principio di precauzione e fidarsi dei ricercatori, ci s’inginocchia davanti ai colossi dell’agrochimica come Monsanto, che evidentemente hanno tutto l’interesse a mantenere sul mercato i loro prodotti. Chi se ne frega se sono nocivi!
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Lavoro e dignità | 30.11.2017 |
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La rinascita dello sciopero in Svizzera a partire dall’inizio degli anni 2000, una carrellata delle proteste più significative, l’approccio dal punto di vista sindacale, l’analisi del contesto politico e sociale in cui questo strumento di lotta ha ripreso vigore, i successi, gli insuccessi e le prospettive future. Questi, in estrema sintesi, i contenuti del libro “Scioperi nel 21° secolo”, in vendita da pochi giorni (edizioni Rotpunktverlag). |
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L'editoriale | 16.11.2017 |
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Si scrive “flessibilità” ma si legge “dare la propria vita al lavoro”, con tutte le conseguenze che questo comporta per la salute fisica e mentale, per le relazioni famigliari e sociali, per la qualità della propria esistenza insomma. È in questa logica che s’inseriscono tutti i tentativi di dilatare il tempo di lavoro e di ridurre quello di riposo in funzione di presunti bisogni dell’economia e di “modernizzazione” dell’organizzazione del lavoro. Ne sono un esempio concreto le rivendicazioni formulate recentemente dall’Unione svizzera arti e mestieri (Usam): un attacco frontale alle più elementari norme in materia di tutela dei diritti e della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
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L'editoriale | 26.10.2017 |
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La donna che denuncia pubblicamente di aver subito molestie sessuali a molti anni di distanza dai fatti è oggetto di un linciaggio mediatico, viene accusata di essersi comprata la carriera e insultata. Il lavoratore che va dal magistrato per denunciare i soprusi e i reati subiti dal suo datore di lavoro, consentendo così l’apertura di un'inchiesta penale, viene fatto passare per un trafugatore d'informazioni e perde il posto di lavoro. Sono storie diverse ma per certi versi simili quella della regista Asia Argento che tiene banco in Italia e quella dell’ex dipendente dell'agenzia di sicurezza Argo 1 (la società beneficiaria di un mandato pubblico diretto alquanto dubbio e sotto inchiesta per gravi reati come usura e truffa), finito suo malgrado al centro della cronaca di queste ultime settimane in Ticino. Entrambi sono vittime di un giornalismo spregiudicato e irrispettoso dei diritti e della dignità delle persone. Un giornalismo che in Italia è tipico di testate squallide come “Il Giornale” o “Libero” e che da noi sembra aver contagiato persino il prestigioso e tradizionalmente compassato Corriere del Ticino. Sarà per la “vicinanza” a questo modo di fare informazione dell’amministratore delegato, di scuola “Il Giornale”, Marcello Foa?
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Eternit bis | 26.10.2017 |
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Per il miliardario svizzero ed ex padrone dell'Eternit Stephan Schmidheiny si avvicina un ennesimo importante appuntamento con la giustizia (quella italiana naturalmente, essendo l'unica a occuparsi seriamente della tragedia dell'amianto...): il 13 dicembre prossimo a Roma la Corte Suprema di Cassazione deciderà sulle sorti del cosiddetto processo “Eternit bis” che lo vede imputato per la morte di 258 persone, uccise dall'amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita attraverso gli stabilimenti italiani dell'Eternit, sotto il suo controllo diretto tra la metà degli anni Settanta e il 1986.
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Diritti & Società | 21.09.2020 |
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Rompere il silenzio contro le politiche che criminalizzano lo straniero, lo respingono, lo ricattano, lo privano dei suoi diritti civili per costringerlo a subire passivamente la precarietà professionale ed esistenziale. Perché colpire l’anello più debole, serve a colpire tutti per il profitto di pochi. È contro queste politiche che più di cinquecento persone lo scorso 14 ottobre sono scese in piazza a Bellinzona, rispondendo all’invito del Comitato unitario per una nuova politica migratoria rispettosa dei diritti e contro le pratiche restrittive adottate negli ultimi anni dal Dipartimento cantonale delle Istituzioni. |
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L'editoriale | 12.10.2017 |
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“Non se ne può più: è ora di fare qualcosa”. Come “tradizione”, è questa la reazione politica più diffusa (e la più scontata e banale) all’annuncio dell’ennesima stangata sui premi dell’assicurazione malattia per il 2018 (+ 4% in media per gli adulti e + 5% per i minorenni), che conferma una tendenza in atto ormai oltre vent’anni. Vent’anni durante i quali i salari reali sono cresciuti di un misero 10 per cento mentre i premi di cassa malati sono più che raddoppiati. Col risultato che le persone fanno sempre più fatica, complici anche le politiche di austerità che limitano l’accesso ai sussidi statali, a far fronte alle spese per assicurarsi l’accesso alla sanità e per curarsi.
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L'editoriale | 28.09.2017 |
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No all’innalzamento dell’età di pensionamento, no al taglio delle rendite del secondo pilastro, no all’aumento di una tassa anti-sociale come l’Iva. Il popolo svizzero è stato chiaro nella doppia votazione di domenica scorsa sulla riforma della Previdenza per la vecchiaia 2020 (PV 2020). E ora sarebbe bene che il Consiglio federale, il Parlamento e le forze politiche ne prendano atto, mettendosi immediatamente al lavoro per elaborare una riforma che garantisca solidità al nostro sistema previdenziale e ne migliori le prestazioni. |
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Palazzo | 28.09.2017 |
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Un atto di considerazione nei confronti della minoranza italofona? Senso di responsabilità istituzionale? Nulla di tutto questo: l’elezione del ticinese Ignazio Cassis in Consiglio federale è semplicemente il frutto della decisione di un Parlamento di destra in favore del più a destra dei candidati presentati dal Partito liberale radicale.
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L'editoriale | 13.09.2017 |
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La realtà del mondo del lavoro dovrebbe suggerire l’adozione di norme che rafforzino i diritti e la tutela della salute dei salariati, soprattutto in Svizzera, dove la legislazione sul lavoro è storicamente tra le più deboli d’Europa, minimalista, “essenziale” (come la definisce, prendendola a modello, un rottamatore di diritti come l’ex presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi). Eppure, la cronaca parlamentare e politica delle ultime settimane fa registrare un nuovo pesante attacco concentrico della destra e del padronato, il cui scopo è quello di smantellare ciò che resta, di cancellare dalla legge le più elementari forme di protezione delle lavoratrici e dei lavoratori.
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L'editoriale | 06.07.2017 |
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“La creazione di un fondo per le vittime dell’amianto è una gran buona cosa, ma mi domando: i responsabili materiali della tragedia contribuiscono al suo finanziamento? E non dovrebbero anche rispondere del loro comportamento davanti a un tribunale?”. È l’interrogativo, comprensibile e legittimo, posto da un lavoratore e militante di Unia durante una recente assemblea sindacale in cui veniva presentato il Fondo di risarcimento per le vittime dell’amianto (Fva) in Svizzera, formalmente operativo da alcuni giorni. Un interrogativo da cui emerge con prepotenza quel sentimento d’ingiustizia che pervade chiunque è stato toccato (direttamente o indirettamente) da questa tragedia umana e ambientale con cui purtroppo, nonostante l’amianto in Svizzera sia bandito dal 1990, dovremo fare i conti ancora per decenni. Sarebbe però sbagliato giudicare il fondo appena istituito utilizzando il bisogno di giustizia come metro di giudizio, perché non è questa la sua funzione. |
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Amianto | 06.07.2017 |
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Il Fondo per le vittime dell’amianto (Fva) è finalmente realtà: l’omonima fondazione che lo gestisce, operativa dal 3 luglio, è pronta a esaminare le prime richieste di risarcimento e a fornire le prestazioni previste. Frutto dell’intesa scaturita nel novembre 2016 tra associazioni delle vittime, sindacati, assicurazioni e imprese nell’ambito della tavola rotonda istituita a questo scopo, il Fva prevede misure di sostegno finanziario sia alle persone che hanno subito in Svizzera un’esposizione (lavorativa o ambientale) alla polvere killer e si sono ammalate, sia ai loro familiari, così come l’istituzione di un servizio di sostegno e accompagnamento psicosociale (care service). |
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L'editoriale | 22.06.2017 |
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Si moltiplicano in tutta la Svizzera le iniziative tese a fermare il progressivo smantellamento degli uffici e dei servizi postali che suscita tanto malumore nella popolazione, nelle città come nelle zone rurali. Petizioni, richieste di moratoria, azioni sindacali, appelli delle autorità cantonali e comunali, atti parlamentari sono perlopiù cose buone e giuste che meritano di essere appoggiate. Ma bisognerebbe anche prendere consapevolezza del fatto che tutti questi esercizi hanno la stessa efficacia della reazione di un contadino che chiude la stalla quando i buoi sono già scappati.
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L'editoriale | 07.06.2017 |
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Durante le nostre riunioni di redazione ogni tanto affiora una sorta di “senso di colpa” per la mole di notizie negative che regolarmente serviamo a voi lettori, ma poi, pensando alla realtà sociale e del mondo del lavoro che ci tocca indagare e raccontare, ci auto-assolviamo. Oggi schiviamo l’esercizio, perché possiamo esaltare il bel gesto compiuto dalla Società svizzera dei pediatri, che ha deciso di boicottare i degradanti test che le autorità migratorie utilizzano per stabilire se un richiedente l’asilo è realmente minorenne. |
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Complementari AVS/AI | 07.06.2017 |
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Già vivono in condizioni di estrema precarietà e sono costretti a badare a ogni centesimo che spendono, ma su di loro incombe una nuova minaccia: il baratro della povertà assoluta e dell'assistenza sociale. Sono i circa 315.000 anziani e invalidi che beneficiano delle cosiddette “Prestazioni complementari” (Pc), cioè di quei sussidi che, insieme con le rendite Avs o Ai, garantiscono loro il minimo vitale per arrivare alla fine del mese. |
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Lo studio | 24.05.2017 |
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Hanno tra i 26 e i 35 anni, provengono da tutte le parti d'Italia, posseggono titoli di studio molto elevati o diplomi, alcuni svolgono lavori altamente qualificati, altri mansioni più umili rispetto ai titoli conseguiti e altri ancora abbandonano gli studi per tuffarsi nei settori della ristorazione, dell'edilizia o nell'industria, in genere non vivono problemi d'integrazione, non hanno contatti né col sindacato, né con gli organi di rappresentanza della comunità italiana in Svizzera, né con le generazioni delle precedenti ondate migratorie. Questo, in estrema sintesi, il profilo dei nuovi migranti italiani a Zurigo, una meta sempre più gettonata tra le decine di migliaia di giovani che ogni anno decidono di lasciare l'Italia per andare a cercare lavoro e fortuna altrove. |
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L'editoriale | 24.05.2017 |
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Accettando la Strategia energetica 2050, il popolo svizzero ha preso una decisione storica e lungimirante, che getta le basi per una svolta, per un futuro energetico all’insegna dell’efficienza, della sicurezza, del rispetto del clima e dell’ambiente. Dopo l’Italia col referendum consultivo del 1987 che sancì la volontà dei cittadini di vivere in un paese senza nucleare, la Svizzera diventa così il primo paese in Europa e nel mondo ad aver deciso per via democratica il definitivo abbandono di questa fonte energetica pericolosa ed economicamente fallimentare. Una decisione non figlia dell’emotività, ma frutto della ragionevolezza e della maturità raggiunte dopo decenni di confronto e di dibattito nell’opinione pubblica che il movimento anti-nucleare elvetico ha avuto il merito di mantenere sempre vivi. Nulla hanno potuto i milioni (donati da chi non si sa) spesi dall’Udc per la sua solita campagna “terroristica” e menzognera. |
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L'editoriale | 10.05.2017 |
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Come è possibile che Enzo Crotta, l’imprenditore ticinese smascherato dalla trasmissione della RSI “Patti chiari” per le condizioni igieniche spaventose della sua azienda agricola, abbia potuto agire indisturbato per anni, in particolare rifornire le sue verdure e le sue insalate, ripulite e imballate in mezzo alla sporcizia, a supermercati, ristoranti, mense scolastiche e ospedali? È forse questo l’interrogativo più inquietante che la vicenda solleva. Una vicenda che, al di là del comportamento irresponsabile del Crotta, getta pesanti ombre sulla serietà delle autorità di controllo, della magistratura e degli stessi acquirenti, che sapevano o che non potevano non sapere. |
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L'editoriale | 27.04.2017 |
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Come ogni 28 aprile, oggi si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che dal 2005 è dedicata anche alle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che ci offre l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui gravissimi danni alla salute a milioni di persone che l’impiego della fibra da più di un secolo a questa parte ha prodotto e che purtroppo continuerà a produrre ancora per molti anni. Nel mondo ogni 5 minuti almeno una persona muore a causa di una malattia causata dall’esposizione all’amianto. Ma il dato fornisce solo un’idea delle dimensioni di questa strage compiuta in piena consapevolezza a danno di lavoratori e cittadini, considerati merce da sacrificare per garantire il profitto di pochi. È infatti una strage che le statistiche non raccontano compiutamente, che si sta consumando in silenzio, spesso lontano dai luoghi e dal tempo dell’esposizione perché le malattie asbesto-correlate hanno periodi di latenza molto lunghi, anche di 30-40 anni. |
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Salute | 27.04.2017 |
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In Svizzera il numero degli infortuni professionali è in continua flessione ormai da anni, ma gli sforzi per migliorare la sicurezza e la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori vanno ulteriormente intensificati, alla luce dei nuovi fattori di rischio ma anche dei dati statistici nudi e crudi: oltre 250.000 infortuni professionali all’anno (254.638 nel 2014), il che significa che ogni giorno circa 1000 lavoratori non rientrano a casa nelle medesime condizioni in cui si sono recati al lavoro. D’altro canto il rischio di farsi male diminuisce costantemente: se nel 2005 si registravano 74 infortuni ogni mille lavoratori a tempo pieno, nel 2014 si è scesi a 65. I morti per infortunio sono invece costantemente circa 100 all’anno (2,3 vittime ogni 100.000 dipendenti a tempo pieno, contro le 2 della Germania e l’1,9 della Francia).
