Fatturato per l’ennesima volta in crescita (32 miliardi di franchi) e utile dimezzato passato dai 459 milioni dell’anno precedente ai 175 del 2023. Attenzione a quest’ultima cifra che può trarre in inganno. Contabilmente ci sono due utili. Il primo è il margine di profitto derivante soprattutto dall’attività commerciale e industriale, detto Ebitda. È il profitto prima delle imposte, di eventuali guadagni o perdite borsistiche e degli ammortamenti. Migros lo ha migliorato quasi del 10% rispetto all’anno prima, superando quota due miliardi. In altre parole, i suoi negozi e le sue industrie hanno guadagnato 400 milioni in più dell’anno precedente. Non propriamente delle noccioline “budget”. Un’ottima annata dunque, simile nelle cifre all’eccezionale anno pandemico del 2021.

 

A spiegare come poi si sia arrivati a un utile netto di “soli” 175 milioni, contribuiscono molti fattori. Alcuni sono degli artifizi contabili. L’ammortamento di proprietà immobiliari per circa mezzo miliardo ad esempio. Un deprezzamento d’immobili probabilmente legati ai segmenti del gruppo di cui è stata annunciata la vendita a inizio anno, ossia SportX, Melectronics, Hotelplan e Mibelle. In effetti, ciò avrebbe una logica. Nessun potenziale acquirente pagherebbe il valore contabile irreale di uno stabile, non ammortizzato negli anni.  Insomma, da quel che si desume dai libri contabili del 2023 presentati oggi al pubblico, è che il gruppo Migros goda di buona salute economica.

 

Il sindacato Unia ne ha approfittato per ricordare al primo datore di lavoro del paese i suoi doveri di responsabilità sociale. Sottolineando quanto gran parte del merito del buon risultato vada al «duro lavoro e la grande flessibilità del suo personale», il sindacato ha chiesto a Migros «di evitare i licenziamenti previsti con le cessioni dei vari marchi, proponendo delle vere alternative ai dipendenti i cui posti di lavoro saranno soppressi e di migliorare i piani sociali aprendo la consultazione al personale e ai rappresentanti da loro scelti». Si parla infatti di 1.500 (se non 6.500) licenziamenti nell’imminente futuro collegati alla vendita dei diversi segmenti aziendali senza confrontarsi coi principali sindacati di categoria.

 

Da vent’anni infatti, Migros rifiuta il confronto coi sindacati e i dipendenti, preferendo siglare il contratto aziendale con l’associazione del personale di macelleria e la Società degli impiegati di commercio, la cui rappresentatività del personale è prossima allo zero.

 

Ancora recentemente, Migros ha confermato la visione antisindacale che la contraddistingue da un ventennio. Gli 84 dipendenti dello stabilimento Micarna di Ecublens (Vd), la cui chiusura è stata annunciata entro il 2025, avevano chiesto di poter essere consultati e rappresentati dal sindacato nell’allestimento del piano sociale. Migros si è rifiutata, nonostante l’80% dei lavoratori sia iscritto a Unia e 81 dipendenti su 84 abbiano dato mandato al sindacato di rappresentarli. Al rifiuto aziendale, i lavoratori sono entrati in sciopero, attualmente sospeso dopo l’intervento del Governo vodese che ha avviato la procedura di conciliazione.

Pubblicato il 

26.03.24