«Nessuna ingiustizia alla Eternit»

Oltre alle prestazioni previste dalla legge in materia di assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali, le vittime dell'amianto che vengono a trovarsi in una situazione di particolare indigenza possono ottenere a determinate condizioni una sorta di risarcimento dalla Eternit (Schweiz) Ag (Aktiengesellschaft, società anonima in italiano), successore in diritto dell'omonima società di cui sono stati dipendenti nei decenni passati.

Con questo obiettivo, i vertici della Eternit (Schweiz) Ag nel 2006 hanno creato un'apposita fondazione, inizialmente dotata di un patrimonio di poco superiore al milione di franchi. Il suo fine, si legge nell'atto di costituzione, è «l'offerta di prestazioni volontarie». Questo significa che «non sussiste alcun diritto soggettivo», sta scritto a chiare lettere. Insomma, la decisione se accogliere la domanda di aiuto di una vittima dell'amianto che ha lavorato in uno degli stabilimenti Eternit di Niederurnen (Glarona) e Payerne (Vaud) è di esclusiva competenza del Consiglio di fondazione ed è insindacabile.
Negli ultimi anni le associazioni delle vittime hanno più volte accusato la fondatrice, la Eternit (Schweiz) Ag, di aver compiuto questa mossa per parare i colpi delle numerose azioni giudiziarie penali e civili che venivano avviate in Svizzera in quel periodo.
Le stesse organizzazioni sostengono inoltre di non conoscere un solo caso di un ex lavoratore che abbia ricevuto un franco da questa fondazione. Da parte nostra possiamo aggiungere che la stessa impressione l'abbiamo ricavata parlando con le vittime pugliesi incontrate alcune settimane fa. Eppure in quella realtà di gente che sta male, sia di salute che dal punto di vista economico, non ne manca.
Ciò che è certo è per contro l'alone di mistero che avvolge la Fondazione. Lo si intuisce già leggendo l'atto di costituzione, in cui si statuisce il dovere per tutti i suoi organi «di mantenere segreti i fatti riguardanti la fondazione nonché i fatti di cui sono venuti a conoscenza nel corso della loro attività per la fondazione». E ne abbiamo avuto conferma nelle fasi che hanno preceduto e in quelle che hanno seguito questa intervista con il presidente del Consiglio di fondazione e Ceo della Eternit (Schweiz) Ag Anders Holte, che ha accettato di rispondere alle nostre domande ma soltanto in forma scritta e dunque senza concederci la possibilità di porre contro-domande.