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L'editoriale | 12.04.2017 |
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Ha suscitato ilarità e tenerezza l’immagine dell’arzilla 86enne che qualche giorno fa, “armata” di bomboletta spray, ha imbrattato con la scritta “i soldi per le armi uccidono” i pannelli protettivi posti davanti alla Banca nazionale svizzera e che per questo è stata arrestata dalla polizia bernese. La scena è divertente, ma la problematica sollevata è seria: il crescente coinvolgimento della Svizzera, stato neutrale e dalla tradizione umanitaria, nei conflitti armati in giro per il mondo. Una problematica oggetto dell’iniziativa popolare, lanciata proprio quel giorno, che mira a vietare investimenti elvetici in imprese che producono materiale bellico. Non proprio noccioline! |
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L'editoriale | 30.03.2017 |
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Ancora non conosciamo le sorti della controversa Riforma della previdenza vecchiaia 2020 (Pv 2020) su cui i cittadini si esprimeranno il 24 settembre, ma sappiamo già cosa ci attende dietro l’angolo, indipendentemente dall’esito della votazione: il tentativo di innalzare l’età di pensionamento in maniera drastica, non a 67 o 68 anni ma a 70 e oltre! Questo è infatti il piano dei padroni, della destra e di tutte le forze borghesi presenti in Parlamento, comprese quelle (Ppd, Verdi liberali e Partito borghese democratico) che hanno dato una mano ai socialdemocratici a far passare la Pv 2020. |
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L'editoriale | 22.02.2017 |
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La gente non ne può più delle ingiustizie sociali. È una considerazione apparentemente banale e superficiale, ma che descrive un sentimento sempre più diffuso nel nostro paese. Il dato è venuto prepotentemente a galla lo scorso 12 febbraio con la sonora bocciatura (quasi il 60 per cento di no) dell'iniqua riforma fiscale delle imprese, che prevedeva una pioggia di regali per persone giuridiche e azionisti e, di riflesso, tagli ai servizi e nuovi sacrifici per la collettività.
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L'editoriale | 08.02.2017 |
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Il Ticino “strapazza” il federalismo, “discrimina”, pratica del “protezionismo alla Donald Trump”, “viola le norme sulla libera concorrenza”, insomma pare essere tornato al “Medioevo”. Sono i toni usati da alcune organizzazioni economiche della Svizzera tedesca, fortemente irritate dai nuovi obblighi imposti dalla Legge sulle imprese artigianali (Lia) in vigore in Ticino dal 1° febbraio 2016, che impone a tutte le ditte del settore che operano sul territorio cantonale a iscriversi a un albo e a versare una tassa di registrazione di 600 franchi. “Tutti contro il Canton Ticino”, sintetizzava qualche giorno fa il quotidiano zurighese Tages Anzeiger in un lungo articolo che dava voce agli scontenti. Sono reazioni da un lato certamente esagerate, in parte anche offensive, ma dall’altro estremamente interessanti, perché danno la misura di quanto poco siano conosciute nel resto del paese le gravi problematiche che investono il mercato del lavoro in Ticino. |
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L'editoriale | 25.01.2017 |
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“Integrazione” è uno dei termini più usati e abusati, nel dibattito politico come nei media, soprattutto quando si tratta di descrivere il necessario livello di inserimento di un cittadino straniero nella comunità in cui vive affinché gli vengano riconosciuti determinati diritti, oppure, come più spesso accade, per giustificare misure o norme escludenti. È quello che succede per esempio nell’ambito della legislazione sulla cittadinanza e della sua applicazione in Svizzera, un paese che in questo è il più severo, il peggiore, d'Europa: il passaporto rossocrociato è storicamente il più difficile da ottenere, sia per la severità delle condizioni, sia per la complessità e l’onerosità della procedura ma anche per la sua mancanza d’imparzialità e di uniformità, così come per la diffusa arbitrarietà delle decisioni. È per questo che oltre il 20 per cento della popolazione – circa 2 milioni di persone – è straniera. E non certo perché siamo vittime di un’immigrazione “di massa” come afferma l’estrema destra conservatrice, che cerca di alimentare sentimenti xenofobi nella popolazione proprio servendosi di leggi e prassi che mantengono artificialmente alto il numero di stranieri in Svizzera. |
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Eternit bis | 25.01.2017 |
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Stephan Schmidheiny era perfettamente a conoscenza dei rischi dell’amianto e dunque sapeva che i lavoratori, respirando le polveri, avrebbero corso il rischio di ammalarsi e di morire. Partendo da questa constatazione, peraltro supportata da un ingente materiale probatorio, la Procura di Torino nelle scorse settimane ha presentato appello alla Corte di cassazione contro la decisione del 29 novembre 2016 del giudice dell’udienza preliminare (Gup) Federica Bompieri, che nell’ambito del processo Eternit bis aveva derubricato l’accusa da omicidio volontario a omicidio colposo, provocando così (per una questione di competenza territoriale) il frazionamento del procedimento in quattro tronconi, a dipendenza del luogo di residenza delle 258 vittime in oggetto. |
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Svizzera | 21.12.2016 |
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Le vittime che hanno subito un’esposizione all’amianto (lavorativa o ambientale) in Svizzera e che si sono ammalate dopo il 2006, quelle che si ammaleranno nei prossimi anni e i loro familiari, avranno diritto in tempi brevi a un indennizzo finanziario per il torto subito e a un maggiore sostegno psicologico. Le prestazioni saranno finanziate attraverso un apposito Fondo che sarà costituito nei prossimi mesi, conformemente all’intesa raggiunta lo scorso 30 novembre tra i partecipanti alla tavola rotonda organizzata a questo scopo dal capo del Dipartimento federale dell’Interno Alain Berset. |
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Strage dell'amianto | 06.12.2016 |
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Non un processo unico a Torino ma quattro differenti procedimenti: uno nel capoluogo piemontese, uno a Reggio Emilia, uno a Napoli e un altro ancora (il più grande) a Vercelli. Non omicidio intenzionale ma omicidio colposo plurimo aggravato come capo d'accusa contro l'ex padrone della Eternit Stephan Schmidheiny. Così ha stabilito martedì scorso 29 novembre a Torino la giudice dell'udienza preliminare (gup) Federica Bompieri, che era chiamata a esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario formulata dalla Procura di Torino. Dopo quindici anni di indagini, due processi, una condanna annullata a causa della prescrizione, una sentenza della Corte costituzionale e un anno e mezzo di udienza preliminare di quello che sarebbe dovuto essere il processo “Eternit bis” per la morte di 258 persone uccise dal l'amianto disperso negli ambienti di vita e di lavoro dagli stabilimenti Eternit in Italia (sotto il controllo del gruppo svizzero tra la metà degli anni Settanta e il 1986), la vicenda giudiziaria che coinvolge il miliardario svizzero subisce così una nuova svolta. |
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L'intervista | 06.12.2016 |
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Il quarto congresso di Unia chiusosi sabato scorso a Bienne è stato l’ultimo in veste di dirigente per Rita Schiavi, che a fine gennaio andrà in pensione. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata di bilancio. Classe 1955, figlia di immigrati italiani, nata e cresciuta a Zurigo ma trapiantata a Basilea («città più aperta e più di sinistra, che preferisco di gran lunga», afferma), ha dedicato la sua vita professionale quasi interamente al sindacato, di cui gli ultimi sedici come membro della direzione. |
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L'editoriale | 23.11.2016 |
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Chiedere di giudicare delle norme fiscali per le imprese a un normale cittadino che lavora, fatica e paga le sue imposte regolarmente e fino all’ultimo centesimo, si corre seriamente il rischio di sentirsi rispondere con un “non me ne frega niente”. Tenuto conto della complessità della materia e dell’apparente estraneità della questione rispetto alla propria condizione di vita, la reazione potrebbe sembrare giustificata. Ma non lo è. Anzi, sarebbe assai pericolosa e autolesionista, perché il benessere di qualsiasi salariato dipende in misura importante dall’efficacia e dall’equità dei sistemi fiscali. È una considerazione che le cittadine e i cittadini svizzeri dovrebbero tenere ben presente il prossimo 12 febbraio, quando saranno chiamati a votare sulla cosiddetta “Terza riforma dell’imposizione delle imprese” (Rie III), un pacchetto di regali miliardari per le grosse aziende e un boccone avvelenato per le lavoratrici e i lavoratori. |
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L'editoriale | 09.11.2016 |
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All’indomani della catastrofe nucleare di Fukushima in Giappone del 2011, la Svizzera è stata uno dei primi paesi a reagire imboccando la strada dell’abbandono graduale, in particolare con la decisione del Consiglio federale di bloccare la costruzione di tre nuovi reattori pianificati e di fissare un calendario di chiusura delle centrali attive entro il 2034. Decisione dettata da ragioni di sicurezza e di economicità e annunciata, ironia della sorte, dalla ministra dell’energia Doris Leuthard che la potente lobby nucleare aveva a tutti i costi voluto alla testa del dipartimento occupato fino a pochi mesi prima da un nemico dichiarato come Moritz Leuenberger. La svolta della ministra (di Argovia, il Cantone più nuclearizzato della Svizzera, con tre reattori e il deposito intermedio per scorie radioattive), del governo e di molti politici borghesi è stata per certi versi clamorosa, perché fino al giorno prima preconizzavano ancora la costruzione di nuove centrali, ormai certi che il movimento anti-nucleare elvetico dei decenni precedenti si fosse definitivamente spento. Evidentemente la catastrofe giapponese (che tra l’altro ha interessato un impianto dello stesso tipo e della stessa generazione di quello bernese di Mühleberg) e l’impatto che questa ha avuto sull’opinione pubblica li hanno spinti ad assumere una posizione più ragionevole. Una ragione che oggi, a sei anni di distanza, pare però essere sulla via dello smarrimento visti gli argomenti con cui la stessa Leuthard e i suoi alleati combattono l’iniziativa “Per un abbandono pianificato” in votazione il prossimo 27 novembre. |
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L'editoriale | 06.10.2016 |
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Il vero problema della sanità elvetica non è l’aumento dei costi delle cure, ma il carattere fortemente antisociale del sistema di finanziamento. È bene ricordare questa verità all’indomani dell’annuncio del nuovo ennesimo sensibile aumento dei premi per l’assicurazione malattie nel 2017: più 4,5 per cento per gli adulti, più 5,4 per i ragazzi tra i 19 e i 25 anni e più 6,6 per i bambini. E queste sono percentuali che dicono ancora poco perché si tratta di medie calcolate su scala nazionale: a dipendenza del cantone di residenza, della cassa malati e del modello assicurativo, l’aumento raggiunge anche il 14-15 per cento!
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L'editoriale | 22.09.2016 |
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Chi fa gli interessi di chi? Quando un cittadino è chiamato ad esprimere un’opinione su un qualsiasi tema che lo riguarda farebbe bene a porsi sempre questa domanda, solo apparentemente banale. Lo faccia soprattutto chi deve ancora recarsi alle urne questo fine settimana per esprimersi su questioni centrali e vitali come il futuro delle previdenza per la vecchiaia e (per quanto riguarda il Ticino) la lotta al dumping salariale. L’intensa campagna cui abbiamo assistito nelle scorse settimane è una bella dimostrazione di come la destra (quella estrema così come quella incarnata dai partiti che si dicono di “centro”) e i poteri forti dell’economia tentino sistematicamente di ingannare i cittadini, di indurli a votare contro i loro stessi interessi. Proviamo a fare un paio di semplici ragionamenti e a porci alcuni interrogativi.
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L'editoriale | 08.09.2016 |
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La necessità di un’assicurazione sociale per la vecchiaia venne riconosciuta in Svizzera già sul finire dell’Ottocento, quando la povertà era molto diffusa (in particolare tra le famiglie operaie) e a farsi carico dei bisogni degli anziani e delle persone inabili al lavoro erano essenzialmente le organizzazioni di beneficenza e la Chiesa, sorrette da una forma rudimentale di assistenza pubblica. Ma ci vollero altri decenni di miseria e di lotte (si pensi allo storico sciopero generale di 5 giorni del novembre 1918) perché il principio venisse iscritto, nel 1925, nella Costituzione federale. E poi altri 23 anni prima che l’Assicurazione federale per la vecchiaia e i superstiti entrasse finalmente in vigore. Quella della nascita dell’Avs è una storia che merita di essere ricordata, seppure soltanto a grandi linee, in queste settimane che ci separano dalla votazione sull’iniziativa popolare AvsPlus, il cui esito sarà di fondamentale importanza per il futuro di quella che giustamente viene considerata l’assicurazione sociale per eccellenza.
