Unia, la casa sindacale

«Insieme possiamo spostare le montagne». Così Vania Alleva ha concluso il suo primo discorso da co-presidente di Unia davanti agli oltre trecento delegati che venerdì scorso, riuniti in congresso a Zurigo, l'hanno eletta (insieme con l'uscente Renzo Ambrosetti) alla massima carica dell'organizzazione per il prossimo quadriennio. Un'elezione che per il più grande sindacato del paese costituisce una prima assoluta, trattandosi di una donna, di una figlia di operai immigrati e di una cittadina naturalizzata.

È stata lei stessa a ricordare, con fierezza ed emozione, queste sue origini: «Come figlia di un camionista e di una sarta che lavorava in fabbrica, so con quali difficoltà i lavoratori vivono il lavoro e con quale fierezza in esso s'identificano». «Noi ci battiamo dunque per la dignità del lavoro», ha sottolineato con forza Vania Alleva ricordando problemi diffusi, quali la preoccupazione per il mantenimento del posto o per il salario, il peggioramento delle condizioni d'impiego, le pressioni sui luoghi di lavoro o il venir meno del rispetto per le persone. «Dei cambiamenti sono possibili se agiamo uniti» ha però aggiunto la 43enne, in perfetta sintonia con lo slogan di questo secondo congresso ordinario di Unia "Uniti siamo forti".
Un concetto ribadito anche dall'altro co-presidente Renzo Ambrosetti, a sua volta riconfermato dal congresso a questa carica per i prossimi due anni che lo separano dalla pensione. «Insieme possiamo raggiungere molto», ha affermato il ticinese, accettando con entusiasmo di trascorrere questo suo «ultimo periodo di carriera professionale al fianco di Vania Alleva dopo otto anni di co-presidenza con colleghi maschi». «Ma non sono io il futuro. Il futuro è Vania», ha precisato Ambrosetti esprimendo l'auspicio che per gli anni a venire certe polemiche interne che in passato hanno disturbato l'attività dell'organizzazione vengano messe da parte: «La si smetta di occuparsi di noi stessi e ci si occupi dei problemi che investono il mondo del lavoro».  
Vania Alleva e Renzo Ambrosetti guideranno un comitato direttivo di nove membri, di cui faranno parte anche i responsabili di settore Corrado Pardini (industria), Nico Lutz (edilizia) e Aldo Ferrari (artigianato), il responsabile finanziario Martin Tanner e i tre membri nominati Rita Schiavi, Corinne Schärer e Pierluigi Fedele. Erano tutti candidati e tutti sono stati eletti e confermati dal congresso di Zurigo, che tra l'altro era chiamato nella sua prima giornata di lavori a decidere sulla composizione numerica dello stesso comitato direttivo, in particolare a scegliere tra sette, otto o nove membri. Dopo una discussione a tratti anche un po' polemica, è prevalsa (in un rapporto di 70 a 30) la soluzione a nove che veniva suggerita dal comitato centrale. Una soluzione ideale per garantire al tempo stesso diverse esigenze: quella dei settori professionali di essere rappresentati, quella di assicurare una quota femminile di almeno il 33 per cento (come prevedono gli statuti), quella di un'equa rappresentanza della Svizzera romanda, quella di inglobare il responsabile delle finanze e quella di mantenere una co-presidenza a due. «Unia l'abbiamo concepita come una "casa sindacale", dove tutti si sentono come a casa e in cui tutti s'identificano», ha ricordato Renzo Ambrosetti, invitando il congresso a confermare questo concetto («di successo perché Unia è una storia di successo») e riconoscere il diritto di «tutte le sensibilità ad essere rappresentate e a farsi sentire». Un invito che è stato raccolto.


Il Congresso in breve

• Al secondo congresso ordinario di Unia tenutosi a Zurigo dal 29 novembre al 1° dicembre hanno partecipato circa 800 persone: 400 delegati, 140 esponenti di Unia senza diritto di voto, 100 ospiti svizzeri, 60 ospiti stranieri e 60 persone addette all'organizzazione.
• Oltre ad aver eletto i co-presidenti e gli altri membri del comitato direttivo, i delegati hanno rinnovato il comitato centrale di 46 membri, di cui fanno parte soprattutto i rappresentanti delle regioni e dei gruppi d'interesse di Unia.
• Il congresso ha approvato un documento attraverso cui si prende posizione riguardo al dibattito sull'immigrazione in Svizzera. Esso fa una "radiografia" di un «paese d'immigrazione» e formula pro-
poste concrete in vari ambiti: per migliorare le condizioni per la formazione e l'integrazione, per rafforzare le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone, per una migliore tutela delle condizioni di lavoro, per l'accesso al mercato dell'alloggio e per una pianificazione intelligente del territorio e della mobilità.
• Il congresso ha accettato di esaminare la proposta dei delegati della regione Ticino e Moesa che prevede l'impegno di Unia a potenziare i propri strumenti di comunicazione a cominciare dai media elettronici e dai giornali sindacali.
• Oltre una decina sono le risoluzioni approvate dall'assemblea su questioni quali i licenziamenti antisindacali, il dumping salariale, la deregolamentazione del lavoro domenicale e le condizioni di lavoro in un paese come la Cina che con la Svizzera intrattiene importanti relazioni commerciali.

Pubblicato il

07.12.2012 01:00
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