Presidente Holte, a cinque anni dalla sua costituzione, quante domande di prestazioni sono state inoltrate alla Fondazione Eternit-Werke Schweiz e in che misura il dato rispecchia quelle che erano le aspettative della fondatrice, cioè della Eternit (Schweiz) Ag?
Sinora le richieste inoltrate non superano la ventina. Si tratta di un dato chiaramente inferiore a quello che ci aspettavamo sulla base delle indicazioni fornite dalle associazioni delle vittime dell'amianto e dai media. Questo è un chiaro indizio che la nostra rete di assicurazioni sociali, primariamente la Suva, funzionano bene.
In quanti casi è stata effettivamente corrisposta una prestazione?
In circa un quarto dei casi erano date le condizioni richieste e la Fondazione ha così potuto dare il proprio contributo.
Chi sono i beneficiari? Solo ex lavoratori e loro familiari o anche per esempio persone che vivevano nelle vicinanze delle fabbriche dell'Eternit?
A godere di queste prestazioni volontarie sono in primo luogo i collaboratori degli stabilimenti di Payerne e Niederurnen e i loro parenti più prossimi, cioè il coniuge, il partner e i figli superstiti. Ma hanno diritto ad inoltrare una richiesta anche quelle persone (rispettivamente i loro parenti prossimi) che non hanno mai lavorato in una fabbrica, nella misura in cui esista un nesso causale tra la malattia e i citati stabilimenti industriali. Da questa cerchia di persone tuttavia alla Fondazione non è mai giunta alcuna richiesta di prestazioni.
Quanto «svantaggiose» devono essere le condizioni in cui si trovano le vittime dell'amianto affinché la concessione di una prestazione entri in linea di conto?
I criteri sono previsti dal Regolamento della Fondazione: un nesso causale tra la malattia da amianto e le fabbriche dell'Eternit (Schweiz) Ag o le loro sedi, così come una situazione finanziaria particolarmente grave.
Concretamente, come viene valutato un caso una volta che è stata inoltrata la domanda di prestazione? Quanto dura di regola la procedura?
Una volta che abbiamo ottenuto la necessaria documentazione, è molto veloce. Il senso della Fondazione è proprio quello di poter nei casi di rigore aiutare velocemente e senza burocrazia. Purtroppo devo constatare, che spesso i richiedenti o i loro rappresentanti reagiscono in modo poco sollecito alle necessarie richieste, come per esempio quella di trasmettere un certificato medico. Con sorpresa abbiamo pure scoperto che casi evidenti di malattia professionale da amianto non sempre vengono segnalati alla Suva.
Come viene calcolata la prestazione?
Questa prestazione volontaria si misura a seconda del caso di rigore concreto.
A quanto ammonta di regola la prestazione? Può fare un esempio?
Siccome la prestazione dipende dalle situazioni concrete, che sono molto diverse tra loro, non è possibile allo stato attuale fornire dati significativi sugli importi elargiti. Di regola si tratta comunque di un contributo a cinque cifre.
A quanto ammonta attualmente il patrimonio della Fondazione? Dalla costituzione di quest'ultima cinque anni fa è stato aumentato?
Attualmente il patrimonio ammonta a circa due milioni di franchi. Al momento della costituzione della Fondazione era di 1,25 milioni e poco dopo è stato aumentato.
Come si spiega la volontà della Eternit (Schweiz) Ag di aiutare gli ex lavoratori vittime dell'amianto? Forse con la consapevolezza di aver causato un danno enorme ai propri dipendenti?
La Svizzera dispone, grazie alla Suva e ad altri fornitori di prestazioni, di un'eccellente rete di assicurazioni sociali a favore dei lavoratori, anche rispetto alla realtà europea. Ciononostante possono sempre presentarsi casi di rigore, in cui degli uomini già duramente colpiti nella loro salute e le persone che stanno loro attorno vengono a trovarsi anche in gravi difficoltà economiche. Eternit (Schweiz) Ag, che si fa carico del passato delle fabbriche riprese dalle società precedenti, ha sempre desiderato aiutare queste persone in modo veloce e senza burocrazia. E per questo motivo nel 2006 è stata istituita la Fondazione Eternit-Werke Schweiz.
È anche un contributo al ristabilimento della giustizia nei confronti delle vittime dell'amianto?
Come detto, la Fondazione offre prestazioni in caso di bisogno a titolo volontario. Se si parla di "ristabilimento della giustizia" si presuppone che sia stata procurata un'ingiustizia, il che non è il caso. Perché negli stabilimenti di Niederurnen e Payerne, secondo le nostre conoscenze, sono sempre state ordinate e messe in pratica le misure di protezione conformi allo stato di conoscenza dei pericoli dell'amianto di quel tempo. Il fatto che ciononostante dei nostri collaboratori si siano ammalati o siano  morti rispettivamente, visti i tempi lunghi di latenza, ancora oggi si ammalino, ci turba. L'istituzione della Fondazione Eternit -Werke Schweiz è espressione della nostra partecipazione al dolore delle vittime e dei loro parenti.
Il nome "Eternit" resterà per sempre legato alla vicenda dell'amianto e delle sue vittime. In che misura ciò rappresenta un peso per l'azienda Eternit (Schweiz) Ag?
I precedenti proprietari dei nostri stabilimenti negli anni Settanta, sfidando la resistenza dell'industria mondiale dell'amianto, sono stati pionieri nella ricerca a soluzioni per sostituire l'amianto. Questo consentì l'abbandono dell'amianto a partire dal 1980. Ciò non cancella però il fatto che anche in Svizzera i pericoli siano stati sottovalutati per molto tempo. La Eternit (Schweiz) Ag si è sempre fatta carico del passato delle sue industrie. Ma con la Fondazione non si può cancellare quanto è accaduto. Da ciò possiamo solo imparare a porci domande critiche sui possibili effetti collaterali negativi  delle invenzioni che si presumono solo vantaggiose. L'amianto è del resto ancora un problema globale, di cui non ci si preoccupa in tutta una serie di Paesi.
Come Ceo di Eternit (Schweiz) Ag, prova turbamento quando viene a sapere della morte di un ex collaboratore?
Sì, mi mette tristezza. Ma al tempo stesso è per me un forte stimolo a cercare mezzi e vie per rendere ancora più efficace l'aiuto alle persone con malattie causate dall'amianto e ai loro prossimi. 

Pubblicato il

01.04.2011 02:30
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