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L'editoriale | 24.08.2016 |
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La Giustizia italiana è costantemente al centro delle critiche, perché considerata troppo lenta, inefficiente e incomprensibile, come indica per esempio l’ultimo rapporto della Commissione europea sui sistemi giudiziari dei paesi membri pubblicato nell’aprile scorso. Al tempo stesso però l’Italia è capace di dare lezioni di civiltà giuridica a tutto il resto del mondo, Svizzera compresa. Si pensi al perseguimento della cosiddetta “criminalità d’impresa”, cioè dei reati commessi nel nome del profitto da certi padroni senza scrupoli a danno di lavoratori e cittadini: seppur con tutti i limiti di una legislazione non sempre al passo con i tempi e di una macchina giudiziaria farraginosa, l’Italia ha il grande merito di indagare anche su questi fatti e di processare e giudicare i responsabili. |
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Eternit bis | 24.08.2016 |
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L’ex padrone dell’Eternit Stephan Schmidheiny potrà essere processato per l’omicidio intenzionale di centinaia di persone, morte ammazzate dalle polveri d’amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche in Italia tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, quando era a capo della multinazionale svizzero-belga. Lo ha stabilito la Corte costituzionale italiana lo scorso 21 luglio con un’attesissima sentenza che spiana la strada ad un nuovo rinvio a giudizio per il miliardario svizzero, salvatosi da una pesante condanna per disastro ambientale nel primo storico processo – conclusosi nel novembre 2014 – solo grazie alla prescrizione. La decisione formale, che spetta al giudice dell’udienza preliminare di Torino (Gup), dovrebbe giungere entro qualche mese. |
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L'inchiesta | 29.06.2016 |
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L'anno scorso in Svizzera sono state vendute 66'332 biciclette elettriche e 112'244 mountainbikes, nelle nostre case vivono 1,35 milioni di gatti, 500 mila cani e 4,5 milioni di pesci, mentre nelle aziende agricole elvetiche si contano 1'554'319 bovini e 1'495'737 suini. Il lettore si tranquillizzi: chi scrive non è caduto in uno stato di confusione mentale. Questo elenco di dati ci serve solo per sottolineare quanto a fondo si possa spingere la ricerca statistica e soprattutto per rilevare come in Svizzera sia per contro estremamente complesso fare luce su una questione ben più importante come per esempio la tragedia dell'amianto: mentre per scoprire le curiosità citate in entrata bastano cinque minuti di tempo e un paio di click sul nostro computer, per stabilire il numero più o meno esatto di persone che sono morte e continuano a morire a causa della fibra killer si deve passare per un percorso a ostacoli. |
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Svizzera | 29.06.2016 |
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Le persone condannate a morte per essere state esposte in Svizzera alle polveri di amianto (sul luogo di lavoro o altrove) e i loro familiari otterranno un sostegno finanziario tramite un Fondo che sarà costituito nei prossimi mesi. |
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Vendita | 09.06.2016 |
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È definitivamente fallito il tentativo di imporre a tutti i Cantoni un’ennesima estensione degli orari dei negozi: il progetto di legge federale che mirava ad “armonizzare” le aperture dalle 6 del mattino fino alle 8 di sera sull’intero territorio nazionale, “figlio” di una mozione del senatore ticinese Filippo Lombardi, è infatti stato affossato lunedì dal Consiglio degli Stati. Si tratta di una decisione presa essenzialmente nel nome del federalismo, ma che rappresenta anche una vittoria per molte lavoratrici e molti lavoratori del commercio al dettaglio, un settore già fin troppo liberalizzato e povero di regole e garanzie a tutela del personale che certo non ha bisogno di un ulteriore allentamento normativo.
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L'editoriale | 09.06.2016 |
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Giù le mani dagli ospedali! Pur avendo bocciato di misura l’iniziativa che portava questo titolo, nella votazione cantonale del 5 giugno scorso il popolo ticinese, dando una lezione all’intera Svizzera, ha espresso indicazioni chiare sul tipo di sanità che vuole: di qualità, di prossimità e soprattutto sotto stretto controllo pubblico. Con l’affossamento della Legge sull’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) voluta da Governo e Parlamento, il popolo ha detto no a un’impostazione privatistica del sistema sanitario e riaffermato il primato degli interessi dei pazienti su quelli di un manipolo di azionisti di grandi gruppi privati, con i quali i vertici dell’Eoc e il ministro cantonale della sanità Paolo Beltraminelli volevano invece entrare in affari costituendo insieme delle società anonime.
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L'editoriale | 24.05.2016 |
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La realizzazione di un’opera d’importanza europea come quella delle nuove trasversali ferroviarie alpine, che tra pochi giorni sarà celebrata con l’inaugurazione del tunnel di base del San Gottardo, è sicuramente una ragione di vanto a livello internazionale per un piccolo paese come la Svizzera. Ma restano molti dubbi sulle capacità che sapremo mettere in campo per far fruttare gli oltre cento chilometri di gallerie, scavati da migliaia di lavoratori provenienti da ogni angolo del mondo (e non sempre nel pieno rispetto dei loro diritti, come raccontiamo negli articoli correlati). Alla vigilia dello storico evento constatiamo innanzitutto come i nostri governanti, attraverso una serie di decisioni incomprensibili e alcune esternazioni fuori luogo, stiano minando lo scopo stesso dell’ingente investimento, ossia il trasferimento del traffico merci transalpino dalla strada alla ferrovia, caposaldo della politica elvetica in materia di trasporti, tra l’altro più volte ribadito dai cittadini in occasione di votazioni popolari.
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La storia | 24.05.2016 |
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Non figura nell’elenco ufficiale dei caduti sui cantieri delle nuove trasversali ferroviarie, ma anche lui è una vittima che in questa sede è doveroso ricordare. Maurizio Bertera, classe 1964, una quindicina d’anni di lavoro come carpentiere sul cantiere del secolo, è stato vittima della malattia, ma anche della totale insensibilità dimostratagli dal suo ultimo datore di lavoro e dell’accanimento di una compagnia assicurativa – la Swica – che gli ha fatto la “guerra” fino alla fine dei suoi giorni e che ora addirittura la prosegue contro i suoi eredi, la vedova i due figli di 23 e 11 anni. |
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L'editoriale | 11.05.2016 |
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Un tempo avevamo i treni più puntuali, più sicuri e più puliti del mondo, potevamo effettuare i nostri pagamenti e altre operazioni nell’ufficio postale sotto casa, eventuali guasti della linea telefonica venivano risolti in un battibaleno, avevamo a che fare con ferrovieri e postini che andavano fieri del loro lavoro, che godevano di grande considerazione all’interno delle comunità per l’importante ruolo che rivestivano anche dal punto di vista sociale, al pari del medico condotto, del parroco o del maestro. Oggi non è più così e tutti coloro cui l’anagrafe consente di serbare tali ricordi rimpiangono la qualità del servizio pubblico offerto dalle vecchie FFS e dalle mitiche PTT, le ex regie federali che sul finire degli anni Novanta il Parlamento svizzero decise di trasformare in società per azioni piegandosi alla concezione della nuova gestione pubblica imposta dalle logiche di liberalizzazione e deregolamentazione impostesi negli anni Ottanta e Novanta. |
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L'editoriale | 20.04.2016 |
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La Festa del lavoro che ci apprestiamo a celebrare come ogni anno il 1° maggio affonda le sue radici nelle lotte degli operai che nella seconda metà dell’Ottocento rivendicavano un diritto fondamentale, quello di un orario di lavoro decente e umano. Un valore tanto “antico” quanto forte e attuale in un’epoca in cui i lavoratori vivono il part-time imposto, i turni spezzettati, il lavoro serale e domenicale, il lavoro interinale e su chiamata, l’intermittenza del lavoro, il lavoro gratuito e tanti altri soprusi che ledono la loro dignità. Basterebbe questo richiamo per dimostrare come il Primo Maggio sia tutt’altro che una festa “morta”, come qualcuno sostiene. Non solo per il suo valore storico e simbolico, ma soprattutto perché oggi più che mai vi è la necessità di porre il lavoro e i lavoratori tutti al centro del dibattito e di ogni iniziativa di politica economica e sociale. |
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L'editoriale | 07.04.2016 |
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La revisione della legge sull'asilo in votazione il prossimo 5 giugno non è una riforma “equa”, ma uno strumento che riduce ulteriormente le possibilità di ottenere rifugio in Svizzera per i disperati in fuga da guerre e persecuzioni e che consente alle autorità di “liberarsene” in fretta grazie alla prevista “procedura celere”. Siamo insomma di fronte ad un ennesimo inasprimento della legge perfettamente in linea con le passate controriforme, leggermente edulcorato da qualche norma ragionevole (per esempio in favore delle famiglie con bambini o dei minori non accompagnati).
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L'editoriale | 17.03.2016 |
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Sono trascorsi ormai cinque anni dalla catastrofe nucleare di Fukushima, ma la Svizzera sembra non aver imparato nulla stando alle decisioni politiche sin qui adottate e alle bugie che la lobby dell'atomo continua a raccontare. Nella cosiddetta “Strategia energetica 2050”, pensata per portarci fuori dal nucleare all'indomani dell'incidente giapponese, non vi è quasi più traccia di questo obiettivo, come confermano le recenti decisioni parlamentari. Decisioni prese oltretutto in contemporanea con l’avvicinarsi di una catastrofe finanziaria per le centrali nucleari elvetiche, anticipata dalla richiesta di aiuti pubblici avanzata dal colosso energetico Alpiq che ha chiuso il 2015 con una perdita di 830 milioni di franchi che si somma al passivo di 902 milioni del 2014.
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L'editoriale | 02.03.2016 |
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“È sempre più difficile distinguere tra negozi “normali” e negozi situati nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti o presso le stazioni di benzina e pertanto è giunto il momento di garantire parità di trattamento in materia di orari di apertura”. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, non sappiamo se per ingenuità politica o per arroganza, ha finalmente gettato la maschera spiegando in questi termini, lunedì scorso davanti al Consiglio nazionale, il senso della nuova Legge federale sugli orari di apertura dei negozi che obbliga tutti i Cantoni a concedere aperture minime dalle 6 alle 20 in settimana e fino alle 19 il sabato. Legge poi approvata dal plenum, tra l’altro (alla faccia del federalismo) a sole 24 ore dalla votazione popolare con cui i ticinesi hanno deciso un regime molto meno liberale. |
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Legge cantonale sui negozi | 02.03.2016 |
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Nonostante gli sforzi intrapresi da Unia, il popolo ticinese domenica scorsa ha approvato la nuova legge sugli orari di apertura dei negozi, che per il personale comporterà giornate di lavoro ancora più pesanti e un aumento del lavoro domenicale e festivo. Questo anche a causa dell’incomprensibile comportamento del sindacato Ocst durante la campagna referendaria che, «invece di schierarsi dalla parte del personale, ha condotto una campagna a sostegno della legge e dunque degli interessi della grande distribuzione», ha denunciato Unia in un comunicato diffuso domenica a commento del risultato (59,2% di sì contro 40,8% di no). |
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L'editoriale | 04.02.2016 |
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“Sono solo poche mele marce in un sistema sano”. Di solito gli episodi incresciosi (anche della peggior specie) che coinvolgono agenti di polizia vengono “liquidati” con troppa faciloneria dai loro superiori e dai politici responsabili della sicurezza pubblica. Pensiamo in particolare al «numero considerevole di casi di soprusi commessi dalla polizia» che hanno una connotazione razzista o xenofoba e che oltretutto «spesso rimangono impuniti», come denunciava già una decina di anni fa l’allora relatore speciale dell’Onu sulle forme contemporanee di razzismo, raccomandando alla Svizzera un’«educazione più esaustiva» dei poliziotti «nel campo dei diritti dell’uomo, così da permettere loro di applicare le norme universalmente riconosciute in materia di diritti dell’uomo nel loro lavoro quotidiano».
