Utenza, personale e strutture per disabili sono indubbiamente quelli usciti più malconci dalla versione finale del Preventivo 2024 approvato dal Gran Consiglio. Quando il governo aveva presentato i tagli al settore, l’Associazione ticinese delle istituzioni sociali (ATIS) aveva alzato la voce, contestando la riduzione di due milioni dei contributi globali cantonali, dei 2,7 milioni ai nuovi progetti e il prelievo dei fondi propri degli enti per circa 6,4 milioni. Al termine del dibattito parlamentare, il pacchetto da undici milioni di tagli è stato integralmente confermato.

 

Lo stato d’animo del personale dell’importante servizio delegato dallo Stato al parapubblico? «Amarezza, frustrazione e incertezza» riassume Lucio Negri, membro della commissione del personale alla Fondazione Diamante e della commissione paritetica del ramo. «Amarezza poiché è l’intero settore della disabilità ad uscirne svilito. Noi ci occupiamo di una fascia di popolazione fragile, spesso marginalizzata dalla società e il nostro compito è tentare d’includerla. Il messaggio politico che passa col Preventivo è: “Ne possiamo fare a meno”. Questo fa di noi dei lavoratori di serie b, ma di riflesso colpisce l’intera utenza, considerandola cittadinanza di serie b a tutti gli effetti» commenta amareggiato Negri.

 

La frustrazione riguarda invece l’attacco al valore economico del proprio lavoro, uscito sminuito dal Preventivo. La decisione governativa di non riconoscere il rincaro ai suoi dipendenti diretti (unico cantone in Svizzera), esclude automaticamente pure i lavoratori del parapubblico. Non solo. Per loro non ci sarà nemmeno la una tantum di 400 franchi e le due giornate e mezzo di ferie supplementari, le misure compensatorie decise dal Consiglio di Stato per il mancato rincaro ai dipendenti cantonali. Cornuti e mazziati, si direbbe a Napoli.

 

L’incertezza, la terza parola chiave usata dall’educatore sociale per descrivere lo stato d’animo nel settore della disabilità, si spiega così. «L’Ufficio invalidi cantonale è stato incaricato dal governo di valutare dove recuperare quei due milioni di riduzione delle prestazioni riconosciute agli enti e fondazioni. Alla fine, la voce salari potrebbe risultare quella su cui si deve risparmiare. Lo spauracchio del cosiddetto contributo di solidarietà sui nostri stipendi non è ancora scomparso» precisa Negri.

 

Uno stato d’animo che fa presupporre un’alta adesione alla giornata di agitazione di giovedì 29 febbraio tra i dipendenti delle strutture e dei servizi ai disabili. «Di sicuro saranno in molti a partecipare al corteo delle 17. Sullo sciopero, vista la particolarità del nostro servizio e dell’utenza che ne usufruisce, dobbiamo giocoforza scegliere delle modalità meno classiche dell’astensione dal lavoro, ricorrendo a forme diverse quali l’assemblea online di settore prevista alle 15».

 

A fianco dei lavoratori nella protesta, i vertici di diverse fondazioni per disabili toccate dai tagli del Preventivo. «Poiché nessuna di queste misure è stata purtroppo emendata in sede di discussione parlamentare, la nostra posizione rimane invariata: le misure proposte sono inaccettabili» risponde alla sollecitazione di area Maria Luisa Polli, direttrice della Fondazione Diamante (qui trovate la versione integrale della presa di posizione).

 

Particolarmente irritante ai loro occhi, l’obbligo di versare parti cospicue delle riserve create col tempo grazie al lavoro della dirigenza, dei dipendenti e dell’utenza. Nel concreto, la misura potrebbe dimezzare il capitale proprio della Diamante accumulato in oltre quarant’anni di attività nel giro di soli due anni. «Il cosiddetto “prelievo” dalle riserve finanziarie della Fondazione è una misura le cui ripercussioni incideranno sulla qualità delle prestazioni erogate a favore dell’utenza accompagnata nei laboratori e nelle strutture residenziali», scrive la direttrice Polli. 

 

«È l’aspetto più triste della vicenda» commenta Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis. «A farne le spese di queste misure, in fin dei conti, sono le persone con disabilità». Senza soldi, saltano tutti i progetti volti a migliorarne la qualità di vita, spiega Forini. «L’intera progettualità per rispondere ai nuovi bisogni è paralizzata. Per dare l’idea, il 2024 è il primo anno che Pro Infirmis non ha nessun nuovo progetto  in corso. A livello istituzionale poi, la pianificazione cantonale del settore, che doveva già esser licenziata lo scorso anno, per ora non è mai uscita dai cassetti del Dss».

 

Insomma, undici milioni di buoni motivi per protestare giovedì 29 febbraio.

Pubblicato il 

27.02.24
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