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L'editoriale | 21.01.2016 |
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“In Ticino nel settore del commercio del dettaglio sono andati persi 500 posti di lavoro nel corso del 2015 e se si vuole evitare che la situazione si aggravi ulteriormente bisogna sostenere la nuova legge sugli orari di apertura dei negozi in votazione il prossimo 28 febbraio”. Suona più o meno così l’appello lanciato alcune settimane fa dal direttore di Migros Ticino Lorenzo Emma e sistematicamente ribadito da tutti i rappresentanti della grande distribuzione e dai guru dell’economia cantonale quando sono chiamati a esprimersi sul fenomeno del turismo degli acquisti oltre frontiera, sulla crisi del settore, sugli effetti del franco forte eccetera. Si tratta di una tesi semplicemente ridicola, figlia di quella stupidità neoliberista che deforma la realtà, nel caso concreto per cercare di fare presa su un’opinione pubblica chiamata a decidere se estendere ulteriormente gli orari di apertura dei negozi ticinesi, cioè se fare un ennesimo regalo ai colossi della grande distribuzione, se peggiorare le condizioni di lavoro e di vita del personale di vendita e se infliggere il colpo di grazia ai piccoli commercianti, che sono il vero motore di questo settore. |
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L'editoriale | 16.12.2015 |
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Eleggendo il democentrista vodese Guy Parmelin, l’Assemblea federale ha scelto il male minore, il meno peggio fra i tre candidati ufficiali presentati dall’Udc per la successione di Eveline Widmer-Schlumpf in governo. Ma sicuramente il meno gradito dai colonnelli del partito che puntavano sul giovane consigliere nazionale Thomas Aeschi, uomo delle banche e delle multinazionali nonché fedelissimo del leader storico del partito Christoph Blocher. Ma questo è il prezzo che l’Udc paga per aver provocato oltre misura il Parlamento, in particolare con quella sua clausola statutaria – figlia dell’estromissione di Blocher e dell’elezione di Widmer-Schlumpf nel 2007 – che prevede l’espulsione di ogni eletto che non figuri tra i candidati ufficiali e che di fatto intacca la libertà di scelta dei parlamentari garantita dalla Costituzione. |
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L'editoriale | 03.12.2015 |
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Stando ai rappresentanti della grande distribuzione, la revisione della legge cantonale ticinese sugli orari di apertura dei negozi in votazione popolare il prossimo 28 febbraio sarebbe praticamente una questione di vita o di morte. Sia per l’economia cantonale sia per i cittadini consumatori che in caso di bocciatura rischierebbero la fame, sia per il personale del settore perché vi sarebbero centinaia di posti di lavoro a rischio. Non ci hanno ancora raccontato che le aperture prolungate dei commerci sono anche garanzia di maggiore sicurezza nelle nostre strade, ma non tarderanno a farlo, magari sulla spinta della paura crescente dopo i recenti attentati di Parigi e per la minaccia terroristica in Europa. In ogni caso sono sempre i soliti argomenti, le solite balle, i soliti tentativi di far digerire una pillola che fa bene solo a chi la vende, nel caso concreto ai colossi del commercio al dettaglio. |
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Giustizia | 03.12.2015 |
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Sono trascorsi più di 10 anni da quel 10 novembre 2005, quando Hans Moor morì soffocato dall’amianto che aveva respirato durante l’intera vita lavorativa. Ma presto, finalmente, il competente tribunale di Baden si chinerà sulle richieste di risarcimento all’ex datore di lavoro avanzate dai suoi familiari, a cui dal suo letto di morte, ormai senza fiato e attaccato ad una bombola d’ossigeno 24 ore su 24, aveva chiesto di portare avanti la battaglia per la giustizia «fino alla fine». Una battaglia lunghissima, fatta di tante delusioni e di tante sconfitte (prima davanti alle due istanze giudiziarie del Canton Argovia e poi al Tribunale federale), ma che è all’origine della storica sentenza emessa l’11 marzo 2014 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che condanna la Svizzera per la sua prassi in materia di prescrizione e le impone un cambiamento di rotta.
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L'editoriale | 19.11.2015 |
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Sembra proprio che l’Udc non ci tenga particolarmente a far eleggere un secondo consigliere federale e che il Ticino dovrà ancora attendere (e ciò è una previsione ma soprattutto un auspicio) per tornare a essere rappresentato nel governo di Berna. Il gruppo parlamentare democentrista deciderà solo oggi i nomi da sottoporre all’Assemblea federale il 9 dicembre, ma stando alle raccomandazioni formulate lunedì dai vertici del partito non si possono che trarre queste conclusioni. L’ipotesi di presentare un ticket a tre con un candidato per ogni regione linguistica ci sembra solo un’operazione di facciata e di pura propaganda, perché è chiaro a tutti che se il successore di Eveline Widmer-Schlumpf sarà un esponente del partito di Toni Brunner questo sarà uno svizzero-tedesco. La Romandia esprime già due consiglieri federali e l’entrata di un terzo sarebbe inconciliabile con il principio costituzionale secondo cui “Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate” (articolo 175 capoverso 4 della Costituzione federale): le eventuali candidature di Oskar Freysinger e di Guy Parmelin, oltre che non essere le più indicate per ottenere una maggioranza dall’Assemblea federale (l’organo che elegge, sempre secondo la Costituzione, i membri del Governo, piaccia o non piaccia all’Udc), sarebbero solo una farsa. |
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L'editoriale | 22.10.2015 |
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Che scelte avrà fatto domenica scorsa il salariato medio che quotidianamente vive i disagi di un mercato del lavoro scarsamente regolamentato, che subisce la prepotenza di un padronato che tende a scaricare su di lui i rischi aziendali e che ha licenza di lasciarlo a piedi perché sul mercato si trova forza lavoro disposta a guadagnare meno di lui e che è vittima di un’offensiva trasversale tesa a smantellare ogni conquista sociale? Probabilmente la stragrande maggioranza dei salariati non ha partecipato alle elezioni federali perché non ne ha il diritto o perché ritiene che il voto sia un esercizio inutile quando nessuno dei contendenti è in grado di dare risposte convincenti alle sue preoccupazioni.
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L'editoriale | 08.10.2015 |
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Un sindacato per far cosa?”, domanda un direttore a un suo impiegato, assicurandogli tuttavia, mentre lo spinge fuori dalla porta del suo ufficio: “Per qualsiasi problema io sono qui”. È solo il testo di una vignetta pubblicata tempo fa da area, ma che esprime una grande verità: dove non c'è Sindacato, nel senso più alto del termine, il lavoratore è praticamente fottuto, oggi ancora peggio di ieri. Una verità di cui sono sicuramente consapevoli le lavoratrici e i lavoratori della Exten di Mendrisio, quelli della SMB di Biasca, così come quelli della Crai Suisse di Riazzino, che in questo 2015 hanno trovato la forza e il coraggio di ricorrere allo sciopero per difendere la loro dignità di salariati e per opporsi a dei padroni che avevano la pretesa di trattarli come se fossero degli stracci usa e getta o dei limoni da spremere, sacrificabili sull’altare del profitto. E lo stesso discorso si potrebbe fare anche per gli edili che si preparano a un autunno di lotta per ottenere maggiori tutele e per non farsi strappare dalle mani la più importante conquista sindacale degli ultimi decenni: il prepensionamento a 60 anni, un diritto irrinunciabile soprattutto per chi svolge un lavoro usurante come il loro. |
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L'affare della condivisione | 08.10.2015 |
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Concorrenza sleale nei confronti dei tassisti, violazioni delle norme sul trasporto delle persone e della legislazione svizzera sul lavoro, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei tempi di riposo degli autisti, ma anche una minaccia per la sicurezza dei passeggeri. Sono le principali ragioni che hanno spinto i tassisti di Basilea e di Zurigo, con il sostegno del sindacato Unia, a inscenare settimana scorsa una manifestazione di protesta davanti alla stazione principale della città sul Reno contro Uber, la multinazionale californiana che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato e a buon mercato (ma non sempre) attraverso un’applicazione per telefoni mobili che mette in contatto diretto gli autisti con i potenziali utenti, così come a chiederne la messa al bando attraverso una petizione indirizzata al governo e al parlamento cantonali. |
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L'editioriale | 24.09.2015 |
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Si dovrebbe chiamare “Legge sulla sorveglianza di massa dei cittadini in Svizzera” quella che oggi il nostro Parlamento, sordo agli appelli di autorevoli giuristi, organizzazioni per i diritti umani, associazioni dei consumatori e molti altri soggetti, dovrebbe approvare in sede di votazione finale e su cui verosimilmente si dovrà esprimere anche il popolo, essendo il lancio del referendum cosa decisa. Una legge, denominata “sul servizio di informazioni” che estende a dismisura (e senza contrapporvi un serio sistema di vigilanza) il potere dei servizi segreti in materia di sorveglianza e di raccolta dei dati e che nel contempo indebolisce la tutela della sfera privata dei cittadini violando massicciamente diritti fondamentali quali la libertà di opinione e la presunzione d’innocenza. |
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L'editoriale | 10.09.2015 |
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L'afflusso di profughi in fuga dalle guerre e dalla fame non è un evento straordinario, ma un fenomeno “normale”, che l'Europa, volente o nolente, dovrà assimilare e imparare a gestire con intelligenza. Il progetto di trasformare il continente in una sorta di fortezza invalicabile è chiaramente fallito: strumenti militar-polizieschi come gli accordi di Schengen e Dublino (cui anche la Svizzera aderisce), venduti come elementi costitutivi di un'Europa “sicura e senza frontiere” ma in realtà pensati per fermare i processi migratori il più lontano possibile dalle frontiere dell'Unione, hanno solo contribuito a far aumentare il numero di morti nel Mediterraneo o sulla via dei Balcani.
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L'editoriale | 27.08.2015 |
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Settanta franchi al mese in più di Avs per tutti come contropartita all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni, al taglio delle pensioni e a un nuovo aumento dell’Iva, la più antisociale delle tasse. Sta prendendo questa forma il progetto del consigliere federale socialista Alain Berset “Previdenza vecchiaia 2020”, che mira a riformare congiuntamente l’assicurazione vecchiaia (cioè l’Avs, il primo pilastro) e la previdenza professionale (cioè la pensione, il secondo pilastro) per assicurarne il finanziamento fino al 2030. Questo è perlomeno il “compromesso” scaturito dai lavori della Commissione della sicurezza sociale e della sanità (Csss) del Consiglio degli Stati e che pare mettere tutti d’accordo sotto la cupola di Palazzo federale, compresi i parlamentari del Partito socialista (Ps). |
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Intervista a Renzo Ambrosetti | 02.07.2015 |
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Il 20 giugno 2015 l’assemblea dei delegati del sindacato Unia ha eletto alla presidenza Vania Alleva, finora co-presidente con il ticinese Renzo Ambrosetti che lascia dopo quasi quarant’anni di carriera sindacale. Un’occasione per incontrarlo. |
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L'editoriale | 17.06.2015 |
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L’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino” non garantirà mai il diritto di «ogni persona» ad un «salario minimo» che si possa ritenere garanzia di «un tenore di vita dignitoso», come recita il relativo ingannevole articolo costituzionale approvato domenica scorsa dal 54 per cento dei ticinesi. A dipendenza di come verrà applicato il principio, si può sperare di arginare al massimo gli abusi più gravi (pensiamo ai contratti da 1.000 franchi al mese), ma non il fenomeno globale del dumping salariale, che anzi rischia di essere ulteriormente alimentato dalla fissazione di retribuzioni minime da fame. |
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Eternit bis | 17.06.2015 |
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L’accusa chiede che Stephan Schmidheiny venga processato per l’omicidio volontario di 258 persone vittime dell’amianto disperso negli ambienti lavorativi e abitativi dagli stabilimenti italiani dell’Eternit, la multinazionale di cui il miliardario svizzero ha assunto il controllo a partire dal 1976. Secondo la difesa non si dovrebbe per contro celebrare alcun nuovo processo dopo che la Cassazione nel novembre 2014 ha annullato, a causa della prescrizione, la condanna inflittagli a Torino per disastro ambientale. Il giudice dell’udienza preliminare (gup) Federica Bompieri deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio martedì 14 luglio. |
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L'editoriale | 02.06.2015 |
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La legge svizzera tradizionalmente offre poche garanzie e tutele alle lavoratrici e ai lavoratori e negli ultimi anni, nonostante la forza destabilizzante dei processi di precarizzazione, flessibilizzazione e liberalizzazione del mercato del lavoro, invece di essere rafforzata, è stata ulteriormente indebolita: si pensi alle controriforme della Legge sulla disoccupazione o di quelle sull’assicurazione invalidità. Tutti coloro che si battono per i diritti dei salariati rivendicano da sempre una più stringente regolamentazione del lavoro, divenuta ancora più necessaria dopo l’entrata in vigore (nel 2002) dell’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea che, oltre ad aver prodotto benefici economici, ha anche favorito il dumping salariale, la sostituzione della manodopera residente con lavoratori esteri sottopagati e altri fenomeni di sfruttamento che a volte sconfinano persino nel campo della criminalità. Il rafforzamento delle cosiddette misure accompagnatorie adottate a suo tempo dal Parlamento per attutire gli effetti "collaterali” della libera circolazione appena descritti, è a sua volta una rivendicazione ampiamente condivisa. Ma sulla via per arrivarci permangono divergenze importanti, anche all’interno del movimento sindacale, come dimostra il vivace dibattito scatenato dalle recenti prese di posizione della sezione ticinese dell’Uss, che si è detta non più disponibile a sostenere la libera circolazione fintanto che non saranno adottate misure realmente efficaci contro le distorsioni del mercato del lavoro a essa connesse.
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Eternit bis | 20.05.2015 |
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Quando è chiamato a rendere conto davanti alla giustizia per i danni causati con la sua attività di industriale dell’amianto, Stephan Schmidheiny non si fa mai vedere: preferisce mandare avanti i suoi avvocati, perché lui si difende dai processi e non nei processi. Se n’è avuta conferma la settimana scorsa nelle prime udienze preliminari al Tribunale di Torino, che entro luglio stabilirà se Mister Eternit dovrà essere processato per omicidio volontario, così come chiede la Procura di Torino in relazione alla morte di 258 persone vittime dell’amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, cioè quando lui era il massimo dirigente della multinazionale svizzero-belga. |
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L'editoriale | 20.05.2015 |
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“Frequentavo le scuole elementari in una cittadina delle Fiandre. Un giorno la nostra insegnate ci portò a visitare una fabbrica. All’entrata dello stabilimento una compagna di classe mi raccomandò di respirare piano e di restare il meno possibile in quel posto perché poteva essere pericoloso. Solo molti anni dopo capii che il pericolo era costituito dall’amianto e che quella bambina, pur nella sua ingenuità, era ben informata essendo una delle nipoti della famiglia di industriali belgi Emsens, che all’epoca insieme con gli svizzeri Schmidheiny, deteneva il marchio Eternit”. La tragica e toccante testimonianza, che area ha raccolto un paio di anni fa, si riferisce a un episodio risalente al 1948. Un dato indicativo della spregiudicatezza degli industriali che, pur consapevoli della pericolosità per la salute dell’uomo, hanno continuato a usare l’amianto per decenni ricorrendo a tutti i mezzi possibili per nascondere le evidenze scientifiche o far credere che fosse possibile lavorarlo “in sicurezza”. Oggi l’Europa fa la conta dei danni: 15.000 morti all’anno per malattie asbesto-correlate, un terzo della popolazione ancora esposta all’amianto, che resta la causa della metà dei decessi per tumori professionali, come indica l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma, contrariamente a quanto comunemente si ritiene, ancora oggi l’Europa continua a essere confrontata con una potentissima lobby industriale dell’amianto (tuttora utilizzato, prodotto ed esportato in ben 15 Stati su 53). |
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L'editoriale | 07.05.2015 |
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I fautori di una società che lavora e produce 24 ore su 24, impostisi qualche settimana fa nel Parlamento ticinese con l'adozione della revisione della legge sull'apertura dei negozi fatta su misura per la grande distribuzione, dovranno fare i conti con una votazione e con un'importante opposizione popolare. Il referendum promosso dal sindacato Unia è infatti riuscito e proprio oggi verranno consegnate alla Cancelleria dello Stato la bellezza di 10.000 firme. |
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Strage Eternit | 06.05.2015 |
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Martedì prossimo 12 maggio 2015 si terrà al Tribunale di Torino la prima delle udienze preliminari per stabilire se il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny dovrà essere rinviato a giudizio e dunque processato per il reato di omicidio aggravato volontario, così come ipotizza la Procura torinese in relazione alla morte di 258 persone, vittime delle polveri di amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dagli stabilimenti italiani della multinazionale Eternit, di cui è stato massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. Alla vigilia di questo appuntamento area ha seguito le celebrazioni per la Giornata mondiale delle vittime dell'amianto a Casale Monferrato, la città Martire. |
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L'editoriale | 23.04.2015 |
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Seguendo una tendenza in atto a livello nazionale recentemente manifestatasi a Lucerna e Zurigo, anche in Ticino la destra avanza: le elezioni di domenica scorsa hanno consolidato quell'alleanza liberal-leghista che già da tempo governa e spadroneggia in questo cantone, ma che nel prossimo quadriennio disporrà pure della maggioranza assoluta in Parlamento. La sinistra tocca invece il suo minimo storico. Se è andata così non ci si deve stupire più di tanto, ma ci si può perlomeno interrogare sulle ragioni del disastro con un minimo di lucidità.Nel Partito socialista (Ps), il grande sconfitto di queste elezioni, sembra invece prevalere la confusione più totale. |
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L'editoriale | 01.04.2015 |
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Succede spesso che i politici dichiarino di aver votato in un senso o nell’altro “per dare un segnale”. Nella maggior parte dei casi, soprattutto sotto elezioni, si tratta solo di segnali di fumo. Fumo gettato negli occhi dei cittadini. L’adozione da parte del Gran Consiglio ticinese (grazie ad un’ammucchiata social-leghista e alla “casuale” assenza in aula di qualche rappresentante borghese) dell’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino” ne è un classico esempio. Un’iniziativa che solo a parole sancisce il «diritto» di «ogni persona» ad «un salario minimo che gli assicuri un tenore di vita dignitoso», ma che in realtà è uno strumento totalmente inadeguato a contrastare il dumping salariale. Anzi, potrebbe addirittura favorire questo fenomeno già dilagante in Ticino. |
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Orari dei negozi | 01.04.2015 |
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Come previsto il Gran Consiglio ticinese ha approvato lo scorso 23 marzo la nuova legge sugli orari di apertura dei negozi, decidendo un po’ a sorpresa (ma non più di tanto, essendo imminenti le elezioni politiche) di vincolarne l’entrata in vigore all’adozione di un Contratto collettivo di lavoro (Ccl) di obbligatorietà generale nel ramo del commercio al dettaglio. Una decisione che, oltre ad essere incompatibile con il diritto federale (come risulta da una perizia giuridica voluta dallo stesso parlamento), non ha cambiato di una virgola la posizione del sindacato Unia che ancora una volta si batterà con determinazione contro l’ennesimo tentativo di estendere gli orari di apertura dei negozi e dunque di peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro del personale della vendita. |
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L'editoriale | 18.03.2015 |
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“Ma cosa volete che sia una mezz'oretta in più al giorno?” Sarà con questo ritornello che i fautori delle aperture prolungate dei negozi cercheranno di convincere i ticinesi della bontà della nuova legge che il Gran Consiglio (salvo sorprese) dovrebbe varare settimana prossima e che appunto prevede per i giorni feriali l'abbassamento delle serrande alle 19 anziché alle 18.30. In realtà questo è solo un dettaglio: la posta in gioco è ben più alta, sia per i lavoratori della vendita sia per i cittadini comuni, perché con questa operazione la destra nostrana (un po' per ideologia, un po' per fini elettorali) mira ad una liberalizzazione selvaggia dalle conseguenze incalcolabili, per esempio per la salute delle persone.
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Processo Eternit bis | 04.03.2015 |
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Per il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, appena “graziato” dalla prescrizione nell’ambito di un primo procedimento per disastro ambientale, potrebbe presto aprirsi in Italia una nuova stagione di processi per i morti d’amianto causati dalla sua attività imprenditoriale alla testa della multinazionale Eternit tra la metà degli anni Settanta e la metà degli Ottanta. Il primo dei tre i procedimenti pendenti a suo carico entrerà in una fase decisiva prima dell’estate con la cosiddetta “udienza preliminare”, nell’ambito della quale sarà valutata la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario aggravato, presentata nei giorni dalla Procura di Torino. |
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L'editoriale | 12.02.2015 |
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L’obiettivo è chiaro, ma la soluzione è più incerta che mai. Presentando, mercoledì 11 febbraio, la sua proposta di attuazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” approvata dal popolo il 9 febbraio 2014, che chiede una regolazione autonoma e una limitazione dell’immigrazione, il Consiglio federale non è di fatto stato in grado di fare alcuna previsione su come la Svizzera concretizzerà la volontà popolare. Tutto dipenderà dall’esito degli imminenti difficilissimi negoziati con l’Unione europea (Ue) per un “adeguamento” dell’accordo sulla libera circolazione. Gli scenari possibili sono tre: «Otteniamo tutto, non otteniamo nulla oppure non otteniamo tutto ma nemmeno nulla», ha sintetizzato mettendo un po’ le mani avanti la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga in una conferenza stampa fiume con i colleghi Burkhalter e Schneider-Ammann. Del resto, le fatto eco il ministro degli esteri: «L’incertezza è cresciuta in Svizzera, come ovunque nel mondo». Guardando però alle misure di politica interna proposte dal governo, una certezza la possiamo ricavare: sono discriminatorie e inadeguate (se non in minima parte) a risolvere i problemi che investono il mercato del lavoro in Svizzera. |
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L'editoriale | 18.12.2014 |
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Scommettere sull’abbandono dell’energia nucleare in Svizzera resta un azzardo, soprattutto dopo le prime decisioni adottate recentemente dal Consiglio nazionale nell’ambito della cosiddetta “Strategia energetica 2050”, un pacchetto di misure elaborate dal governo all’indomani della catastrofe di Fukushima del 2011 che ci dovrebbe portare fuori dall’atomo. La potente lobby nucleare, al di là delle apparenze e delle dichiarazioni di facciata, è riuscita ancora una volta a imporsi e la dichiarata “svolta energetica” resta per ora solo un vocabolo ricorrente nei titoli dei giornali. |
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Sindacato | 04.12.2014 |
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Il sindacato Unia compie dieci anni. Per sottolineare la ricorrenza, domani a Berna si terrà una grande festa per i militanti e nel corso del 2015 saranno organizzati numerosi momenti d’incontro e di riflessione a livello regionale. Per l’occasione, il sindacato ha anche pubblicato un libro che ripercorre la storia della più grande organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori in Svizzera. area vi propone invece un'intervista a Vania Alleva e Renzo Ambrosetti sulle origini, il ruolo nella società, le sfide presenti e future dell'organizzazione sindacale. |
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L'editoriale | 23.11.2014 |
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“Ho una grande rabbia dentro. Sento di avere la forza per andare avanti. Tutto quello che abbiamo fatto per decenni deve lasciare il segno in Italia e nel mondo”; “Non ci faremo portare a spasso al guinzaglio come cagnolini, ma reagiremo”; “Siamo piegati dal dolore e dall'amarezza ma non ci siamo arresi, non è nella nostra indole. La nostra è una lotta che viene da lontano e abbiamo il dovere morale di continuarla”. Se Romana Blasotti Pavesi (85 anni, cinque familiari ammazzati dall’amianto di Stephan Schmidheiny, nella foto), Bruno Pesce e Nicola Pondrano (una vita intera dedicata alle battaglie sindacali, sociali e legali al fianco delle vittime dell’Eternit) riescono a reagire così a un’offesa come quella inferta mercoledì scorso dalla Corte di Cassazione ai loro morti e ai loro concittadini di Casale Monferrato, vuol dire che il 19 novembre 2014 è stata sì scritta una pagina nera per la giustizia e per i diritti dei lavoratori, ma si è anche aperta una nuova fase della lotta iniziata quarant’anni fa. |
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Processo Eternit | 23.11.2014 |
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Stephan Schmidheiny ha provocato consapevolmente un disastro ambientale che ha ucciso, sta uccidendo e continuerà a uccidere migliaia di persone che hanno respirato le polveri di amianto immesse negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche Eternit in Italia. Ma lui non va punito perché, con la chiusura degli stabilimenti nel 1985, ha smesso di delinquere e dunque «il reato è estinto per prescrizione maturata antecedentemente alla sentenza di primo grado». Così ha deciso mercoledì sera a Roma, chiudendo una giornata processuale drammatica, la prima sezione penale della Corte di cassazione. La condanna a 18 anni di carcere che era stata inflitta al magnate svizzero dal Tribunale d'Appello di Torino nel 2013 è così annullata e con essa tutti i risarcimenti alle vittime. |
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Immigrazione | 23.11.2014 |
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Il loro destino era nelle mani del datore di lavoro, non avevano diritto a una vita famigliare e sociale, erano costretti ad alloggiare in baracche fatiscenti, e non potevano ammalarsi pena la perdita del posto. In queste condizioni hanno vissuto, anche per anni e anni, centinaia di migliaia di lavoratori stranieri in Svizzera ai tempi del cosiddetto “Statuto dello stagionale”, che tra il 1934 e il 2002 regolamentava la politica migratoria elvetica e che oggi l’Unione democratica di centro (Udc), forte dell’approvazione popolare lo scorso 9 febbraio dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, vorrebbe ripristinare. Un’ipotesi scellerata che Unia combatte con una campagna di sensibilizzazione e informazione sul significato di quella tragica esperienza. |
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L'editoriale | 06.11.2014 |
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È una volgare proposta di stampo xenofobo e sessista, un tentativo di riportare indietro la Svizzera alla realtà economica e sociale degli anni Cinquanta, uno strumento per aumentare ulteriormente la pressione sui salari, per dare ancora più libertà di manovra a quei padroni senza scrupoli che già oggi approfittano delle larghe maglie della legge per sfruttare lavoratrici e lavoratori e “ideale” a incentivare il lavoro nero e ogni forma di illegalità. |
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L'editoriale | 23.10.2014 |
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Che bello: la prevista liberalizzazione totale del mercato elettrico in Svizzera a partire dal 2018 consentirà a tutti noi di scegliere liberamente il fornitore e di approfittare così dei migliori prezzi. L’ha raccontata più o meno così la consigliera federale Doris Leuthard presentando alcune settimane fa alla stampa il decreto governativo che dovrebbe dare il via libera alla seconda fase di apertura del mercato, di cui i grandi consumatori beneficiano già dal 2009. |
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Amianto | 23.10.2014 |
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Convocare una tavola rotonda tra tutti gli attori interessati per discutere dell’istituzione di un Fondo nazionale d’indennizzo delle vittime dell’amianto? La proposta, formulata qualche settimana fa dai sindacati attraverso una lettera aperta al Consiglio federale, sta provocando reazioni incoraggianti. |
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L'editoriale | 09.10.2014 |
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Anche in Svizzera si sta finalmente stringendo il cerchio intorno ai responsabili della tragedia dell’amianto: sebbene nessun imprenditore, come sarebbe giusto, verrà mai chiamato a rendere conto davanti a un tribunale per aver esposto alle micidiali fibre e mandato a morte migliaia di lavoratori e cittadini, si sta facendo strada l’ipotesi di istituire un Fondo nazionale d’indennizzo delle vittime. Tutto è ancora da discutere e da definire, ma i timidi segnali di apertura giunti nei giorni scorsi dal mondo economico e imprenditoriale in risposta alle rivendicazioni formulate dall’Unione sindacale svizzera (ne riferiamo a pagina 7) hanno quasi del sensazionale per un paese come il nostro, che storicamente fatica a fare i conti con questa vicenda. Proprio per questo serve prudenza e vigilanza |
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Amianto | 09.10.2014 |
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Rivedere le assurde norme in materia di prescrizione che oggi non consentono alle vittime dell’amianto di far valere i loro diritti, istituire un fondo nazionale d’indennizzo finanziato dagli imprenditori responsabili della tragedia, rafforzare le misure di prevenzione e di tutela dei lavoratori che ancora oggi entrano in contatto con la micidiale fibra. Sono le principali rivendicazioni formulate martedì in una conferenza stampa a Berna dall’Unione sindacale svizzera (Uss) e contenute in una lettera aperta al Consiglio federale, in cui si afferma l’urgenza di promuovere un’offensiva tesa a risolvere i tanti problemi ancora sul tappeto a quasi 25 anni dalla messa al bando dell’amianto in Svizzera e si chiede la convocazione di una “tavola rotonda” tra tutti gli attori interessati per affrontare finalmente la questione del risarcimento di centinaia di vittime dimenticate. |
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L'editoriale | 25.09.2014 |
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La squallida propaganda in atto da anni in Ticino contro i lavoratori frontalieri ha ormai contagiato l’intero mondo politico e purtroppo sta producendo, a tutti i livelli, decisioni assurde e deliranti che certo non risolveranno le gravi distorsioni che investono il mercato del lavoro cantonale. Anzi: le acuiranno. L’attualità e una sconcertante segnalazione giuntaci in redazione ci aiutano a radiografare la triste realtà di un paese, i cui veri mali sono la presenza di troppi imprenditori senza scrupoli che approfittano della crisi economica italiana per impiegare manodopera a buon mercato e una classe politica incapace e in parte complice di questo sistema perverso. |
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L'editoriale | 10.09.2014 |
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Gli uffici postali chiudono, le condizioni di lavoro del personale si deteriorano, gli impiegati precari aumentano, le tariffe crescono ma la qualità del servizio all’utenza peggiora. Il bilancio della liberalizzazione del servizio postale e delle politiche perseguite negli ultimi anni dalla Posta svizzera (dal 2013 società anonima di diritto pubblico) è desolante e sotto gli occhi di tutti. E anche per noi che facciamo informazione, e per voi che ci leggete, all’orizzonte non s’intravede nulla di buono. Il massiccio aumento delle tariffe per la distribuzione dei giornali (6 centesimi a copia in tre anni) deciso dal gigante giallo rischia di mettere in ginocchio decine di testate, in particolare quelle a bassa tiratura e quelle indipendenti. |
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L'editoriale | 27.08.2014 |
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“Attenzione alla trappola rossa”, “No a una sanità all’italiana”, “Cassa unica: vicolo cieco”, “Io voto sì alla cassa unica. Martelliamoci i cogl...”. Con bugie, slogan da guerra fredda e cattivo gusto gli avversari dell’introduzione di una cassa malati pubblica stanno cercando di incutere paura nei cittadini e così convincerli che, se vorranno continuare a godere di una sanità di prim’ordine, dovranno votare no il prossimo 28 settembre. Dietro la campagna, dai costi milionari, fatta di affissioni pubblicitarie a tappeto, volantini e opuscoli inviati direttamente nelle nostre case e condita con decine e decine di articoli di giornale compiacenti, vi sono evidentemente gli assicuratori privati che oggi si spartiscono un interessante mercato e temono di perderlo. La virulenza della campagna è spia di grande preoccupazione. |
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L'editoriale | 03.07.2014 |
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L’attuale sistema di assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie «funziona bene», perché «la concorrenza incentiva le casse malati a sviluppare modelli innovativi e a esercitare un controllo oculato sui costi delle cure, in modo da offrire premi per quanto possibile bassi». L’argomentazione regina del Consiglio federale per contrastare la creazione di una cassa malati pubblica (su cui il popolo svizzero si esprimerà il 28 settembre) è talmente assurda e lontana dalla realtà da far sobbalzare sulla sedia. Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti perversi del sistema sperimentato per quasi vent'anni. Un sistema dunque da cambiare urgentemente, da rendere meno complesso e meno costoso, più trasparente e più sociale. Appunto con il passaggio a una cassa malati pubblica unica. |
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L'editoriale | 18.06.2014 |
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Usare le imposte pagate dai cittadini per garantire profitti ai padroni di scuole e cliniche private, rendere sempre più dipendente dal reddito l'accesso al servizio pubblico e indebolire ulteriormente i diritti dei lavoratori impiegati in questo settore. Sono gli “ingredienti” di una nuova ennesima offensiva neoliberale che, in gran segreto e al di fuori di ogni confronto democratico, si sta consumando a Ginevra nei negoziati per un Accordo sul commercio dei servizi nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio.
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L'editoriale | 05.06.2014 |
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“Quella di Chernobyl non è stata una catastrofe nucleare, ma una catastrofe sovietica”. Così anni fa una figura di spicco della lobby nucleare elvetica ci spiegava che nulla di simile sarebbe potuto capitare altrove, né per la gravità dell’incidente visto l’abisso tecnologico esistente né per la politica di disinformazione nei confronti dell’opinione pubblica imposta allora dalla censura sovietica, impensabile nei paesi democratici. Il disastro di Fukushima ha già smontato completamente la bizzarra tesi del nostro lobbista. Tesi riaffiorata alcuni giorni or sono alla nostra mente apprendendo che nel novembre 2012, durante i lavori per la circonvallazione autostradale in un quartiere residenziale di Bienne, furono casualmente rinvenuti residui di radio altamente radioattivo ma che le autorità (federali, cantonali e comunali) decisero di non informare la popolazione «per non turbarla». |
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Amianto | 05.06.2014 |
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Berna non ricorrerà all’ultima istanza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza dell’11 marzo scorso che ha condannato la Confederazione per la sua prassi in materia di prescrizione nei confronti delle vittime dell’amianto. Così ha deciso, d’intesa con la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, l’Ufficio federale di giustizia. La decisione dei giudici di Strasburgo assume così carattere definitivo e da subito tutti i tribunali svizzeri dovranno metterla in pratica. |
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Amianto | 05.06.2014 |
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L'annosa battaglia per la messa al bando totale dell'amianto a livello mondiale ha segnato dei passi in avanti negli ultimi anni, ma molto, anzi moltissimo, resta ancora da fare: sia nei paesi che ancora lo esportano o lo importano e lo lavorano sia in quelli che lo hanno già vietato da anni ma che continuano ad essere confrontati con una massiccia presenza del minerale killer e con le legittime pretese di giustizia da parte delle vittime. Questo, in estrema sintesi, lo spaccato della situazione emerso dalla Conferenza internazionale sull'amianto tenutasi a Vienna il 6 e 7 maggio scorsi su iniziativa della Federazione mondiale dei lavoratori dell'edilizia e del legno e che ha visto la partecipazione di rappresentanti sindacali, istituzionali e della società civile di 41 paesi dei cinque continenti. |
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L'editoriale | 22.05.2014 |
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La saggia decisione del popolo svizzero di negare all’esercito il credito per l’acquisto degli inutili aerei da guerra e il no dei ticinesi agli iniqui tagli ai sussidi di cassa malati aiutano a mitigare la delusione per il disastroso risultato ottenuto dall’iniziativa sindacale per l’introduzione di un salario minimo legale di 4.000 franchi. Un risultato che va addirittura oltre le più pessimistiche previsioni e che inevitabilmente suscita grande delusione nelle migliaia di persone che in questa battaglia hanno creduto e per essa si sono battute negli ultimi anni. A questo punto è legittimo interrogarsi se sia valsa la pena investire tante energie e risorse finanziarie per ottenere così poco: guardando solo alla percentuale dei consensi scaturita dalle urne verrebbe da dire di no, ma se consideriamo anche gli effetti “collaterali” che l’iniziativa ha avuto (e che probabilmente avrà nei prossimi anni) possiamo perlomeno affermare che l’esercizio non è stato del tutto inutile. |
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Processo Eternit | 02.05.2014 |
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Un processo «assurdo» che gli ha procurato momenti di «grande sconforto» ma di cui ora attende l’esito finale «con serenità», convinto di aver fatto «il meglio» che «come imprenditore» potesse fare quando era alla testa dell’Eternit, cioè «uscire al più presto dalla lavorazione dell’amianto». Dopo anni di silenzio e a pochi mesi dalla sentenza definitiva del processo che lo vede imputato in Italia per le migliaia di morti e di malati provocati dalle sue fabbriche e per cui è stato condannato in appello a 18 anni con l’accusa di disastro ambientale doloso permanente, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny torna a parlare. Anzi a straparlare, a raccontare menzogne e falsità storiche. |
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L'editoriale | 02.05.2014 |
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“È evidente che una politica salariale equa e conforme al mercato consente all’azienda di far fronte alla concorrenza e reclutare i dipendenti migliori”. L’affermazione non è tratta da un documento di propaganda sindacale per un salario minimo legale, ma da un comunicato della direzione della catena di negozi d’abbigliamento H&M. Un comunicato nel quale si annuncia che dal 1° gennaio 2015 tutti i dipendenti delle sue filiali svizzere percepiranno almeno 4000 franchi al mese, ossia 22 franchi all’ora. Un livello retributivo che corrisponde esattamente a quanto previsto dall’iniziativa popolare in votazione il prossimo 18 maggio. Un’iniziativa che dunque, ancor prima di essere votata dal popolo svizzero, già produce risultati tangibili. |
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L'editoriale | 10.04.2014 |
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Arlind Lokaj, 17 anni, è nato in Ticino, qui ha vissuto i primi anni della sua vita, qui ha i suoi affetti, a partire dalla mamma da cui è tornato dopo essere stato abbandonato dal padre, qui è perfettamente integrato e benvoluto, qui ha la sua squadra di calcio, qui ha frequentato una scuola e qui, a settembre, avrebbe incominciato un apprendistato. Ma il suo sogno di poter finalmente condurre una vita normale per un ragazzo della sua età è stato spezzato dalla dissennatezza, dall’egoismo e dall’opportunismo di quattro governanti da strapazzo, fabbricanti di drammi umani, che per lui hanno deciso un altro destino: il rientro in Kosovo, dove non ha più nessuno. |
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Amianto | 26.03.2014 |
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Silenzio: ora parlano le vittime. Dopo la storica sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che costringerà la Svizzera a rivedere le sue norme in materia di prescrizione e che consentirà finalmente ai lavoratori e ai cittadini avvelenati dall’amianto utilizzato in passato dalle aziende elvetiche di far valere le loro giuste pretese di risarcimento, molte persone colpite tornano a sperare nella giustizia e ritrovano il coraggio di alzare la voce, di formulare rivendicazioni all’indirizzo della politica e dei responsabili della tragedia. A cominciare da quella che chiede la costituzione di un Fondo nazionale d’indennizzo per tutte le vittime dell’amianto. |
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L'Editoriale | 26.03.2014 |
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Chi non vive gli eventi sportivi dal di dentro ma se li sente raccontare da certi media, potrebbe avere l’impressione che in Svizzera in ogni stadio di calcio e di hockey regnino permanentemente violenza e terrore a causa della presenza di migliaia di delinquenti (i cosiddetti “hooligan”) che popolano le curve di tifosi. D’altro canto, interrogando i frequentatori si scopre che più del 97 per cento si sente “sicuro” quando assiste alle partite della sua squadra del cuore (l’ha appurato un sondaggio dell’Università di Berna); guardando poi ai dati reali, ci si rende conto che, per fortuna, sull’arco di una stagione si possono contare sulle dita di una mano gli episodi gravi di violenza legati allo sport nel corso di una stagione. Negli ultimi anni la mistificazione della realtà ha però portato all’adozione di una lunga serie di misure restrittive della libertà personale, spesso inconciliabili con i diritti costituzionali e con il principio di proporzionalità (basti pensare allo strumento del fermo preventivo). |
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L'editoriale | 12.03.2014 |
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Nei confronti dei lavoratori costretti un tempo dai loro padroni a lavorare a contatto con le polveri di amianto e che oggi si ammalano e muoiono, la Svizzera viola i diritti dell’uomo, perché le sue leggi in materia di prescrizione e l’interpretazione che ne danno i tribunali non consentono alle vittime e ai loro famigliari di far valere le giuste pretese di risarcimento o di riparazione del torto morale. Ad affermarlo è una storica sentenza della Corte europea di Strasburgo che avrà importanti ripercussioni sia sulla giustizia sia sulla politica, così come sulla sorte dei Diritti delle vittime del lavoro di ieri, di oggi e di domani. |
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Sentenza della Corte europea | 12.03.2014 |
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Per le di vittime dell’amianto a cui da decenni i tribunali svizzeri negano sistematicamente ogni forma di risarcimento invocando l’intervenuta prescrizione dell’azione civile, si fa concreta la speranza di ottenere finalmente un minimo di giustizia, dopo la storica sentenza emessa martedì a Strasburgo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Una sentenza che esprime un giudizio severo sulla giurisprudenza e sulle leggi del nostro paese e che obbligherà a un cambiamento di rotta. Almeno un migliaio di casi potrebbero essere riaperti e riesaminati e altrettanti avviati. |
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L'editoriale | 20.02.2014 |
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Due terzi dei Cantoni e molti Comuni svizzeri alle prese con problemi di carattere finanziario stanno mettendo in atto o pianificando per i prossimi anni pacchetti di misure di risparmio che comporteranno tagli alla sanità, alla scuola, alla formazione, alle prestazioni sociali, ai servizi pubblici e in altri ambiti sensibili per la vita quotidiana delle persone, che solo per il 2014 superano ampiamente il miliardo di franchi. E anche a livello federale sono in corso intensi esercizi di contenimento della spesa.
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L'intervista | 20.02.2014 |
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Il Ticino, con quasi un 70 per cento di sì, è il cantone in cui si è registrata l’accettazione più alta dell’iniziativa contro l’immigrazione. Ma è anche il cantone che patisce di più gli effetti della libera circolazione delle persone. La consigliera di Stato e direttrice del Dipartimento cantonale delle finanze e dell’economia Laura Sadis ha accettato di rispondere (per iscritto) ad alcune nostre domande.
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L'editoriale | 05.02.2014 |
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Chi conosce la realtà del mondo del lavoro, perché la vive sulla propria pelle o perché quotidianamente si occupa dei problemi delle persone, sa perfettamente che gli interessi delle salariate e dei salariati si tutelano con il rafforzamento dei diritti e garantendo loro gli strumenti per esercitarli. Quelli che invece vogliono erigere barriere, dividere i “buoni” lavoratori (svizzeri o residenti) da quelli “cattivi” (perché migranti o frontalieri) sono più che altro interessati a rendere la manodopera ancora più ricattabile e meglio sfruttabile oppure a cavalcare le legittime preoccupazioni dei cittadini nel tentativo di trarne qualche vantaggio elettorale. I toni e i contenuti della campagna sull'iniziativa xenofoba dell’Udc “contro l’immigrazione di massa” che sfocerà nel voto di domenica 9 febbraio mostrano molto bene questo cinismo spinto. |
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Intervista a Franco Cavalli | 05.02.2014 |
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«La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che medicina su larga scala». Il dottor Franco Cavalli ricorre alle parole dello scienziato tedesco Rudolf Virchow per raccontare il senso del suo impegno professionale e politico, di una vita dedicata ai malati di cancro e alla parte più debole della società che lui stesso racconta in un libro-intervista in libreria da un paio di mesi. "Curare le persone e la società” (Edizioni Casagrande) è il riassunto di una lunga conversazione con la giornalista Giulia Fretta in cui Cavalli racconta quarant’anni di una vita dedicata alla medicina e alla ricerca, all’impegno politico e sociale e alla sua famiglia. Un libro molto bello, che si fa leggere tutto d’un fiato e che rivela anche aspetti poco conosciuti della figura di Cavalli. Qualche settimana fa area lo ha incontrato a Bellinzona nel suo ufficio dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi), una sua creatura divenuta punto di riferimento per la cura e la ricerca oncologia a livello mondiale e di cui oggi (seppure pensionato da alcuni anni) è il direttore scientifico. |
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L'editoriale | 23.01.2014 |
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Negli anni Settanta i dirigenti della Eternit sapevano perfettamente (e da tempo) che con la lavorazione dell'amianto esponevano i loro dipendenti al rischio di ammalarsi e di morire. Non avendo adeguato di conseguenza i loro comportamenti, si sono resi colpevoli del reato di omicidio colposo. È una verità quasi scontata (e non alla luce delle conoscenze di oggi ma di quelle dell’epoca) che sin qui nessun tribunale svizzero aveva mai voluto o potuto appurare, ma che il mese scorso è stata finalmente riconosciuta addirittura dalla massima istanza giudiziaria elvetica: il Tribunale federale.
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amianto | 23.01.2014 |
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Esponendo alle polveri di amianto un giovane lavoratore poi deceduto per un mesotelioma pleurico, alla Eternit di Niederurnen si è consumato il reato di omicidio colposo, è stata cioè causata la morte di una persona per negligenza. Ad affermarlo è, per la prima volta nella storia della giurisprudenza elvetica, il Tribunale federale (la massima istanza giudiziaria svizzera) in una recente sentenza destinata a fare storia e ad aprire uno spiraglio di speranza per molte vittime della polvere killer, cui la legge e la prassi restrittiva dei tribunali hanno sin qui negato ogni forma di giustizia.
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L'editoriale | 18.12.2013 |
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Centinaia di giovani sono scesi in piazza settimana scorsa a Bellinzona per gridare il loro no all’espulsione dalla Svizzera di un ragazzo diciassettenne di origine kosovara nato e cresciuto in Ticino, ma che, secondo una legge disumana e assurda applicata biecamente da qualche funzionario al servizio del leghista Norman Gobbi, andrebbe strappato all’affetto della madre e rispedito nel suo paese di origine. Un paese che non è più il suo e dove non ha più nessuno. |
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L'editoriale | 05.12.2013 |
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Scaricare ulteriori costi e responsabilità sugli assicurati e sui malati per tappare le falle di un sistema iniquo. Rientra in questa logica perversa e già conosciuta la recente decisione del Gran Consiglio ticinese di tagliare linearmente i sussidi di cassa malati nell’intento di limitare il deficit nei conti statali del 2014. Una decisione irresponsabile contro la quale socialisti, verdi e sindacati hanno giustamente promosso il referendum che consentirà ai cittadini di esprimersi in votazione popolare.
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Libera circolazione | 21.11.2013 |
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Nei prossimi due anni il popolo svizzero sarà chiamato a prendere una serie di decisioni che determineranno le future relazioni tra il nostro paese e l'Unione europea (Ue). Al centro del dibattito il controverso accordo sulla libera circolazione delle persone e una sua estensione alla Croazia (l'ultima arrivata nell'Ue), su cui il Parlamento deciderà nel corso del 2014. Successivamente toccherà al popolo dire la sua, visto che il lancio di un referendum appare scontato. Resta ancora da definire la composizione dello schieramento che cercherà di contrastare questo processo. Voci molto critiche si levano dal sindacato Unia Ticino. |
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L'editoriale | 06.11.2013 |
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La chiusura anticipata nel 2019 della centrale nucleare di Mühleberg, annunciata settimana scorsa dal consiglio di amministrazione delle Forze Motrici Bernesi BKW (gestore dell’impianto) sarà anche un fatto storico, ma soprattutto inquietante se si tiene conto che abbiamo a che fare con un impianto vetusto, con importanti lacune in materia di sicurezza. Lacune che per essere risolte richiederebbero investimenti giudicati troppo onerosi da BKW, la quale ha dunque optato per una serie di interventi minimi volti a garantire il mantenimento in esercizio della centrale ancora per alcuni anni. Insomma per tirare in là un po’ di tempo, per spremere il limone finché è possibile. Ma così si scherza col fuoco e si espone la popolazione a un rischio incalcolabile. |
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Processo Eternit | 06.11.2013 |
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È morto il magistrato torinese Giuseppe Casalbore, figura nota ai lettori di area soprattutto per essere stato il giudice di prima istanza del maxi processo Eternit di Torino, il più grande mai celebrato in Europa. Ma nella sua trentennale carriera è stato sovente protagonista delle cronache italiane e “arbitro” di molti casi giudiziari particolarmente complessi che hanno fatto le prime pagine dei giornali. Ha lavorato fino ad agosto, quando è stato costretto ad arrendersi a una grave malattia che il 25 ottobre scorso se l’è portato via a soli 63 anni. |
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L'editoriale | 24.10.2013 |
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I suoi fautori l’hanno furbescamente battezzata “Iniziativa a favore delle famiglie”, ma in realtà è un tentativo di fare un regalo ai ricchi e di rendere la vita ancora più difficile a quelle mamme e a quei papà che per portare a casa il pane a fine mese devono ricorrere ad asili nido e ad altre strutture di custodia diurne per i loro bambini. Situazioni che generano costi e che pertanto danno (giustamente) diritto a deduzioni fiscali, che ora l’Udc, con la sua proposta in votazione il 24 novembre, vorrebbe estendere anche a quei genitori che hanno la fortuna di non dover ricorrere per la cura dei figli all’aiuto di terze persone o di non dover sopportare spese per questo e che dunque dispongono di più mezzi. Non ci si lasci dunque abbagliare dal titolo di un’iniziativa che, se approvata, produrrebbe vantaggi fiscali solo per poche famiglie con redditi elevati, oltre che buchi miliardari nelle casse pubbliche (circa 1,4 miliardi, secondo i calcoli della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze).
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L'editoriale | 14.10.2013 |
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Quella consumatasi una settimana fa a Lampedusa era una tragedia annunciata. Anzi: pianificata a tavolino dai governi e dai parlamenti europei, che, a colpi di leggi xenofobe e razziste approvate nell’ultimo decennio, hanno trasformato il Vecchio Continente in una fortezza sempre più impenetrabile e ormai incapace di distinguere trafficanti e passatori dalle persone che tentano di scappare dalla guerra o dalla miseria. Le dimensioni di questo disastro e le crude immagini delle centinaia di cadaveri di donne, di bambini e di ragazzi ripescati in mare suscitano le solite reazioni d’indignazione, di commozione e di cordoglio, oltre che patetici pellegrinaggi sull’isola delle autorità. |
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L'editoriale | 25.09.2013 |
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Domenica scorsa la maggioranza del popolo svizzero ha avallato un peggioramento della Legge sul lavoro e dunque l'indebolimento di una delle poche e fragili reti di protezione dei salariati in Svizzera, un paese in cui il diritto del lavoro è già per sua natura tra i più “leggeri” d’Europa. È una cattiva notizia e una sconfitta per le organizzazioni sindacali, politiche, ecclesiastiche e della società civile che all’unisono si sono battute contro l’estensione del lavoro notturno e domenicale nei negozi delle stazioni di benzina. Una sconfitta sicuramente bruciante, ma non una Caporetto, perché i cittadini non hanno firmato un assegno in bianco per l’introduzione su larga scala della giornata lavorativa di 24 ore.
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Berna | 25.09.2013 |
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Equità salariale, condizioni di lavoro più giuste e pensioni dignitose. Queste le rivendicazioni al centro della grande manifestazione sindacale tenutasi sabato scorso a Berna, dove oltre 15.000 persone provenienti da ogni angolo della Svizzera (circa 600 dal Ticino) hanno dato vita per le vie del centro ad un lungo, rumoroso e colorato corteo. |
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L'editoriale | 12.09.2013 |
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Nella storia della democrazia diretta svizzera, le iniziative popolari non vengono quasi mai approvate (dal 1848 a oggi solo 19 su 182), ma spesso hanno il merito di imporre un utile confronto nel paese e talvolta anche di indurre o di accelerare dei cambiamenti fino a lì impensabili. Attualmente ve ne sono due pendenti dal potenziale enorme e che senza dubbio vanno considerate iniziative di successo (indipendentemente da quello che sarà il verdetto delle urne), perché hanno saputo sollevare una questione centrale come quella dell'equità (salariale e dunque sociale) e ad imporla nel dibattito politico nazionale. Una questione che giustamente è al centro delle rivendicazioni della manifestazione sindacale che si terrà sabato 21 settembre a Berna. |
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Processo Eternit | 11.09.2013 |
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L’ex padrone di Eternit Stephan Schmidheiny sapeva perfettamente che l’utilizzo dell’amianto nei suoi stabilimenti avrebbe causato una lunga catena di migliaia di morti, sia tra i lavoratori sia tra i cittadini comuni, ma non si è fermato. Ponendo il profitto al primo posto, il magnate svizzero ha anzi organizzato un’«opera di disinformazione» e ha ordinato ai suoi dirigenti di mentire. I giudici della Corte d’appello di Torino, che lo scorso giugno lo hanno condannato a 18 anni di carcere, ne sono convinti «oltre ogni ragionevole dubbio», come scrivono nelle motivazioni della sentenza rese note il 2 settembre scorso. |
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L'11 settembre cileno | 11.09.2013 |
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Nell’ambito del movimento internazionale in favore dei profughi in fuga dalle atrocità della dittatura cilena, la Svizzera italiana ha scritto una delle pagine di solidarietà più belle della sua storia. Tanto bella che a leggerla oggi può apparire quasi incredibile. |
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L'editoriale | 02.09.2013 |
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A chi giovano le aperture notturne e domenicali dei negozi? Basta provare a rispondere (sulla base della propria esperienza e della propria sensibilità) a questa semplice domanda per capire quali sono i veri interessi in gioco nell’imminente votazione federale del 22 settembre, quando le cittadine e i cittadini saranno di fatto chiamati a decidere se cancellare definitivamente dalla Legge federale sul lavoro il principio secondo cui (salvo giustificate eccezioni) di notte e di domenica non si lavora e se spalancare così le porte alla giornata lavorativa di 24 ore. E non solo per il personale impiegato nei negozietti dei distributori di benzina (oggetto della votazione) o del settore della vendita in generale, ma in prospettiva per tutte le lavoratrici e i lavoratori di ogni categoria professionale.
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Votazione federale del 22 settembre | 02.09.2013 |
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«La posta in gioco è molto alta. L'accettazione di questa legge avrebbe effetti devastanti: non solo nel commercio al dettaglio ma anche in tutti gli altri settori professionali». Vania Alleva, co-presidente nazionale di Unia e vicepresidente dell'Unione sindacale svizzera, non si stanca di ripeterlo in queste settimane di campagna in vista della votazione del 22 settembre sulla revisione della Legge sul lavoro.
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L'editoriale | 03.07.2013 |
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“Che bello sarebbe un giorno poter acquistare anche di notte deodoranti, salsicce e mazzi di fiori, dopo che per anni una «burocrazia assurda» e delle «prescrizioni cavillose» hanno impedito ai consumatori svizzeri di soddisfare dei bisogni tanto primari”. È con messaggi di questa pochezza e con tutta una serie di affermazioni false o fuorvianti che le lobby della grande distribuzione e dell'industria petrolifera cercano di convincere i cittadini ad accettare in votazione popolare il prossimo 22 settembre un ennesimo allentamento della legislazione federale sul lavoro, che in apparenza concerne unicamente i negozietti annessi alle stazioni di benzina situate lungo gli assi stradali a forte traffico, ma che in realtà è un mezzo per spalancare le porte ad una liberalizzazione totale del lavoro notturno e domenicale in Svizzera. |
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Eternit Svizzera | 20.06.2013 |
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Come si è comportato lo Stato in relazione ai pericoli per la salute dei lavoratori e dei cittadini legati all’uso industriale dell’amianto nella fabbrica Eternit di Niederurnen? È una domanda a cui i più cercano di sfuggire in questa località di fondovalle del cantone Glarona, sede storica della multinazionale che fu della famiglia di Stephan Schmidheiny (recentemente condannato in Italia dal Tribunale d’appello di Torino per disastro ambientale doloso a 18 anni di carcere) e dove ancora oggi opera la società (suo successore in diritto) Eternit Schweiz AG. Ora però governo e parlamento glaronesi saranno obbligati perlomeno a chinarsi sulla questione in seguito a una mozione presentata dal giovane deputato socialista Marco Kistler. |
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L'editoriale | 20.06.2013 |
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Innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne, tagli alle rendite di vedovanza, tagli alle pensioni e aumento dell’Iva. È così che il ministro socialista Alain Berset pensa di garantire la sicurezza sociale in Svizzera nei prossimi decenni: il suo progetto di riforma del sistema pensionistico verrà discusso dal Consiglio federale probabilmente già nella seduta odierna o in una delle prossime prima della pausa estiva. È in ogni caso facile prevedere che Berset non incontrerà particolari ostacoli, visto che le sue proposte sono la fotocopia delle ricette delle forze politiche borghesi e dunque della maggioranza del Consiglio federale. Un po’ più complicato sarà far digerire il pacchetto al popolo, tradizionalmente riluttante ad accettare un indebolimento del sistema pensionistico. |
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Processo Eternit | 06.06.2013 |
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La Corte d'appello del Tribunale di Torino ha pronunciato lunedì il verdetto di secondo grado del processo Eternit. Il magnate svizzero ed ex padrone della multinazionale dell'amianto Stephan Schmidheiny è stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso permanente. Le motivazioni saranno note tra circa tre mesi, ma i suoi avvocati difensori hanno già annunciato ricorso in Cassazione, massima istanza giudiziaria italiana. Intanto però il procuratore Raffaele Guariniello che ha condotto le indagini sta per emettere una nuova richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Schmidheiny: questa volta per omicidio, conferma in un'intervista ad area, realizzata pochi minuti dopo la lettura della sentenza d'appello. |
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L'editoriale | 06.06.2013 |
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Se Stephan Schmidheiny non fosse un ex industriale senza scrupoli che ha lucrato sulla pelle di lavoratori e cittadini e che in passato ha ricoperto incarichi in seno a società del calibro di Ubs, Abb e Nestlé, ma un ladro seriale pizzicato a rubare in un grande magazzino milanese, la notizia di una sua condanna avrebbe sicuramente ottenuto maggiore eco sui media svizzeri e non avrebbe provocato alcuna reazione innocentista. |
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Processo Eternit | 06.06.2013 |
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«In nome del popolo italiano, la Corte di appello ha pronunciato la seguente sentenza...». Sono le 15.29 quando il giudice Alberto Oggè incomincia la lettura del verdetto. L'aula è gremita in ogni ordine di posto, la tensione è palpabile: tra i familiari e i rappresentanti delle associazioni delle vittime giunti in massa a Torino è diffuso il timore che qualcosa possa andare storto, che in pochi minuti si vanifichino anni di battaglie per la giustizia. E le prime parole di Oggè (che fa riferimento a una «parziale riforma» della sentenza di primo grado e a un’assoluzione «per non aver commesso il fatto» in ordine a una parte delle accuse), complici anche le difficoltà per un profano del diritto di comprendere il linguaggio tecnico-giuridico, non fanno che accrescere la paura. |
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Processo Eternit | 06.06.2013 |
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I media svizzeri hanno dato scarso risalto alla condanna di Stephan Schmidheiny: nessuna testata, tranne il Tg della Rsi, l’ha messa in prima pagina o nei titoli di apertura. |
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Processo Eternit | 23.05.2013 |
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«Per anni è stato più bravo Stephan Schmidheiny a nascondersi, grazie anche all'attività di depistaggio. Ma alla fine, grazie anche alle vittime dell'Eternit e alle loro famiglie, siamo riusciti a capire che quell’immane disastro causato dall’amianto aveva un'unica regia. Dietro c’era la proprietà». Prendendo per l'ultima volta la parola dinnanzi alla Corte d’appello di Torino che lunedì 3 giugno emetterà la sentenza, settimana scorsa il procuratore Raffaele Guariniello ha nuovamente saputo riassumere con grande efficacia la storia del processo per la strage italiana dell’Eternit e delineare con chiarezza le responsabilità degli imputati, il barone belga Jean Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. |
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Sinistra | 02.05.2013 |
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«È incomprensibile, incomprensibile, incomprensibile». A Roma il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha da pochi minuti conferito l’incarico di formare un governo di larghe intese al vicesegretario del Partito democratico (ed ex democristiano) Enrico Letta quando incontriamo Rossana Rossanda, giornalista, scrittrice e «vecchia comunista», che così commenta l’inciucio tra «quello che rimane della sinistra» e la destra berlusconiana. |
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L'editoriale | 19.04.2013 |
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“Di animale da tiro, da sella o da soma, ostinatamente restio a lasciarsi guidare”. Così il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli definisce l'aggettivo “recalcitrante”, oggi drammaticamente in uso in Svizzera per qualificare quei richiedenti l'asilo “problematici” che la nuova legge in votazione il prossimo 9 giugno prevede di confinare in appositi centri d'internamento. Strutture chiuse con filo spinato, lontane dai centri abitati e dalla vista dei cittadini “per bene”, che molto ricordano la realtà dei lager nazisti. Per finire in questi moderni campi d'internamento non è necessario essersi macchiati di un reato: basta aver assunto comportamenti che «disturbano considerevolmente l'esercizio regolare dei centri di registrazione», recita una norma contenuta nella decima revisione della legge sull'asilo. Una revisione che di fatto pone fine al diritto d'asilo in Svizzera e che cancella ogni traccia della tanto sbandierata tradizione umanitaria elvetica (peraltro sempre esistita più a parole che nei fatti in un paese in cui la politica migratoria è storicamente un affare di “giustizia e polizia”). |
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L'editoriale | 27.03.2013 |
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Un illustre cittadino svizzero è dal 2009 sotto processo in Italia. Accusato di reati gravissimi, è già stato condannato in prima istanza a sedici anni di carcere ed ora è in attesa della sentenza di secondo grado. È il miliardario e sedicente filantropo Stephan Schmidheiny, già membro dei consigli d’amministrazione di importanti società elvetiche (come Ubs, Abb, Swatch, Nestlé) e soprattutto ex “patron” della multinazionale dell'amianto Eternit. Non proprio uno svizzero qualunque. |
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L'editoriale | 14.03.2013 |
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In Svizzera la pensione Avs deve consentire a un pensionato di «coprire adeguatamente il fabbisogno vitale». Insieme con quella del secondo pilastro gli deve inoltre rendere possibile «l'adeguata continuazione del tenore di vita» che aveva precedentemente come lavoratore. Sono principi stabiliti dalla Costituzione federale, legge suprema dello Stato, ma sin qui mai realizzati. Anzi, sempre più fortemente minacciati da politiche che tendono a indebolire le assicurazioni sociali e a favorire la previdenza individuale privata in cui ciascuno deve arrangiarsi. L’iniziativa popolare “Avs+” lanciata negli scorsi giorni dall’Unione sindacale svizzera e da altri soggetti propone di imboccare un’altra strada. |
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Processo Eternit | 14.03.2013 |
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Il processo d'appello Eternit di Torino va avanti e già prima dell'estate dovrebbe giungere a sentenza. Nelle prime udienze i legali degli imputati le hanno provate tutte per impedire alla giustizia italiana di fare il suo corso, ma le numerose eccezioni da loro sollevate sono state respinte dalla Corte e il dibattito è potuto entrare nel merito della vicenda, nel merito della strage causata dagli stabilimenti italiani della multinazionale svizzero-belga dell'amianto e della condotta criminale dei suoi massimi ex dirigenti succedutisi alla sua guida, il belga Jean Louis De Cartier e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, entrambi condannati in primo grado a sedici anni di carcere per omissione dolosa delle misure anti-infortunistiche sui luoghi di lavoro e per disastro ambientale doloso permanente. |
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L'editoriale | 28.02.2013 |
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Come era ampiamente prevedibile, il Consiglio federale ha respinto l’iniziativa popolare che chiede l’istituzione di una cassa malati pubblica per tutti gli assicurati, ma ha anche deciso di proporre una serie di misure “alternative” che potrebbero contribuire a creare un sistema d’assicurazione malattia più sociale e più trasparente. La soluzione migliore per fermare il continuo aumento dei premi che strangola le famiglie svizzere rimane sicuramente quella della cassa unica, ma il passo compiuto dal Consiglio federale va nella giusta direzione e per certi versi è “storico” se si considerano le decisioni scellerate adottate negli anni passati. Decisioni sempre e solo tese a “spremere” assicurati e malati.
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Processo Eternit | 07.02.2013 |
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Le vittime dell'amianto sono tornate in massa a Torino in occasione dell'apertura del processo d'appello ai vertici dell'Eternit. Sono venuti da Casale Monferrato (in 500) e da altre parti d'Italia e d'Europa a portare la loro testimonianza della strage e far sentire tutta la loro voglia di giustizia. Assenti invece gli imputati, il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. Il processo d'appello, iniziatosi oggi 14 febbraio, dovrebbe concludersi nel giro di qualche mese. |
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L'editoriale | 07.02.2013 |
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“Vogliono chiamare il popolo alle urne per impedire a ventitré negozietti distribuiti lungo la rete autostradale svizzera di vendere, oltre alla benzina e al caffè, delle pizze surgelate e qualche cartone di latte”. La Neue Zürcher Zeitung (Nzz), considerato uno dei più autorevoli quotidiani in Svizzera, in un recente articolo ricorre a toni da sfottò per “informare” i suoi lettori del lancio del referendum contro la modifica della legge sul lavoro che mira ad autorizzare l’impiego di personale la domenica e la notte negli shop annessi alle stazioni di benzina situate lungo i grandi assi di transito. I promotori (riuniti in un’ampia alleanza composta da sindacati, chiese, organizzazioni femminili e partiti della sinistra) sono ancora impegnati nella raccolta delle 50 mila firme necessarie ad ottenere una votazione popolare che si terrebbe probabilmente solo in autunno, ma il citato articolo della Nzz fornisce un assaggio della campagna che preparano i fautori della giornata lavorativa di ventiquattr’ore. |
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Giornata della memoria | 24.01.2013 |
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Sono stati costretti a vivere la loro infanzia lontano dai genitori, parcheggiati in qualche collegio o da qualche parente oppure come clandestini, rinchiusi in mansarde e appartamenti e senza avere la possibilità di incontrare altri bambini, di andare al parco giochi o di frequentare la scuola. Sono i figli nascosti dei lavoratori stagionali (italiani ma non solo) a cui la legge svizzera impediva di vivere con la propria famiglia e che oggi, a trent'anni di distanza e ormai adulti, raccontano per la prima volta la loro traumatica esperienza. |
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L'editoriale | 24.01.2013 |
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Chiunque deve poter vivere degnamente del frutto del proprio lavoro e lavorare senza mettere a repentaglio la sua incolumità o, peggio, la sua vita. Sono principi largamente condivisi nell’opinione pubblica, ma ancora lontani dall’essere realizzati. Anche nella ricca Svizzera. L’attualità politica di questo inizio 2013 ci racconta di un Consiglio federale che continua a chiudere gli occhi sul problema dei bassi salari, mentre la cronaca sembra un bollettino di guerra sui cantieri: solo in Ticino un morto e quattro feriti in meno di un mese! Sono questioni molto diverse, ma che non potevano non essere sollevate in questo primo editoriale dell’anno di area, un giornale che come missione ha quella di raccontare il mondo del lavoro, come vuole sottolineare anche la nostra nuova testata “quindicinale di critica sociale e del lavoro”. |
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Mendicità su suolo pubblico | 21.12.2012 |
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Anche Losanna vuole cacciare i poveri dalle vie del centro città: seguendo i brutti esempi di Ginevra, Friburgo, Neuchâtel, Basilea, Zurigo e Lucerna, le autorità stanno per introdurre un sostanziale divieto di chiedere l'elemosina su suolo pubblico: la decisione del Consiglio comunale cadrà solo in gennaio, ma i giochi ormai sembrano fatti. Colpisce che la proposta giunga da un esecutivo a maggioranza di sinistra e che essa ricalchi quasi per intero i contenuti di un'iniziativa popolare della destra. Purtroppo è così che vanno le cose nell'era dell'ossessione "securitaria". |
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Dramma di Collina d'Oro | 21.12.2012 |
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Esiste un Ticino diverso da quello che semina sentimenti di odio nei confronti dei lavoratori frontalieri, che li tratta come fossero dei ladri o addirittura li paragona ai ratti. Ci sono anche molte persone che sanno esprimere solidarietà e vicinanza, come dimostrano le prime reazioni positive a un'iniziativa a sostegno della vedova e dei bambini dell'operaio varesino deceduto lo scorso 28 novembre a Montagnola schiacciato dal camion dei rifiuti sul quale lavorava. |
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